La scia di un meteorite

"Don't look up", perché guardare in alto (forse) ci farebbe molto bene

di Roberto Danovaro
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 09:35

Le feste sono momenti in cui possiamo riposarci in compagnia di parenti, lasciarci andare a qualche eccesso culinario di cui presto ci pentiremo e vedere dei buoni film. È proprio durante queste vacanze natalizie che ho avuto modo di vedere un film che raccomando a tutti, appena uscito su Netflix, con Leonardo Di Caprio si chiama “Don’t look up”, “Non guardare in alto”. È una storia paradossale che ci racconta della stupidità e inettitudine umana nell’affrontare grandi crisi globali. Ovviamente, chi non l’ha ancora visto e non vuole che la trama sia almeno in parte spoilerata deve fermarsi qui nella lettura. Chi invece volesse dare un’interpretazione a questo film potrà senz’altro riconoscere nella sua straordinaria trama un racconto che è molto meno fantasioso di quanto sembri. In breve, la storia racconta di un enorme meteorite, grande quanto l’Everest, che appare in cielo come la cometa di Betlemme, e che sta per schiantarsi sulla Terra. Appena gli scienziati scoprono che da lì a sei mesi ci sarebbe stata la collisione del meteorite con la Terra, determinando effetti inauditi pari a oltre 1 miliardo di bombe atomiche in grado di cancellare la vita sulla Terra, corrono ad avvisare i politici per prendere decisioni urgenti. In questo caso, il presidente degli Stati Uniti sembra essere una versione femminile di Trump per come è dato modo di capire da atteggiamenti e slogan che inizialmente sembrano sottovalutare la portata del problema. Molto attuale la discussione sull’incertezza dell’evento: poiché le stime fatte dagli scienziati davano “solo” il 99% di probabilità di collisione, secondo la visione politica, non era pensabile dare per certo l’impatto. E dato che, da lì a poche settimane, ci sarebbero state le elezioni presidenziali di medio termine, sarebbe stato pericoloso affrontare il problema prima del voto. Ma poi, dato che i sondaggi davano il presidente uscente come perdente, si decise di affrontare questa minaccia globale per creare uno stato di emergenza e quindi di cavalcare la crisi. Non vado oltre per non raccontare il film che merita di essere visto ma ci sono delle importanti similarità con lo scenario politico attuale e non solo con quello degli Stati Uniti.

Da un lato lo scetticismo, per non dire il tentativo di negare l’evidenza scientifica, come sta avvenendo nell’ambito della crisi del Covid e dall’altro Di Caprio, attore molto sensibile alle questioni ambientali, che lancia un messaggio chiave anche sul comportamento che l’umanità sta assumendo nei confronti dei cambiamenti climatici globali. Un disastro oramai più che previsto e che tutti noi cominciamo a toccare con mano ma rispetto al quale i politici continuano, con una serie di ragionamenti assolutamente assurdi, a non voler affrontare. Senza contare le opportunità e i vantaggi economici e finanziari che si possono aprire nei momenti di grandi crisi. La parabola di “Don’t look up” ha un esito drammatico ed è la stessa che sta vivendo l’umanità che sta andando incontro alla sesta grande estinzione di massa perché non ha avuto la capacità e il coraggio di guardare in faccia alla realtà, al pericolo annunciato ormai da cinquant’anni e di prendere delle decisioni concrete per invertire questa tendenza. Negli ultimi decenni sono stati già persi i due terzi dei mammiferi, anfibi, rettili e uccelli selvatici del Pianeta e da qui al 2050 rischiamo di perdere da cinquecentomila ad un milione di specie dei due milioni e mezzo di specie censite ad oggi sul Pianeta. Abbiamo di fronte a noi una prospettiva di grandi crisi idriche, eventi atmosferici estremi e desertificazione. Fenomeni, questi, che si intensificheranno e espanderanno nei prossimi tre decenni ma molti politici continuano a dire che il problema non c’è o non è urgente o non è importante e comunque a breve ci saranno nuove elezioni per cui è meglio non volgere il nostro sguardo in alto. Don’t look up.

Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente  della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine

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