Dice un amico. «Spiegami perché dovrei tornare al cinema. Il grande schermo? Bello, non lo nego, ma ho un televisore grande e smart, mi accontento di quello. Spiegami perché sei così contento per Corto Dorico di nuovo in presenza, l’edizione scorsa, solo online, me la sono vista con piena soddisfazione, e online trovi una marea di altri festival. In generale, spiegami perché dovremmo tornare a fare le cose che facevamo prima della pandemia, di quelli che chiami gli arresti domiciliari. E spiegami perché ce l’hai tanto su con le piattaforme, ti portano in casa tutto il cinema che vuoi e molto di più, lo sai meglio di me, l’hai scritto, non fingere di no». L’amichevole sproloquio mi sembra meriti una risposta e pubblica, è evidente che non mi son spiegato bene quando ho trattato un tema che mi sta a cuore. Punto primo: non ho nulla contro le piattaforme, ci ho visto un sacco di roba durante lockdown e coprifuoco, continuo a usarle e sebbene meno di prima. Punto secondo. Quel che rivoglio è la libertà di prima, non tornare alla vita pre-Covid tal quale. È impossibile che l’esperienza pandemica venga archiviata senza conseguenze, d’altro canto. Tanto più che il cambiamento è la regola della vita. Abitudini si perdono, abitudini si acquisiscono. Di continuo, anche senza passare per vicende eclatanti. E veniamo al punto, al cinema. In cosa differiscono visione privata e visione collettiva? Perché la prima, a mio avviso, non può sostituire la seconda? A casa abbiamo a disposizione molti più film che non riusciamo a vedere. Basta un clic, una minima pressione sul telecomando. Ne consegue che ogni scelta sia immediatamente revocabile. «A un film concediamo massimo dieci minuti. Se non ci piace, passiamo a un altro. Siamo diventati esigenti», scriveva Marco Giusti qualche tempo fa, credo di averlo citato in altro articolo, questa considerazione mi aveva colpito, non convinto del tutto. Esigenti o non piuttosto superficiali? Ci sono i film che partono sparati e quelli che carburano più lentamente, e magari si tratta di una precisa strategia che pagherà più avanti, un film richiede un minimo di pazienza.
*Opinionista e critico cinematografico