Sono i ponti e non i muri a edificare una vera civiltà

Sono i ponti e non i muri a edificare una vera civiltà

di Don Aldo Buonaiuto
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Domenica 10 Gennaio 2021, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 11:07

«Possa l’amore di Dio ricordare a tutti gli americani che la politica è la risoluzione pacifica di punti di vista contrastanti. Questa è la nostra tradizione di nazione democratica, e noi la miniamo a nostro rischio e pericolo». Sono le parole dell’arcivescovo di Chicago, il cardinale Blase Joseph Cupich, a commento dei gravi episodi di violenza accaduti negli Stati Uniti. L’opinione pubblica mondiale ha assistito allibita alle immagini che sono arrivate da Washington e hanno raccontato come una folla di manifestanti abbia deciso di violare e ferire la democrazia americana. È stato sconvolgente vedere i luoghi simbolo di quella antica democrazia, profanata da manifestanti che – dichiarandosi sostenitori del presidente uscente Donald Trump – hanno impedito di procedere alla certificazione della vittoria del neo eletto premier americano Joe Biden. I vescovi della Conferenza Episcopale Statunitense hanno denotato che «la transizione pacifica del potere è uno dei segni distintivi» di questa nazione. Proprio per tale motivo sono diverse le scene che ci hanno addolorato, spaventato e preoccupato. Come quelle di un uomo messosi a sedere al posto del vicepresidente Pence che intanto veniva scortato fuori dal Campidoglio dagli agenti dei servizi di sicurezza insieme a senatori e deputati invitati a indossare le maschere antigas; la tragica vicenda della donna che è stata ferita gravemente ed è morta poche ore dopo a causa dei colpi di pistola esplosi da un agente in Campidoglio; le armi che sono state trovate nei pressi del Congresso; una folla scomposta che si è assiepata minacciosamente sotto la cupola del Senato. E se il presidente Trump, accogliendo l’appello di Biden, ha chiesto ai suoi supporter di evitare ogni azione violenta, rimane un fatto innegabile: la violenza è stata già consumata perché è insita nella stessa violazione delle regole dello stato di diritto. Inoltre, è stato pagato un alto scotto di vite umane: alla fine sono cinque le persone ad essere rimaste uccise per non parlare dei 13 feriti e dei 33 arrestati. Il cardinale Wilton Gregory, arcivescovo di Washington, ha evidenziato che la forte divisione presente in Usa in questo ultimo periodo deve cambiare. «Coloro che ricorrono alla retorica incendiaria – ha sottolineato senza usare mezzi termini – devono assumersi la responsabilità di incitare alla crescente violenza nella nostra Nazione».

La situazione venutasi a creare fa tornare alla memoria gli insegnamenti di Martin Luther King per il quale «la non violenza è la risposta ai cruciali problemi politici e morali del nostro tempo». È curioso considerare che quelle parole furono pronunciate a poche centinaia di metri dai luoghi in cui si è consumata la rabbiosa protesta dei supporter di Trump. E diventano perciò incredibilmente attuali. I disordini avvenuti nella capitale americana procurano una certa inquietudine, anzi fanno proprio male e resteranno nella storia come una pagina oscura della democrazia. Non c’è amore nei tumulti che si sono verificati e sono stati mostrati da tutti i network del globo. E la mancanza di amore è sempre portatrice di buio, di disvalore, di violenza. Scrive Papa Francesco nella sua bellissima enciclica “Fratelli tutti” che «il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre, vanno conquistati ogni giorno». È una riflessione che dobbiamo alimentare quotidianamente. L’appello del Pontefice è un richiamo più che mai attuale e valido per ogni donna e per ogni uomo, in America e in tutto il mondo. La democrazia non si conquista irrevocabilmente, ma va curata, protetta, coltivata. Con quell’amore per i fratelli che il Santo Padre indica a tutte le persone di buona volontà. I fatti di Washington fanno ricordare anche le lungimiranti riflessioni che lo stesso successore di San Pietro aveva pronunciato alla vigilia delle elezioni presidenziali culminate quattro anni fa nella vittoria di Trump. Sono i ponti e non i muri a edificare una civiltà. Allora si parlava della barriera difensiva con il Messico, oggi i muri che rischiano di crollare sono quelli della più celebrata e gloriosa democrazia del pianeta.

*Associazione comunità Papa Giovanni XXIII

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