La lezione della pandemia: nessuno può salvarsi da solo

La lezione della pandemia: nessuno può salvarsi da solo

di Don Aldo Buonaiuto
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Sabato 31 Dicembre 2022, 03:10

«Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un ‘noi’ aperto alla fraternità universale». Sono un viatico per iniziare con i giusti presupposti il nuovo anno le parole di Papa Francesco per la 56esima Giornata mondiale della pace che ricorre il primo gennaio. La ricorrenza fu istituita nel 1968 da Paolo VI che inviava per la prima volta ai capi delle Nazioni e a tutti gli uomini di buona volontà un appello per riflettere sul tema della concordia tra i popoli.

Nessuno si salva da solo

Già dal titolo scelto per questa edizione, «Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace», il Pontefice ha voluto rimarcare la “grande lezione” che la pandemia ci ha consegnato: «la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo». La speranza di un’umanità coesa, che si adopera per permettere migliori condizioni di vita a ogni persona, sembra restare delusa e ancora lontana dal realizzarsi. Almeno a rileggere le cronache e la storia dell’anno appena concluso.

Nessuna zona della Terra, infatti, risulta essere immune alla forza distruttrice dell’egoismo, del dispotismo e della violenza. Basti pensare al dramma dei migranti che continuano a sbarcare e morire sulle coste del Mediterraneo e ai tanti scenari di guerra presenti nel mondo. Il conflitto in Ucraina, oltre a generare vittime innocenti, estende la sua ombra funesta su altri aspetti secondari ma non marginali, come i problemi economici per vaste aree del pianeta. In tale situazione a farne le spese sono sempre i più poveri e gli emarginati. Pertanto è necessaria un’azione radicale, un cambiamento drastico al sistema di vita della società, per reagire alle spinte disgreganti che scaturiscono dai conflitti sociali ed economici e dalle tensioni più o meno gravi tra i popoli.

Il valore della concordia

Solo così è possibile far prevalere il valore della concordia sulle logiche del potere al fine di costruire un mondo senza dissidi insanabili dove il dialogo e il negoziato abbiano sempre l’ultima parola tralasciando ciò che divide a favore di ciò che unisce e facendo in modo che il coraggio del dialogo prevalga ovunque sulle tentazioni di vendetta e di prepotenza.

Edificare le fondamenta durature della pace non è impossibile se la classe politica ascoltasse il grido delle vittime e non le voci tuonanti dei ricchi signori della guerra che tanto si impegnano per protrarre le ostilità nei diversi scacchieri mondiali. Coloro che usano violenza di fatto rifiutano Dio e non vogliono accogliere il suo amore. La Giornata della pace ci invita anche a comprendere che la solidarietà non può rimanere un principio di cui ci ricordiamo soltanto durante le feste per acquietare le nostre coscienze, ma dovrebbe estendersi a tutti i giorni dell’anno. Inoltre, bisogna combattere le cause profonde che generano le disparità sociali: la carità da sola non basta, ma è fondamentale che sia accompagnata dalla giustizia.

L'unica famiglia umana

Se è vero che siamo un’unica famiglia umana, la difficoltà del nostro fratello e della nostra sorella, anche se lontani e diversi da noi, non possono lasciarci indifferenti. Infatti siamo tutti chiamati a incarnare nella quotidianità il desiderio di abbattere i muri che dovrebbero cadere, sia quelli esteriori, sia quelli meno visibili ma altrettanto cementificati, dei nostri cuori. Come le barriere che separano il mondo tra il nord ricco, sano e opulento e il sud affamato, oppresso dall’indigenza e strangolato dal debito internazionale. O quello, altrettanto drammatico, del silenzio astioso che talvolta vige anche tra i componenti di una stessa famiglia. In questi giorni rivolgiamo un pensiero anche a Benedetto XVI, testimone di fede e amore per il mondo intero. L’auspicio è che col nuovo anno si gettino le basi per superare gli eventi più dolorosi imitando l’esempio di umiltà della Madre di Dio alla quale affidiamo il desiderio di pace di tutti gli oppressi.

*Don Aldo Buonaiuto
Associazione Comunità
Papa Giovanni XXIII

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