Sono felice. Hanno riaperto i cinema e sono felice. Mi basta poco per essere felice, mi basta una storia in una sala buia e i miei occhi che guardano nella stessa direzione di altri occhi. Hanno riaperto i cinema è dire troppo, ad Ancona uno solo, l’Azzurro, a Fermo la Sala degli Artisti, d’altri in regione non so. In Italia, secondo i dati Anec, sono circa 120, una esigua minoranza. Applausi a scena aperta a chi ha deciso di illuminare di storie i propri schermi dopo sei mesi - sei mesi! - d’assenza intollerabile, e tutta la comprensione possibile per chi ha scelto di rimanere chiuso: in bassa stagione, con i posti contingentati e i blockbuster rinviati all’autunno e il coprifuoco a mozzare la serata, l’ultimo spettacolo puoi farlo iniziare alle 20 solo se il film è breve. Festeggiamo in pochi, e i cinefili costretti a proseguir l’astinenza incoraggio a tenere duro, verrà anche il vostro turno magari nelle arene estive, a coprifuoco non ritardato ma abolito, chi di dovere si sbrighi a procurarsi ‘sti benedetti sieri, andate a prenderli a piedi se occorre, a nuoto, rubateli dalla fabbrica nottetempo. Forse qualche altro cinefilo sarà soddisfatto anche prima dell’estate: il 6 maggio è annunciato il nuovo Woody Allen, “Rifkin’s Festival”, chissà che alcuni esercenti non si facciano tentare. Solidarietà a voi, cinefili tuttora astinenti, e chiedo scusa se vi sbatto in faccia la mia felicità. Non è sottile sadismo: non riesco a contenerla. La gioia delle serate tornate un po’ più normali, perché non è sera senza passaggio al cinema. Prima e dopo fai quello che ti pare, ma le due ore nella sala buia, quelle sono una necessità, fisiologica vorrei dire. Comincia dalla mattina, il godimento del cinedipendente. Inizia con la scelta del film, con l’estensione del programma delle visioni prossime venture, fatto e disfatto giorno dopo giorno, fra mille incertezze: «Oggi la fantascienza e domani le pistolettate o precedenza al coreano e gli altri scalano?». E d’accordo, questo piacere ancora non ci è (ri)dato, un solo cinema, un solo film quotidiano, nessuna alternativa e pazienza, va già bene così.
*Opinionista e critico cinematografico