Disgelo Squinzi-governo
"Insieme per la crescita"

Disgelo Squinzi-governo "Insieme per la crescita"
di Giusy Franzese
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Martedì 18 Marzo 2014, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 09:26
BERLINO - Pochi minuti di colloquio privato durante l’aperitivo. Ha lo sfondo delle stanze del governo di Berlino, il primo faccia a faccia tra il premier e il presidente di Confindustria. È il primo incontro dopo la presentazione la settimana scorsa a Palazzo Chigi del poderoso piano di interventi per la ”svolta buona”. Breve. Ma a volte pochi minuti possono valere tanto. Magari per dirsi che si, è noto, Confindustria avrebbe preferito privilegiare il taglio dell’Irap anziché quello dell’Irpef, però adesso l’importante è che si imbocchi con determinazione la strada della crescita e si rilanci davvero la competitività.



Alla fine è il mix di misure che conta e in quel mix, per le imprese, c’è lo sblocco di tutti i debiti della pubblica amministrazione, c’è comunque un primo taglio dell’Irap e dell’energia, c’è il rafforzamento del fondo di garanzia per il credito alle piccole aziende, c’è un decreto che semplifica l’utilizzo dei contratti a termine e dell’apprendistato. C’è soprattutto l’impegno a intervenire drasticamente sulla spesa pubblica improduttiva in modo da impiegare le risorse per rendere il Paese più veloce, più moderno, più competitivo. Per dare il via al «Rinascimento industriale» evocato dal premier durante la conferenza stampa con la Merkel. Ed invocato - con un appello congiunto Confindustria e Bdi (la potente associazione degli industriali tedeschi) - da Squinzi.



Chi da lontano li ha visti parlottare, Renzi e Squinzi, li ha descritti più che cordiali. D’altronde non è un caso che la mission dell’Italia a Berlino - bilaterale dei governi, bilaterale tra gli industriali - è avvenuta contestualmente e si è conclusa con una cena ufficiale tutti insieme, appassionatamente: Merkel, Renzi, i ministri economici e le delegazioni imprenditoriali guidate da Squinzi e il suo omologo tedesco (che, per le casualità del destino porta lo stesso cognome dell’italiano più anti-Merkel che ci sia, Grillo).



Germania e Italia sono primi e secondi nella classifica dei paesi manifatturieri europei. E tra l’altro con un forte interscambio commerciale.



La potenza di fuoco Insieme rappresentano una potenza di fuoco enorme: il 45% del Pil europeo. Ora le imprese, con un appello scritto, chiedono ai propri governi «un’ambiziosa e coerente strategia di politica industriale in vista del Consiglio europeo del 20-21 marzo», che metta al centro di «tutte le politiche Ue la competitività».



Un appello immediatamente accolto dal premier. Che, durante la conferenza stampa con la Merkel, osserva: «È bello vedere il percorso che l’Italia e la Germania, come grandi economie manifatturiere, stanno facendo verso un nuovo Rinascimento industriale europeo. Vogliamo un’Europa competitiva a livello globale». Renzi parla di «obiettivo condiviso fin dal prossimo Consiglio europeo». E ammette: «Siamo convinti che c’è molto lavoro da fare ma lo faremo insieme con determinazione, coraggio e ambizione».



L’industrial compact Le imprese italiane e tedesche - nell’appello consegnato ai rispettivi ministri dell’Industria, Federica Guidi e Sigmar Gabriel - chiedono un vero ”industrial compact” con tre obiettivi principali: incrementare il contributo dell’industria al 20% del Pil dell’UE entro il 2020; porre la competitività industriale al centro del nuovo pacchetto energia e clima 2030; sostenere un’importante agenda di liberalizzazione commerciale, intensificando gli sforzi per raggiungere un ambizioso accordo commerciale con gli Stati Uniti.

Tre obiettivi non solo per uscire dalla più lunga e pesante crisi economica dell’era industriale, ma per ripartire alla grande. «La crisi finanziaria ha evidenziato che i benefici di un forte e stabile settore manifatturiero sono essenziali per assicurare sviluppo e occupazione nel nostro continente. Nessuna grande economia può prosperare senza una forte base manufatturiera e solo rivitalizzando questo settore possiamo riprendere il cammino della crescita» ha detto Squinzi nel suo intervento al summit bilaterale con i colleghi tedeschi, evidenziando che quanto fatto finora a livello di politiche Ue non è abbastanza. Nella delegazione di imprenditori italiani a Berlino, oltre Squinzi, c’erano l’ad di Enel e vicepresidente di Confindustria, Fulvio Conti, il presidente del gruppo Menarini, Lucia Aleotti, e l’ad di Generali, Mario Greco.



Già nell’ottobre scorso, al termine della terza edizione a Bolzano del meeting Confindustria-Bdi, le due associazioni degli industriali hanno chiesto all’Europa un ”industrial compact“. Nel documento si faceva presente, tra le altre cose, che la crescita trainata dall’industria «deve essere considerata come la soluzione migliore all’ingente peso del debito pubblico e all’elevata disoccupazione».

La Germania è il principale mercato di sbocco del nostro export (12,5% del totale nel 2012) ed è quella che si accaparra la quota maggiore di import (14,5%). Con quasi 49 milioni di euro occupiamo il quinto posto nella tabella dei fornitori tedeschi, subito dopo gli Stati Uniti, con una quota sul totale dell’import tedesco del 5,38%.