Statali, finisce alla Consulta
il blocco delle retribuzioni

Statali, finisce alla Consulta il blocco delle retribuzioni
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Sabato 30 Novembre 2013, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 16:13
ROMA - Per ora solo un sospetto. Ma un sospetto fondato. Aver congelato per anni le retribuzioni dei soli dipendenti pubblici potrebbe essere incostituzionale. Il dubbio venuto al tribunale del lavoro di Roma, che ha trasmesso alla Consulta gli atti a valle di un ricorso presentato da due sindacati di categoria, Flp (Federazione lavoratori pubblici) e il Fialp (Federazione italiana lavoratori pubblici). Secondo i magistrati aver bloccato le dinamiche contrattuali e retributive per un periodo così lungo, dal 2011 al 2014 (e ora fino al 2018 con la nuova legge di stabilità), accollando solo sui dipendenti pubblici il peso della crisi economica, potrebbe essere contrario alla Carta. «È stato riconosciuto un fondamentale diritto», ha commentato Marco Carlomagno,, segretario generale del Flp, «e cioè che i sacrifici della crisi economica non possono essere addossati sui soli dipendenti pubblici. Adesso», ha aggiunto, «speriamo in un’ispirata decisione della Corte Costituzionale.



CONTI A RISCHIO

Per il governo il ricorso alla Consulta è un’enorme spada di Damocle che pende sui conti pubblici. La stretta sugli stipendi degli statali ha permesso di risparmiare fino ad oggi qualcosa come 11,5 miliardi di euro. Il nuovo blocco della contrattazione inserito dal governo Letta nella manovra finanziaria, dovrebbe permettere ulteriori risparmi per altri 5 miliardi di euro, grazie non solo al congelamento delle retribuzioni, ma anche al blocco del turn over fino al 2018.



Cosa deciderà la Consulta? Difficile dirlo, così come è difficile riuscire ad indovinare i tempi che saranno necessari ai supremi giudici per pronunciarsi. Tuttavia, le ultime decisioni prese dalla Corte su questioni che hanno riguardato stipendi e pensioni sono sempre state di una sonora bocciatura per le misure del governo. Come nel caso del taglio sugli emolumenti della pubblica amministrazione superiori a 90 mila euro (riduzione del 5%) e a 150 mila euro (riduzione del 10%), giudicato incostituzionale perché contrario all’articolo tre della Carta, quello che stabilisce l’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. O, ancora, la bocciatura del prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro, respinto con perdite dai giudici della Consulta perché giudicato irragionevole e discriminatorio. Ma se su stipendi e pensioni d’oro ballavano ”poche” decine di milioni, su un’eventuale bocciatura del blocco degli stipendi sono in gioco svariati miliardi.