Care lettrici, cari lettori oggi vi racconterò qualcosa che potrebbe apparire paradossale o ridicolo e rischiare di passare agli annali come un brutto esempio di politica. Una commissione istituita dal consiglio comunale di Ancona si è espressa negativamente sulla proposta di referendum, formulata da un comitato che include decine di associazioni e tantissimi cittadini, per l’area marina protetta del Conero. La vicenda è nota ma la sintetizzo in breve: da oltre vent’anni aspettiamo l’istituzione dell’area protetta, mai concretizzata a causa della fiera opposizione di pescatori subacquei e alcuni diportisti. Un comitato promotore ha proposto prima dell’estate un referendum chiaro e inequivocabile: “E’ favorevole all’istituzione dell’Area Marina Protetta Costa del Conero nel tratto di costa compreso tra gli ascensori del Passetto e lo Scoglio denominato “La Vela” in località Portonovo, ai sensi delle leggi n. 979 del 1982 e n. 394 del 1991, per garantire, … la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale dell’area marina interessata…”. La commissione che, per regolamento comunale, dovrebbe esprimersi solo sull’ inequivocabilità del quesito, ha risposto dopo tre mesi che non era accettabile poiché non era chiaro. E si è spinta oltre, suggerendo come correggerlo per far comprendere bene ai cittadini i veri rischi dell’istituzione di un’area marina protetta. Ha scritto di proprio pugno i divieti che ne deriverebbero. Alcuni esempi? Secondo il comitato deve essere specificato che non si potrebbero più fare “attività pubblicitarie al di fuori dei centri urbani”. Oppure che sarebbe vietata “la raccolta e il danneggiamento delle specie vegetali, salvo nei territori in cui sono consentite le attività agro-silvo-pastorali”. Per caso voi conoscete centri urbani galleggianti e attività di pascolo nel mare del Conero? Lo so, viene da ridere ma non è finita qui. Il comitato ha anche chiesto di includere false dichiarazioni, perché non è vero che sarebbe vietata la raccolta dei “moscioli” o le attività di pesca sportiva con le canne o delle cooperative locali. Ma non è tutto: le richieste del comitato regionale includono la specifica che non sarebbe possibile “l’apertura e l’esercizio di cave, miniere e di discariche” e dulcis in fundo, vietati anche i “fuochi all’aperto”. Raccomandazioni preziose queste per i pescatori che volessero diventare minatori o i diportisti che non potrebbero più accendere falò in mezzo al mare.
* Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine
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