Fare meglio e insieme per garantirci un futuro

Fare meglio e insieme per garantirci un futuro

di Roberto Danovaro
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Venerdì 1 Maggio 2020, 21:59
L’emergenza Covid-19 ha rappresentato un dramma di dimensioni globali. Milioni di infettati in tutto il mondo e centinaia di migliaia di vittime sono il bilancio di una guerra scatenata da questa pandemia che l’uomo sta affrontando contro un organismo microscopico, invisibile, delle dimensioni di pari a 100 milionesimi di millimetro. Ma quello che verrà dopo questa emergenza, e le misure che ci accompagneranno nella difficile fase di ritorno a una vita pienamente attiva, richiederanno un impegno non inferiore a quello dedicato fino ad oggi per combattere questa malattia. La prima paura condivisa da molti opinionisti è che si voglia tornare a come eravamo prima, cercando di dimenticare quanto è avvenuto, come se fosse stato solo un brutto incubo da cui risvegliarsi rapidamente. Mentre, al contrario, dovremmo cercare di trarne delle lezioni di vita per un modo diverso di rapportarsi ai problemi economici, sociali e ambientali. Quello che credo nessuna voglia vedere è il ritorno a una politica fatta di scontri e rivendicazione su quello che poteva essere fatto o su quanto non sia stato fatto. Dobbiamo concentrarci su quello che potremmo fare insieme con atteggiamento costruttivo e cooperativo. Per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di darci tutti una mano, cosa non facile. Credo che ovunque nel mondo i paesi che saranno in grado di mettere in essere azioni positive, senza perdersi in polemiche interne, avranno la ripresa più rapida. Il trabocchetto nel quale potremmo cascare è quello di pensare che si debba tornare a far le cose di prima, esattamente nello stesso modo in cui si facevano prima. Magari dividendoci tra chi è per una politica della prudenza per evitare nuovi contagi, rispetto a chi invece vuole prendersi qualche rischio in più perché vede lo spettro di una profonda crisi economica da cui sarà difficile uscire. Il fenomeno Covid-19 è stata l’occasione per un esperimento di scala planetaria che ci ha dimostrato che l’uomo può, se lo vuole, ridurre il proprio impatto sul pianeta. In questo periodo abbiamo ridotto l’inquinamento, abbattute le emissioni di anidride carbonica, rallentato il prelievo di risorse naturali e così via. Abbiamo quindi di fronte a noi un’occasione per dimostrare che siamo in grado di fare bene per la Natura se interverremo nel modo giusto anche nei prossimi anni come è accaduto in queste ultime settimane, ma con la sfida di riuscirci tornando al contempo a una piena attività lavorativa. Per farlo però abbiamo bisogno di sviluppare un diverso sistema di mobilità sostenibile e sicura, potenziare la produzione di energie rinnovabili, favorire la distribuzione della merce a km zero. Insomma, potremmo prolungare gli effetti benefici sulla Natura della quarantena anche tornando alla società che recupera capacità di produzione e, ovviamente, di occupazione. Se ci riusciremo, potremo coniugare in modo nuovo ed efficace il concetto di benessere legato all’economia e alla salute, con quello più strettamente connesso alla Natura. Da qui a pochi mesi avremo di fronte a noi un’estate unica per molti aspetti, poiché ci obbligherà a quel distanziamento sociale e a quelle misure precauzionali cui non siamo mai stati abituati. Tuttavia, pensare di sdraiarsi sulla spiaggia ad almeno due metri di distanza dall’asciugamano del vicino, invece che attaccarci stretti come delle sardine non è assolutamente male, anzi sarebbe qualcosa che tutti noi avremmo voluto sperimentare da tempo. Ma dovremo trovare anche nuove soluzioni per rendere compatibile il distanziamento degli ombrelloni con un turismo ricco. Può essere un’occasione per ragionare sulla possibilità di estendere il periodo della stagione balneare a più mesi, invece che concentrarla quasi esclusivamente durante il mese di luglio e agosto. Deve essere l’occasione per promuovere di più il turismo nell’entroterra delle nostre regioni e recuperare un settore dell’economia, quella agricola, proprio a partire da quelle porzioni di territorio che sono state progressivamente abbandonate negli ultimi anni. Di qui a due mesi potremmo essere nelle condizioni di sperimentare un nuovo modo di rapportarci alla nostra estate e forse anche con quelle dei prossimi anni. Consapevoli, spero, che anche drammi come questa pandemia possono averci insegnato qualcosa di cui fare tesoro per il futuro.

*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine
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