L’intelligenza artificiale da sfruttare in chiave Covid

L’intelligenza artificiale da sfruttare in chiave Covid

di Giovanni Guidi Buffarini
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Sabato 11 Luglio 2020, 11:05
C’è chi dice che avremo presto il vaccino contro ‘sto coronavirus, forse nel giro di pochi mesi, tempistica record, candidati ce n’è circa 180, alcuni in fase di sperimentazione avanzata e per il momento pare funzionino. Ma c’è anche chi sostiene che a un vaccino si potrebbe non arrivare mai, quello contro l’Hiv son trent’anni che tanti lo cercano, nessuno lo trova. C’è chi sostiene che il virus si sia impigrito indebolito - in effetti, in Italia come in tutta Europa, le terapie intensive si son svuotate, i nuovi casi sono in calo, quelli gravi rarissimi - e chi ribatte “vallo a dire ai brasiliani, agli indiani, ai peruviani, ai messicani; e al dr. Fauci, bullizzato da mr. President”. C’è chi rassicura: “Una seconda ondata autunnale invernale non ci sarà. E se anche dovesse esserci sarà poca cosa, quasi irrilevante”. Di contro, c’è chi terrorizza: “La seconda ondata è certa e sarà peggio della prima, proprio come la famigerata Spagnola. Che di ondate ne fece tre, micidiale pure la terza”. C’è chi scuote la testa e preconizza una imminente impennata di contagi registrando il diffuso rilassamento nell’osservare le misure di precauzione, in effetti di mascherine se ne vedono più al polso che al viso come fossero bracciali che è di moda sfoggiare, mentre le distanze in spiaggia saltano e ogni weekend ecco qualche foto di movida assembrata. Sull’altro fronte, quelli che dichiarano la mascherina dannosissima per la salute, peggio del virus che non c’è più né tornerà e blablà. Siamo quotidianamente bersagliati da previsioni dalle basi teoriche inconsistenti, da discussioni, magari fra esperti altamente stimabili, che partono interessanti e sfociano nell’insulto personale, da indicazioni dettagliate e perentorie (“mettete i guanti, ma solo di quel tipo lì!”) perentoriamete smentite nel giro di giorni (“guai a indossare i guanti!”). Parole scomposte, parole vuote. Chiacchiere rumorose, e non ce n’è mai bisogno e men che meno in questo periodo. Il prof Silvestri agli annunci trafelati, alle sparate a effetto preferisce il parlar deciso ma pacato, ragionato. Non è il certo il solo, ce n’è tanti come lui. È che a volte le loro parole son sovrastate dai proclami stentorei. Guido Silvestri, liceo a Senigallia, laurea ad Ancona, cattedra ad Atlanta: uno dei cervelli che l’Italia s’è lasciata scappare. Con i suoi collaboratori ha aperto una pagina Facebook: “Pillole di Ottimismo”. Non l’ottimismo perfettamente immotivato, modello “andrà tutto bene” scritto sui cartelli a inizio marzo, e abbiamo visto quanto è andata bene. L’ottimismo del prof è “ottimismo della conoscenza”. In un post pubblicato martedì, fa piazza pulita sia dell’atteggiamento “pericolo scampato, tana liberi tutti” sia dei profeti del “worst scenario” (in inglese, mi raccomando: fa fico). Silvestri ritiene possibile anzi probabile una recrudescenza del Covid-19 verso dicembre. Ma ora sappiamo come evitare di ripetere il disastro di marzo - aprile. E senza fermare il Paese: sarebbe ben magra consolazione resistere al virus per soccombere alla povertà. Quale la strategia, allora? Il post è un po’ lungo, almeno per la capacità di attenzione dell’utente medio dei social. Lo sintetizzo, ma leggetelo tutto. Per il prof saranno fondamentali: la rapidità nel tracciamento dei contatti dei positivi ed eventualmente la tempestiva istituzione di limitate zone rosse; una efficace risposta a livello ospedaliero e di medicina del territorio; la protezione delle case di riposo; la protezione della catena del freddo: ci si contagia più nei mattatoi che nella movida, altroché; il ricorso “più che sia possibile” al telelavoro; il ricorso intensivo all’intelligenza artificiale per elaborare l’enorme quantità di dati che siamo in grado di generare. Quanto alle scuole, in un altro post, sempre di martedì, se ne raccomanda la riapertura senza protocolli troppo cervellotici: i più giovani si infettano e infettano molto poco, viceversa nei mesi di chiusura hanno già subito un significativo trauma psicologico. Quanto a tutti noi: usiamo la mascherina (al chiuso) e senza frignare, è un fastidio sopportabile. E manteniamo un minimo di distanza. Siete pure sudati, non ci tengo ad annusare il vostro Eau de Ascèl.

*Opinionista e critico cinematografico
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