La Pasqua per uscire dal buio e fare tesoro di questa lezione

La Pasqua per uscire dal buio e fare tesoro di questa lezione

di Don Aldo Bonaiuto
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Domenica 12 Aprile 2020, 10:55
Alla radice della nostra civiltà giudaico-cristiana, c’è un’identificazione semantica che rivela molto di ciò che stiamo subendo. Nei primi cinque libri dell’Antico Testamento non compare mai la parola speranza. Un’assenza apparentemente sconvolgente per un monoteismo che si basa sull’alleanza fiduciaria tra Dio e l’uomo. In realtà, il termine “speranza” (hotikvà) viene identificato con la radice del verbo “credere”, ossia il credente è per sua stessa natura portatore di speranza. La Pasqua è l’uscita dal buio del sepolcro per offrire la propria vita alla luce della Redenzione. Ciò simboleggia l’ineluttabilità dell’avvento di Cristo nella storia: senza Gesù nulla di ciò che è accaduto, che accade e che accadrà ha un significato compiuto. Mai come in questo tragico tsunami epidemiologico, la speranza è contraddetta da comportamenti ingiustificabili e vergognosi di organismi sovranazionali, di governanti e di politici in genere, che non riescono correttamente inquadrare l’urgenza della pandemia nella necessità di fare giustizia della strage silenziosa perpetrata contro il popolo innocente. Ad un sofferente cui manca l’aria è immorale e diabolico offrire una bombola d’ossigeno avvelenato. Un vescovo del Mezzogiorno mi ha raccontato di come la mafia non aspetti altro che sostituirsi allo Stato nella finta pietà del soccorso alle famiglie ridotte allo stremo dall’ondata di povertà causata dal coronavirus. L’Europa e l’Italia sono tenute a dare risposte concrete, non rinviabili e realistiche a chi incolpevolmente si trova oggi a dover sopravvivere sotto le macerie per non soccombere e non arrendersi ad un bombardamento vile e inarrestabile del quale non conosciamo ancora ne l’origine ne la fine. Troppo facile dire che le pestilenze sono sempre avvenute nel corso dei secoli. Oggi celebriamo la Pasqua 2020 e non ci troviamo durante la prima guerra mondiale come per la pandemia di spagnola, quindi, dobbiamo parlarci chiaro. Venerdì Santo nell’adorazione sono riecheggiate alla Cattedra di San Pietro parole di millenaria sapienza: le case diventano sepolcri se non risorgeremo come il Cristo. Non basta, infatti, tornare alla vita come Lazzaro: non dobbiamo ributtarci nella nostra precedente esistenza, bensì siamo tenuti a utilizzare questa crisi epocale come occasione per una colossale e profonda conversione individuale e collettiva. Altrimenti, se non faremo tesoro della lezione che ci sta impartendo l’ecatombe in atto, la prossima emergenza sarà anche peggiore. Invece, purtroppo, l’esempio che ci arriva dalla classe dirigente è sconfortante da qualunque angolazione si osservi la vita pubblica italiana. In base a come si comportano in questa tragedia, gli Erode e i Pilato di oggi saranno valutati e rischiano di perdere anche il saluto dei loro connazionali se non sapranno finalmente (non capiterà un’altra occasione) anteporre il bene comune al tornaconto personale. Guai a illudere la povera gente, sbandierando cifre astronomiche che sappiamo perfettamente come non sfioreranno neanche lontanamente le tasche dei più bisognosi, come già accaduto in Grecia all’epoca della troika. La burocrazia diventa criminale quando una famiglia non ha cibo a tavola, eppure le si chiede di accedere ad un collegamento internet che non ha, per compilare incomprensibili domande dalle quali non sgorgherà un euro. Noi chiediamo che non ci siano mai più la disumanizzazione e l’anonimato per le migliaia di vittime costrette ad esalare l’ultimo respiro senza neanche la consolazione di un volto caro. Il dolore contro natura di un trapasso privo di umana solidarietà, aggrava persino la sofferenza di noi credenti per il Messia, ucciso in croce ma almeno deposto e omaggiato da sua Madre, nel momento in cui tutto sembrava finito per sempre. Da qui la speranza: quel corpo inerme e sfregiato siamo tutti noi, sepolti dall’indifferenza e dalla totale mancanza di programmazione post-pandemia. Sui mass media si mostra qualsiasi dettaglio, tranne le tribolate esistenze e i volti dei nuovi martiri del Covid-19. Troppo scomodo? Questo martirologio del terzo millennio impedirà che la morte abbia l’ultima parola perchè la Pasqua è la festa della luce e del riscatto. Nessuno si illuda di poter nascondere la verità sotto il macigno in un sepolcro sigillato. A Pasqua non c’è pietra che non rotolerà via.

*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
 
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