L’influenza stagionale è sparita, così ci piace restare mascherati

L’influenza stagionale è sparita, così ci piace restare mascherati

di Giovanni Guidi Buffarini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Gennaio 2021, 10:40

La notizia è grossa e tuttavia, sui mezzi di informazione, ha ottenuto meno risonanza di un qualsiasi tafferuglio fra i concorrenti del Grande Fratello Nip - Ssd (Not important people - Siamo seri, dai). Urge correggere il tiro, ribadendola. La notizia è la seguente. Quest’anno, i virus influenzali consueti non ci stanno. Spariti. O quasi. Scrive l’Organizzazione Mondiale della Sanità: «L’attività influenzale è a livelli inferiori alle attese per questo periodo dell’anno». All over the world. E in Italia? L’Istituto Superiore di Sanità, rapporto InfluNet, comunica quanto segue. «Nella seconda settimana del 2021, l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è a un valore pari a 1,5 casi per mille assistiti». A gennaio 2020, i casi erano 8,5: diminuzione dell’82%. Un tracollo per i poveri virus tradizionali. Solo in parte causato dalla campagna vaccinale. Doveva essere imponente: ma ci si è scontrati con la scarsità delle dosi di siero. No. Se nasi gocciolanti e starnuti a catena e normali febbri sono una rarità, il merito va al distanziamento cui Sars-Cov-2 ci costringe E a lei: alla mascherina. La mascherina. Oltraggiata in ogni modo, la scorsa estate. Degradata a polsino per tennista della domenica, a fasciatura per gomito non dolente, a reggimento impregnato di sudore. Diffamata. «Attenzione, vi avvelena. Chi la indossa respira la propria anidride carbonica» (fatto non così grave, si direbbe: o la vita media d’un chirurgo si attesterebbe sui 40 anni o giù di lì). Indicata come l’oppressore: lei, l’umile e benefica mascherina, non il virus. Le dobbiamo delle scuse. E il riconoscimento esplicito delle sue molte virtù. Mica solo in funzione antivirus, i vecchi come l’orrendo nuovo da cui i vaccini ci libereranno, e vedano di fare in fretta. Ora che il termometro si avvicina non di rado allo zero, la mascherina tiene il naso al caldo. Non mi sembra servigio da poco, credo a nessuno piaccia passeggiare con un blocco di ghiaccio piantato sul volto. Motivo di gratitudine ancor maggiore: Mascherina smorza, quando non riesce ad annientare del tutto - ad impossibilia nemo tenetur - l’altrui fiatella. Quando il fiato esiziale è il tuo, indossare la mascherina segnala il problema nel modo il più chiaro possibile.

Sta a te prendere provvedimenti, mostrare un minimo di rispetto per gli altri. Una mentina? Un pacchetto intero, via. Già lo scorso giugno, sul Corriere della Sera, Paolo Di Stefano notava compiaciuto un «vantaggio morale» dalla mascherina indotto: «Ci costringe a guardarci negli occhi». «Nel nasconderci finisce per mostrarci ancora di più attraverso lo sguardo». Gli occhi «specchio dell’anima». L’asociale, poco anzi punto interessato a scrutare nell’anima del conoscente incontrato per strada durante beato giro solitario, apprezza piuttosto un ulteriore effetto del mascheramento anticovid: la possibilità di fingere di non riconoscere il seccatore, e tirare dritto accelerando il passo. A un successivo e non evitabile confronto, attribuirà la scortesia alla pezzuola naso e bocca coprente. Aggiungendo senza vergogna: «Peccato, l’altra sera mi avrebbe fatto tanto piacere fermarmi a chiacchierare con te. Oggi non posso. Devo redigere due articoli e controllare i tre porcellini in forno. Alla prossima» (solo labiale invisibile: «vita»). Sei un fanatico del grande cinema criminale ma irrimediabilmente una brava persona, desolatamente immacolata la fedina penale? Ti copri il volto e un po’ gangster ti senti. Importa nulla che, entrando nel bar, ordinerai (gentilmente) un caffè da asporto (uffa) invece di sfoderare il ferro e farti consegnare l’incasso. Il brivido dell’illusione è comunque impagabile. Potrei andare avanti a lungo con l’elogio della mascherina. Mi ci sono abituato, non mi dà più alcun fastidio e ogni giorno ne scopro un pregio. L’ultimo suonerà paradossale. Lo è, e d’altro canto è la vita stessa ad assumere spesso la forma del paradosso. Dunque, ogni volta che indosso la protezione mi proietto al primo giorno in cui potrò rinunciarvi. E più in là, al primo raffreddore, il naso murato, la voce d’oltretomba, le “m” che escono “b”. Sarà splendido contrarre un virus non temibile. Sarà presto. Deve esserlo. Resistiamo, ben mascherati.

*Critico cinematografico ed opinionista

© RIPRODUZIONE RISERVATA