Coronavirus, la Cig non arriverà prima di maggio: «Le banche non possono anticipare i soldi»

Coronavirus, la Cig non arriverà prima di maggio: «Le banche non possono anticipare i soldi»
Coronavirus, la Cig non arriverà prima di maggio: «Le banche non possono anticipare i soldi»
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Venerdì 10 Aprile 2020, 15:23 - Ultimo aggiornamento: 15:52
Brutte notizie per chi deve ricevere i soldi della cassa integrazione: secondo quanto rivela un sondaggio tra un campione di 4.500 consulenti del lavoro, i pagamenti degli ammortizzatori sociali non arriveranno prima di maggio, perché «le banche non son pronte per anticipare la cassa integrazione». Situazione complessa dunque, soprattutto al Sud. Per «il 91% degli interpellati» gli assegni verranno realisticamente liquidati solo il mese prossimo, e «l'83% denuncia la mancata operatività degli accordi per dare il via libera alle procedure per l'anticipazione bancaria» delle somme. 

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Secondo la testimonianza dei consulenti del lavoro che stanno seguendo le aziende in tempo di emergenza da Coronavirus, «il 17% delle banche è, ad oggi, operativa», tuttavia permane un forte 'gap' nella Penisola, giacché «se al Nord la quota di filiali attiva è pari al 28%, il dato scende al Centro (12%) e nel Meridione (11%)». Colpisce, poi, come a scontare «incredibili ritardi» per l'anticipazione della cassa integrazione siano «non solo i piccoli ma anche i grandi istituti di credito: è più del 70% degli iscritti all'Ordine professionale a segnalare la mancata operatività degli accordi».

Complessivamente, viene segnalato nel sondaggio, «l'impianto di strumenti messo a punto per fronteggiare l'emergenza si dimostra largamente inefficace per offrire quella rapidità di risposta, elemento essenziale a garantire un'effettiva tutela dei lavoratori.
Molti sono i fattori che la stanno ostacolando, ma più di tutti pesa la pluralità ed estrema eterogeneità degli strumenti a disposizione per l'emergenza (secondo l'84% degli intervistati), mentre sarebbe stato più utile e semplice un ammortizzatore sociale unico». Altra criticità, infine, (per il 84,1% dei consulenti del lavoro intervistati) «viene segnalata dall'errore di aver concentrato la gestione di tutto il sistema di interventi in un unico soggetto, l'Inps», si sottolinea.


 
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