di Carlo Nordio
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Mercoledì 4 Settembre 2019, 00:05
Quando, nell’omonimo racconto di Voltaire, il padre della principessa di Babilonia si rivolge all’Oracolo per conoscere il suo futuro, l’Oracolo risponde: «mélange de tout», «vita e morte, infedeltà e costanza, perdita e guadagno, felicità e disgrazie». 
È più o meno quello che leggiamo nei nostri oroscopi e, cosa assai più grave, nei 26 punti della bozza programmatica del nuovo governo, che contiene sotto forma di edittazione solenne un caotico sincretismo dove ognuno può leggervi quello che vuole. È vero che si tratta di una bozza, e che fino a questo momento tutti si sono occupati d’altro.
È anche vero che sarebbe stato più serio, o comunque più ragionevole, dire che l’obiettivo principale, cioè l’accordo, era stato raggiunto, e che il programma, come l’intendenza, sarebbe arrivato in seguito. Ma fermiamoci sui due punti che ci interessano di più. Il primo è la Giustizia, alla quale è dedicato lo striminzito paragrafo 12.

Esso si limita ad auspicare la riduzione drastica dei tempi dei processi, e la riforma dell’elezione dei membri del Csm. Niente di più, e niente di meno. C’è da stupirsi di una così sintetica approssimazione, visto che i due contraenti hanno sempre espresso idee opposte sui mezzi da impiegare per raggiungere quei risultati. L’accelerazione dei tempi si raggiunge infatti solo in due modi. O aumentando le risorse, e queste non ci sono. Oppure riducendo gli obiettivi, cioè con una radicale depenalizzazione o introducendo la discrezionalità dell’azione penale. Argomenti sui quali le parti non concordano, o meglio concordano nel lasciar le cose come stanno. 
Quanto alle cause civili, e all’indispensabile semplificazione della procedura, non esiste nemmeno un progetto, e se esiste esiste male. Nel frattempo incombe l’avvicinarsi dell’anno nuovo, quando entrerà in vigore l’obbrobrio della sospensione della prescrizione, con intollerabile violazione del principio costituzionale della ragionevole durata del processo , e una sconfortante attesa dei dovuti risarcimenti alle vittime del reato. 
Da ultimo, le timide (timidissime) riforme garantiste - ad esempio in tema di intercettazioni - a suo tempo prospettate dal Pd e dal ministro Orlando, sembrano evaporare nel calderone del grossolano giustizialismo grillino, riportandoci verso un medioevo giudiziario indegno di un Paese civile.

Il secondo punto è l’ immigrazione clandestina, cui è dedicato il paragrafo 15, che intende coniugare «la lotta al traffico illegale con l’integrazione». A parte la consueta ipocrisia di voler incarcerare i trasportatori e nel contempo accogliere e integrare i trasportati (se questi veramente fuggono dalla guerra e dalla fame, perché dovremmo punire quelli che, sia pur a pagamento, li portano qui?) , resta la domanda : come intendete farlo? Con il metodo Minniti, fermando i flussi all’origine, o con quello Salvini, chiudendo i porti? 
Quest’ultima opzione non è stata scartata, e questo è il maggiore equivoco che grava ancora sul programma. Perché i grillini vogliono mantenere i decreti sicurezza, depurandoli delle criticità rilevate da Mattarella. Ma queste riserve sono puramente tecniche e giuridiche, come la sproporzione di alcune sanzioni e l’incertezza di alcune fattispecie, e non intaccano la “ratio”politica della soluzione adottata, che Di Maio ha pubblicamente definito come intoccabile. 

Ora, è vero che Zingaretti ha già ingoiato molti bocconi amari. Voleva votare, e si è trovato Renzi. Voleva discontinuità e si ritrova Conte. Voleva la centralità del Parlamento, e si è trovato la piattaforma Rousseau, e potremmo continuare. Cedere anche sui decreti sicurezza sarebbe un’umiliazione non ripagabile con qualche seggio ministeriale. 
Concludo. Nell’insanabile contrasto tra i due contraenti, la bozza preliminare non ci dice quale sarà l’ “aliquid datum aliquid retentum” delle parti, cioè chi cederà su cosa, e quanto. Ma sappiamo che i testacoda di entrambi, che cambiano improvvisamente direzione a seconda delle circostanze, sono nemici fatali non solo dell’ambizioso programma annunciato, ma anche dell’inizio della sua esecuzione. E che nel “mélange de tout” dell’Oracolo oltre all’ascesa è prevista anche la caduta. 

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