Da Ryanair alla nuova Alitalia come interpretare il post crisi

Da Ryanair alla nuova Alitalia come interpretare il post crisi

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 30 Dicembre 2020, 03:05

A fine anno è usuale fare bilanci per l’anno appena trascorso anche per cercare di capire cosa succederà nel nuovo. L’eccezionalità del 2020 ci aiuta poco in questo esercizio di previsione. Anche perché è diffusa l’idea che non vi sarà un semplice ritorno alla normalità e che «nulla sarà come prima». Vi è in questa espressione una punta di esagerazione, ma è certo che la discontinuità con il passato è stata notevole e che alcune tendenze al cambiamento subiranno una netta accelerazione. Se consideriamo le previsioni relative alle grandezze macroeconomiche il quadro non è molto roseo, soprattutto per l’Italia. Nel 2021 il recupero sarà solo parziale e anche negli anni successivi i tassi di crescita continueranno ad essere modesti.

L’andamento complessivo ci dice però ben poco dei cambiamenti e delle opportunità che potranno aprirsi. E’ interessante, a questo proposito, guardare non solo alle previsioni degli analisti ma anche alle scelte imprenditoriali. Anche in settori particolarmente colpiti dalla pandemia vi sono imprenditori che giocano all’attacco e non solo in difesa. E’ recente la notizia che Ryanair ha aumentato i suoi ordini di Boing 737 Max da 135 a 210. Ryanair è attualmente la maggiore compagnia in Europa per numero di passeggeri trasportati e con questo ulteriore incremento della flotta punta ad aumentare la sua quota di mercato nei voli a medio raggio. Ryanair aveva già fatto una scommessa simile ordinando 100 Boing 737-800 nel 2012 subito dopo l’attacco alle torri gemelle, in un momento nel quale sembrava che si andasse verso un forte ridimensionamento del trasporto aereo. Una scommessa che ha consentito a Ryanair di inserirsi stabilmente fra le principali società di trasporto aereo in Europa e nel mondo.

Evidentemente l’amministratore delegato di Ryanair, O’Leary, conta di vincere la scommessa anche questa volta. In effetti potrebbe non avere tutti i torti poiché non appena risolto il problema della pandemia vi potrebbe essere un’esplosione della domanda turistica, soprattutto quella a basso costo servita da Ryanair. La scommessa di Ryanair è quindi una buona notizia per le prospettive del settore turistico, sicuramente fra i più colpiti dalle restrizioni alla mobilità.

E’ quindi un invito agli imprenditori del settore a non guardare solo ai problemi del presente ma anche alle opportunità che potrebbero aprirsi nei prossimi anni. Al contrario, la riduzione della domanda di trasporto aereo per affari determinata dallo smart working e della diffusione delle videoconferenze potrebbe essere duratura; con gravi conseguenze per le compagnie aree che operano sul lungo raggio e che basano gran parte dei loro margini proprio sulla clientela business. Fra queste la nuova Alitalia che grazie all’ennesima iniezione di denaro pubblico (3 miliardi che portano a oltre 12 il totale speso dallo stato italiano per salvarla) riparte con dipendenti e flotta dimezzati, ma con un piano industriale che come al solito prevede di raddoppiare flotta e dipendenti nel 2025. Viste le previsioni di mercato e le condizioni della società è probabile che a raddoppiare nei prossimi anni saranno le richieste di fondi pubblici piuttosto che le attività. L’augurio è ovviamente di sbagliarsi ma le vicende passate non lasciano troppe illusioni. Il confronto fra la vicenda di Alitalia e quella di Ryanair serve a ricordarci che le possibilità per il nostro paese di riprendersi dalla crisi non sono affidate all’entità della spesa pubblica, di cui molto si discute in queste settimane, e che troppo spesso si è dimostrata scarsamente efficace quando non dannosa. La ripresa dipenderà dalla voglia che gli italiani avranno di impegnarsi in nuove iniziative imprenditoriali per cogliere le tante opportunità che si apriranno nei prossimi anni. Dobbiamo resistere alla tentazione di pensare che l’intervento pubblico possa sostituirsi all’iniziativa imprenditoriale; al contrario, esso deve creare le condizioni affinché l’attività imprenditoriale possa dispiegarsi con la massima efficacia. Ne abbiamo le capacità e le potenzialità: per storia, cultura e creatività. L’augurio per il 2021 è che torni anche l’ingrediente mancate: la fiducia e l’entusiasmo per il futuro.

*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coord. Fondazione Merloni

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