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Domanda e offerta di lavoro nelle Marche. È tempo di agire con efficacia

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 04:30

Nell’ultima settimana questo giornale ha ospitato diversi articoli che pongono l’attenzione ai crescenti squilibri fra domanda e offerta sul mercato del lavoro regionale. Le cause sono da ricercare sia sul fronte della domanda sia sul fronte dell’offerta. Dal lato dell’offerta, sono frequenti le lamentele di imprese e imprenditori sulla difficoltà di trovare profili professionali adatti. Le carenze sembrano riguardare sia attività che non richiedono elevati livelli di qualificazione e esperienza, sia figure con più elevati livelli di specializzazione. E interessano non solo le imprese private ma anche taluni ambiti del settore pubblico, in particolare il sistema sanitario.

Allo stesso tempo, le Marche sono fra le regioni con un saldo negativo fra emigrati e immigrati, in particolare nella fascia dei giovani laureati; sono cioè in numero maggiore quelli cha abbandonano la regione rispetto a quelli che provengono dall’esterno. Evidentemente si cercano fuori regioni opportunità di impiego migliori di quelle disponibili nel nostro territorio. A spiegare questi squilibri vi sono i contraccolpi non ancora del tutto assorbiti degli shock recenti ma soprattutto fattori strutturali. Fra questi ultimi vi è il fatto che il mercato del lavoro italiano e regionale è caratterizzato da un basso tasso di attività, cioè una bassa percentuale di persone di età da lavoro che lavora o è alla ricerca di un’attività lavorativa. Questa percentuale è inferiore al 60% nel nostro paese contro una media UE di quasi il 70% e valori per i paesi del nord-Europa, a partire dalla Germania, che superano il 75%. I tassi di inattività sono particolarmente elevati fra le donne e fra i giovani.

Nella fascia fra i 15 e i 24 anni il tasso di occupazione nel nostro paese è inferiore al 20% contro una media UE di oltre il 30% e quasi il 50% per la Germania. Le Marche hanno valori generalmente migliori della media italiana ma non molto distanti da essi. Dal lato della domanda sono sicuramente rilevanti le osservazioni dei colleghi Antonio Di Stasi e Carlo Carboni che in recenti articoli su questo giornale hanno sottolineato la bassa qualità di una parte delle proposte di lavoro presenti nella regione, sia con riferimento alle condizioni contrattuali sia ai livelli di remunerazione.

Ciò è vero in particolare per alcuni settori dei servizi, come quelli di alloggio e ristorazione o delle attività di intrattenimento, che hanno livelli di retribuzione media fra i più bassi e in cui sono elevate le forme di occupazione precaria e irregolare. Caratteristiche presenti in modo diffuso anche nelle attività agricole e nel settore delle costruzioni. Tali condizioni dipendono in gran parte dalle obiettive condizioni di stagionalità e volatilità della domanda che caratterizza questi settori, piuttosto che dalle scelte delle imprese.

Non aiuta il fatto che questi settori sono caratterizzati da un’estrema parcellizzazione in termini di dimensioni d’impresa; situazione che determina bassi livelli di produttività (valore aggiunto per addetto) e, di conseguenza, bassi livelli retributivi per il lavoro. È indubbio che parte degli squilibri sul mercato del lavoro sono da attribuire anche alle caratteristiche dell’offerta di lavoro. I problemi in questo caso sono di diverso e opposto ordine. Il primo, e forse principale, riguarda le carenze nella formazione professionale. Carenze che riguardano sia la bassa percentuale di studenti che scelgono i percorsi tecnici e professionali nella scuola secondaria superiore, sia la carenza di percorsi professionalizzanti nell’ambito della formazione terziaria (quella post-diploma). All’estremo opposto vi è carenza di persone con formazione specialistica elevata, i laureati nelle discipline STEM (Scienze, Technology, Engineering, Mathematics) la cui domanda sta crescendo in funzione delle esigenze determinate dalla transizione digitale e ecologica. I fattori su cui agire sono quindi molteplici e riguardano sia la domanda sia l’offerta di lavoro. È importante è che ad essi si presti maggiore attenzione e si agisca con efficacia: la capacità di creare opportunità di lavoro di qualità è, infatti, il principale indicatore dello sviluppo di un territorio.

*Docente di Economia
alla Politecnica delle Marche 
e coordinatore 
Fondazione Merloni

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