Una volta passata l emergenza serve una società eco-sostenibile

Una volta passata l’emergenza serve una società eco-sostenibile

di Roberto Danovaro
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Giovedì 9 Aprile 2020, 11:15
Al termine della crisi Coronavirus ci troveremo di fronte a due possibilità: la prima è quella di tornare indietro e continuare a fare gli errori fatti in passato, la seconda è quella di utilizzare questa crisi come un’opportunità per operare un vero cambiamento verso una società realmente eco-sostenibile. Per questa ragione, l’appello: «L’esperienza del Coronavirus impone di ripartire mettendo al primo posto la salute ambientale, umana e degli animali», fatto ai presidenti delle Commissioni Permanenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, rappresenta un elemento significativo nel progetto politico italiano post Covid-19. Ovvero chiama alla necessità di mettere l’ambiente e la salvaguardia delle risorse naturali al centro del dibattito politico nelle future scelte del nostro Paese, anche nell’ottica della promozione della sua ripresa. L’ambiente è sempre stato, nella storia dell’umanità, un elemento indispensabile progresso dell’uomo, ma siamo in un momento storico in cui ci rendiamo conto che dobbiamo pensare a un futuro sviluppando nuove modalità di interazione tra Uomo e Natura. Quest’opportunità deve essere colta nelle scelte strategiche a livello del nostro governo e della Unione Europea, con un rilancio della lotta ai cambiamenti climatici, nell’impegno al rispetto delle agende internazionali per la protezione dell’ambiente, nel lancio del “Decennio degli oceani per lo sviluppo sostenibile” e del decennio per il “Restauro ecologico”, promossi dalle Nazioni Unite. Se questa crisi, nella sua drammaticità, ha portato qualcosa di buono è proprio il fatto che la quarantena obbligatoria di oltre 1 miliardo di persone sul pianeta, ha ridotto in modo straordinario l’impronta dell’Uomo sul nostro pianeta. È rallentata o invertita la tendenza all’accrescimento di concentrazione di gas serra e di anidride carbonica nell’atmosfera, è crollata la concentrazione di polveri sottili, responsabili moltissime malattie respiratorie, si sta espandendo l’areale di distribuzione di molte specie, le acque appaiono molto più trasparenti e depurate, e gli stock ittici beneficeranno sicuramente di una riduzione della pressione la pesca. Se ce ne fosse stato bisogno questa è la prova più lampante del fatto che l’uomo può fare molto per cambiare il suo impatto sul Pianeta. E’ anche la prova che le scelte future saranno premiate rapidamente in termini di qualità della vita e dell’ambiente se saranno orientate principi di sostenibilità ambientale. Queste scelte dovranno essere centrali non solo a livello governativo, ma anche nelle scelte a livello regionale e locale. Si tratta di un’opportunità per fare scelte diverse anche su temi, apparente meno urgenti ma di grande valore simbolico, come il programma venatorio. Ci sono delle regioni italiane che, anche in piena crisi da Coronavirus, pensano al dopo crisi proponendo estensione delle attività di caccia. L’Emilia-Romagna e il Veneto, continuano a mantenere attivi “piani di controllo della fauna selvatica” consentendo ai cacciatori di spostarsi all’interno delle rispettive province in barba alle limitazioni introdotte dal governo per contenere il contagio. La Regione Sardegna ha trovato il tempo di approvare una norma incostituzionale, con ben sei le sentenze contrarie della Corte Costituzionale, proprio sul controllo faunistico, dando la possibilità al proprietario di un fondo agricolo di coinvolgere il cacciatore di turno. La Regione Piemonte noncurante dei richiami dell’Unione Europea ha formulato un nuovo disegno di legge per dare ai cacciatori possibilità di cacciare altre 15 specie di uccelli (molte delle quali versano in stato di conservazione precario), cancellando invece la norma che avrebbe consentito ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni. La Regione Lazio ha addirittura approvato una norma per la caccia nelle “aree contigue” del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove vive l’Orso marsicano già a rischio di estinzione. Credo che questo sia il modo sbagliato per guardare al dopo crisi. La Regione Marche non si è ancora mossa in questa direzione e possiamo dire che, una volta tanto, non muoversi è un bene, e speriamo che voglia dare una tregua alla fauna selvatica senza estensioni o concessioni al piano venatorio. Diamo un piccolo segnale facciamo vedere che nel post Covid-19 avremo un occhio di riguardo per l’ambiente, la sua fauna e la sua biodiversità-

*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine

 
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