La Cop 26 a Glasgow (foto LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili)

Finalmente c’è una app (italiana) che ci fa crescere ecologicamente

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 5 Novembre 2021, 18:21

Una app italiana, AWorld, è stata selezionata dalle Nazioni Unite per supportare la campagna di contrasto al cambiamento climatico, se ne discute a Glasgow nella conferenza Cop26. Una app italiana promossa in un contesto internazionale non è cosa da poco, in campo tecnologico l’Italia tende a non toccare palla ed è un problema serio, un Paese che intenda recitare ruolo da protagonista sullo scenario mondiale non può restare escluso da un business in formidabile espansione e destinata a proseguire.

Messa a punto dalla startup omonima - sedi a Torino e New York - AWorld è stata rilasciata nell’ottobre 2020, non il periodo più propizio per farsi notare. Dal Google Play Store risulta essere stata scaricata oltre 10mila volte, non una enormità, probabile che ora i download aumentino. Si propone di suggerire comportamenti che diminuiscano l’impronta ecologica del singolo individuo. L’ho installata sul mio smartphone a inizio settimana, mi pare un prodotto di qualità. Punto primo, funziona.

C’è poco e niente da ridere, caro lettore. Non passo il mio tempo a testare app, ma più di una volta mi è capitato di scaricarne di intriganti, innovative, discretamente pompate da siti specializzati e attendibili, salvo scoprire che non giravano su alcun telefono. App morte in culla. Punto secondo. AWorld non è di quelle app che scassano le balle inviando notifiche a raffica. Quando ti va di usarla la apri, quando la chiudi fa la nanna tranquilla: in quattro giorni, una notifica. Punto terzo e più rilevante. Non colpevolizza l’utente.

Non ti dice, esplicitamente o implicitamente, «Sei una persona orribile, inquini da schifo», malvezzo praticato da alcuni ecologisti che in tal modo si rendono odiosi e a quel punto monti in macchina, accendi il motore e stai lì, fermo per una mezz’ora per il gusto di dar loro contro. Strutturata come un gioco, AWorld premia piuttosto i comportamenti ecologicamente corretti. Più azioni virtuose pratichi - usare meno l’auto, risparmiare acqua ed energia elettrica, fare bene la raccolta differenziata, cose così - più punti guadagni, e sali di livello. Altro dettaglio interessante.

Fra i comportamenti incoraggiati, alcuni non hanno a che fare con la riduzione d’emissioni di gas serra bensì con la qualità della vita.

AWorld invita a praticare la meditazione (la pratico), la gentilezza (ci provo, non sempre mi riesce, e ogni tanto un bel vaffa è opportuno), l’Earthing. Ignoravo cosa fosse, l’Earthing. Copio: «Entra in contatto con la terra camminando a piedi nudi. Stabilendo un contatto diretto con la terra potrai regolare l’ormone dello stress, combattere l’infiammazione e i radicali liberi, migliorare il sonno, ridurre il dolore, avere una migliore digestione e supportare il tuo sistema cardiovascolare». E farmi malissimo ai piedi. Chiedo scusa ma sull’Earthing passo, viva le scarpe.

Ci sono inoltre sfide, a tempo, da affrontare assieme ai membri della community. Nell’elenco anche un Grand Tour delle Marche, ecologico non dubito, che non so bene in cosa consista, e in questo periodo non sono in vena di Tour, lunghi o brevi, reali o virtuali, sarà per il prossimo. Mi piace inoltre, punto ultimo, che l’impatto dei pur necessari cambiamenti nello stile di vita di ognuno di noi non venga sopravvalutato. Non basteranno a impedire la catastrofe climatica annunciata dalla maggioranza (schiacciante) dei climatologi. (A proposito, i buontemponi in servizio permanente effettivo cosa aspettano a lanciare alti lai contro la Dittatura Climatologica?).

Per la transizione ecologica serve un accordo globale e cogente, la tempistica stabilita, fra gli Stati, e vediamo cosa partorirà in tal senso la Cop26. Il solito topolino, c’è ragione di temere, l’accordo parzialissimo, quasi evanescente, sullo stop all’utilizzo del carbone parla chiaro. E servono ingenti capitali privati. Sotto questo aspetto, da Glasgow giungono buone nuove, banche e fondi d’investimento sembrano essersi svegliati, si dicono pronti a finanziare la transizione con 100 trilioni di dollari in 30 anni. Sanno che se la febbre della Terra andasse fuori controllo il danno economico sarebbe ben superiore. Per tacere delle perdite di vite, degli inevitabili esodi biblici.

Opinionista e critico cinematografico

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