I sentimenti autentici e la fiction sanremese

I sentimenti autentici e la fiction sanremese

di Rossano Buccioni
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Martedì 28 Febbraio 2023, 06:00

Sul palco del teatro Ariston di Sanremo hanno trovato espressione forme parossistiche di provocazione e di contestazione aventi come ambito di riferimento l’amore e la libertà sessuale. Da sempre l’uomo si è interrogato sul vero significato del sentimento amoroso. Nel susseguirsi delle diverse epoche storiche, il significato stesso del termine è cambiato, trasformandosi in base alla struttura sociale, fatta di attese di comportamento formali ed informali.

La questione della libertà sessuale è importante non per l’abbigliamento o per i comportamenti irritanti, ma perché si pone in alternativa ad una costruzione sociale della corporeità (e quindi della sessualità) che potrà essere facilmente riconducibile ad un ordine costituito. Anche se è di tutta evidenza che ogni rivoluzione porta inevitabilmente con sé alcuni eccessi, ponendo l’attenzione sull’esibizione televisiva di quelli sanremesi, viene da porsi qualche domanda. È parso a molti che la connessione tra mercato e provocazione, tra folla solitaria ed estasi narcisistica, produca personaggi obliqui che volendo magnificare la propria originalità non riescono a nascondere la natura grottesca del proprio personaggio. Molte esibizioni hanno scomodato addirittura il topos del “bambino imperatore”, ricalcando banalmente lo stereotipo dell’adolescente viziato che, non riuscendo a venire a capo del proprio processo di soggettivazione, inizia a sbattere la porta e rispondere sgarbatamente pur di manifestare almeno il desiderio di entrare parzialmente in possesso di sé.

Certamente se confrontati con quelli di una biografia, gli eccessi di un’emancipazione storica sono assai più controversi e di lunga durata, specialmente quando configurano propriamente alcuni equivoci. Considerando come fortemente autarchica la sfera istintuale, una volta consumata l’occasione orgiastico-provocatoria si dovrà comunque ritornare ad una dimensione normata di quotidianità dove le attese di comportamento di alter dovranno in qualche modo coincidere con quelle di ego, ed è proprio da questo punto di vista che alcuni personaggi dell’Ariston c’entrano poco con le dinamiche contemporanee che convocano l’innamoramento e l’amore al cuore di importanti questioni di civiltà.

Se in epoche anche recenti vi era uno spazio assai marginale per le scelte del singolo individuo e la costruzione della propria identità era affidata a processi di socializzazione che riaffermavano costantemente la supremazia del tutto rispetto alla parte, muovendo dal libertinismo erudito e dalla costruzione del sé corporeo come strategia di liberazione della propria individualità dal giogo delle costumanze e del senso comune, sono esplose le traiettorie di realizzazione dei desideri personali alla base di specifici percorsi di realizzazione. Se un tempo si soffriva per la forzata gestione comunitario/familistica della corporeità, oggi l’amore esprime il più delle volte una chiara scelta individuale, con due individui liberi che si scelgono.

Una immediata conseguenza che deriva dalla possibilità di scelta è quella dell’altrettanto libera decisione di sciogliere il legame affettivo che si era deciso di stabilire. Ne deriva che gli innamoramenti passionali – specialmente tra persone giovani – tendono sempre più ad essere sostituiti da forme di legame ispirate al criterio del “friends with benefits”, determinando forme relazionali che, includendo la soddisfazione sessuale, si mostrano per converso piuttosto refrattarie all’impegno alla fedeltà ed al mantenimento di una affettività come autentico motore trasformativo.

Per il filosofo Umberto Galimberti, il sentimento amoroso nell’età della tecnica ha cambiato radicalmente forma, diventando indispensabile quanto impossibile per ragioni che sembrano drammaticamente sfuggire agli sbilenchi figuranti sanremesi. Il sentimento amoroso, in epoche di solitudini di massa, guadagna intensità nel suo essere una dinamica esperienziale in cui l’individuo riesce propriamente ad esprimere sé stesso (potendo fare a meno anche dell’accesso alla realtà garantito dal linguaggio dato che tra due amanti spesso è proprio il silenzio a dire tutto) e questo al di fuori dell’io-ruolo che dobbiamo assumere in una società fortemente differenziata in chiave organizzativa. Tuttavia, questo incontestabile elemento di promozione della persona e di riallineamento del sé corporeo al sé sociale, patisce le forme di estrema radicalizzazione dell’individualismo contemporaneo, dove i soggetti riducono gli altri a specchi egoici, ricercando relazioni per garantirsi spazi sempre più cospicui di realizzazione individuale penalizzando le dinamiche intrapsichiche di costruzione di risorse relazionali durevoli.

Se l’amore, oggi più che mai, diventa indispensabile per la nostra realizzazione, si mostra al tempo stesso singolarmente sempre più improbabile, perché le competenze sociali che garantiscono il nostro riconoscimento non tollerano la revoca in dubbio da parte della potente sfera psico-affettiva che rischierebbe di travolgere il fittizio equilibrio fatto di strategie identitarie e di status. Nella relazione, oggi, ognuno tenta di liberare quella parte del proprio Sé che risulta comunque impossibile esprimere nella regolazione sociale delle competenze, centrate sulla razionalità della tecnica che nega sempre più spazio alla dimensione passionale. Dato che l’intimità resta dimensione preziosa che consente agli individui la libera espressione delle proprie esigenze più irrazionali, non dovrebbe essere inflazionata malamente – come accaduto miseramente sul palco di Sanremo – in quanto rimane uno dei pochi spazi in cui sentirsi autenticamente sé stessi.

* Sociologo della devianza e del mutamento sociale

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