Dalle mascherine al Green Pass. Forse è meglio scherzarci un po'

Dalle mascherine al Green Pass. Forse è meglio scherzarci un po'

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 29 Aprile 2022, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 16:54

Scherziamo un po’? Scherziamo, dai, ché scherzare è cosa seria. Scherziamo sul decreto con le novissime regole di comportamento in periodo non più emergenziale e tuttavia ancor pandemico. Frutto di parto difficillimo dopo travaglio lunghissimo al solito, i “Piedi di Piombo Forever” e i “Mobbasta Restrizioni Altroché” impegnati nell’ennesimo round del match fluviale. Il decreto deve ancora essere approvato, ergo potrebbe ben essere arricchito, gli italici legislatori sono artisti della miniatura, e pazienza se, sotto il diluvio di particolari minutissimi, sotto la casistica gesuitica, lo spirito di ogni legge finisce puntualmente soffocato.

All’elenco delle misure nel decreto contenute mi permetto perciò di aggiungere alcune molto migliorative idee - so miniare meglio di tanti, se mi applico - confidando vengano prese in considerazione, emendare testo tanto importante sarà lecito. Altrimenti resteranno testimoniate su questa pagina, e va bene. Dunque. Imperfettibile, lo riconosco, è la parte dedicata al Green Pass: obbligatorio soltanto per “gli esercenti le professioni sanitarie dei lavoratori negli ospedali e nelle Rsa” e non più necessario per svolgere ogni altro lavoro né per accedere negli uffici pubblici, negozi, bar, cinema e teatri eccetera eccetera, “pur rimanendo come prova della avvenuta vaccinazione o guarigione”. Tutto chiaro, no? Cristallino. Il Green Pass seguita a esistere ma, con l’eccezione indicata, non serve più. Quando si dice: un capolavoro.

Niente più obbligo di mascherina per entrare nei negozi. Ma a questo proposito mi par che si possa anzi si debba far di più e di meglio, diciamo. Chiarire intanto il punto decisivo. Leggeremo ancora oppure no il mirabile cartello: “In questo esercizio è consentito l’accesso a max 27 (o 42 o 9,2) persone contemporaneamente”? Non l’ho capito. E non sarebbe opportuno introdurre, vuoi per i clienti vuoi per i venditori, il divieto di logorrea, un tetto alle parole pronunciabili all’interno dell’esercizio medesimo? Mascherina obbligatoria, chissà per quanto ancora, nei teatri e nei cinema.

Perché così gli spettatori si sentono più sicuri più tranquilli, garantisce il ministro Franceschini, e boh, protetto da tre dosi di vaccino e dalla Ffp2, nelle sale cinematografiche peraltro desertissime, un distanziamento pazzesco, mi sento tranquillissimo, siano i musi altrui coperti o meno, e invece un po’ (tanto) me li fa girare il ministro che, paternalista, della mia tranquillità si preoccupa. In ogni caso, al cinema si può sgranocchiare e si può bere.

Se avessi i piedi piombati come sostiene d’avere l’onorevole Franceschini, imporrei la regola “Vietato introdurre nel cavo orale meno di cinque patatine a botta, e minimo sei bocconi al minuto”, ché se il bidone di chipster fosse gigante e in bocca ci finisse soltanto una patatina per volta e l’una ben distanziata dall’altra, uno si farebbe l’intera proiezione smascherato, terrorizzando il ministro: vi par bello? Inoltre, quale modello di maschera? Per un thriller che trattieni il fiato, una chirurgica mi sembra più che sufficiente. Viceversa, per una commedia che faccia ridere davvero, ridere grasso, proporrei la Ffp2 rinforzata (qualsiasi cosa significhi). All’aperto, giusto la raccomandazione di non scambiarsi litri di droplet (che passione sputazzarsi a vicenda, nevvero?). Ma per le fiere manco una regoletta, e parlo da anconetano alla vigilia di San Ciriaco? Sforzatevi un altro po’, estensori del travagliato decreto. Non è difficile.

Vi do qualche dritta. Volto scoperto dalle 13 alle 15. Volto stile rapinatore di banca nelle ore affollate. Vietato assistere più di una volta al giorno e ovviamente ffpiduati, alla dimostrazione dello straccetto puliscitutto o della pentola a cui il cibo non si attacca mai: al bancarellaro concentrato a dare il meglio di sé lo sputino gli parte, è inevitabile. Il panino con la porchetta, mangiarlo nel Sahara. Proseguo? Divieto di assaggino al banco del formaggio, del tartufo, delle olive (spero non manchi, la bancarella olive & capperi: la mia preferita). Obbligo di disinfettare le mani prima di verificare la qualità delle dieci mutande al prezzo di tre. Miniatelo ancora, ‘sto decreto.

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