Incontro governo-sindacati, fumata nera
Sulla scuola la mobilitazione va avanti

Incontro governo-sindacati, fumata nera Sulla scuola la mobilitazione va avanti
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Lunedì 25 Maggio 2015, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 19:14
ROMA - L'impianto generale della riforma della scuola «va salvaguardato nel passaggio al Senato perché autonomia, valutazione e merito per noi restano centrali». Lo ha sottolineato il ministro, Stefania Giannini, incontrando oggi al Miur i sindacati della scuola.

Sul tema della valutazione è possibile «specificare ulteriormente i contenuti del testo per garantirne ancora di più l'oggettività pensata e voluta dal Governo» ha aggiunto il ministro che ha fatto un appello al «senso di responsabilità» in vista delle prossime mobilitazioni. Le mobilitazioni potrebbero infatti, come annunciato dai sindacati di settore, coincidere con il periodo degli scrutini.



I sindacati però si dicono insoddisfatti e confermano la mobilitazione. «Un'altra fumata nera: la convocazione al Miur è stata soltanto un atto di cortesia, ma è chiaro che non ci sono significativi margini di trattativa sui nodi cruciali del ddl il cui impianto complessivo resta inaccettabile. Come abbiamo ribadito durante l'assemblea nazionale della Gilda che si è svolta lo scorso week end a Salerno, la mobilitazione prosegue con lo sciopero degli scrutini e le numerose iniziative di protesta in tutta Italia». Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.



Sul fronte delle assunzioni, Di Meglio ha sottolineato la necessità di un piano pluriennale per la stabilizzazione di tutti i precari che ne hanno maturato il diritto e ha sottolineato l'incostituzionalità della chiamata diretta nella scuola da parte dei dirigenti scolastici «che lascia spazi di discrezionalità inammissibili». No anche alla triennalità del contratto e agli ambiti territoriali «perché, come stabilisce anche il codice civile, ogni lavoratore ha diritto, superato un periodo di prova e salvo comprovate esigenze, a permanere nel suo luogo di lavoro».



«Riteniamo poi offensivo - aggiunge Di Meglio - l'inserimento di genitori e alunni nel comitato di valutazione che dovrebbe giudicare l'operato degli insegnanti: i docenti non sono contrari al merito, ma vogliono che sia stabilito da persone competenti perché la scuola non è un'azienda con il compito di soddisfare le richieste dei clienti, ma un'istituzione dello Stato che deve formare culturalmente e

responsabilmente le future generazioni del Paese».



«Ancora chiusure da parte del Governo», commenta il segretario generale della Uil Scuola, Massimo di Menna. «Al ministro - spiega Di Menna - abbiamo evidenziato le proposte di modifica da apportare al disegno di legge all'esame del Senato. Abbiamo riportato, nero su bianco, le esigenze del personale della scuola alla base della protesta: immissioni in ruolo dei precari, ruolo dei dirigenti, tutele contrattuali. Va previsto un piano pluriennale di assunzioni per i precari con oltre tre anni di servizio e abilitati, a copertura dei posti esistenti. Vanno date certezze al personale della scuola dell'infanzia e al personale Ata».



«Va tolta - prosegue il numero uno della Uil Scuola - la discrezionalità dei dirigenti nella scelta degli insegnanti. Il sistema degli ambiti territoriali così come sono previsti per settembre, sistema che prevede dirigenti che scelgono docenti, docenti che si auto propongono in un ambito provinciale, determinerà ulteriori difficoltà ad inizio anno scolastico». Così come, «sulla valutazione e il riconoscimento del merito siamo alla scuola al contrario. Quel che non è riuscito a fare il '68 - rilancia il segretario della Uil Scuola - lo ipotizza il disegno di legge con gli studenti che danno i voti agli insegnanti. Non si può definire per legge il rapporto di lavoro - aggiunge Di Menna - le ricadute sul lavoro dei provvedimenti di legge vanno regolate per contratto. Va attivato un confronto per dare avvio al

negoziato per un contratto di lavoro davvero innovativo.



«L'incontro di oggi, in cui tutti i sindacati rappresentativi hanno esposto in modo concorde le loro critiche e proposte di modifica in merito al ddl Buona Scuola passato in parlamento, è stato caratterizzato da uno strano stile che definirei di non confronto. Evidentemente, l'unilateralità introdotta con la figura del super-preside rispecchia quella adottata dal premier Renzi e dai membri del suo governo, in questo caso dal ministro Giannini». Così il segretario generale dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi.



«Continua il confronto avviato dal Governo sul disegno di legge La Buona Scuola. Nell'incontro di oggi - ha spiegato invece il ministro al termine della riunione - siamo entrati ulteriormente nel dettaglio del provvedimento in vista del passaggio al Senato, i cui lavori cominceranno nei prossimi giorni». Il Ministro ha ribadito che il ddl «rappresenta un punto centrale dell'azione di questo Governo»: «noi crediamo che il nostro provvedimento proponga un ribaltamento di paradigma perché, a differenza del passato, non si effettuano tagli ma si stanziano fondi, si affronta il tema del precariato dando una risposta importante attraverso un piano di assunzioni straordinario e si ripristina quanto previsto dalla Costituzione con l'accesso all'insegnamento per via concorsuale».



«Il governo e la maggioranza da giorni millantano di voler ascoltare il mondo della scuola e apportare modifiche al Ddl Istruzione, ma alla prima prova dei fatti hanno dimostrato che la loro è un'apertura solo di facciata, a uso e consumo elettorale in vista delle Regionali». Lo denunciano i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Cultura di Camera e Senato. «Al di là degli annunci - continuano - la sostanza non è cambiata e il governo sta andando avanti per la sua strada con l'arroganza e la miopia di sempre. Prova ne sono le audizioni farsa che si terranno mercoledì e giovedì in Commissione Cultura al Senato: il M5S aveva presentato un elenco di soggetti da audire, tra cui associazioni di pedagogisti, precari, rappresentanti dei Quota 96, associazioni che si occupano dell'integrazione degli immigrati a scuola, persone che sulla riforma hanno tanto da dire e che non si possono escludere. Ma il presidente della Commissione, il renziano Andrea Marcucci, lo stesso che nei giorni scorsi diceva di volere fare presto e bene, non ha accolto nessuna delle nostre proposte». «Non solo ha deciso lui chi audire in Commissione, ma ha anche fissato il termine per la presentazione degli emendamenti a soli tre giorni dalle audizioni, negandoci di fatto ogni possibilità di ascoltare il mondo della scuola e di recepirne istanze e sollecitazioni. Ora è chiaro a tutti qual è la sua idea di far bene: eseguire gli ordini del premier e compiacerlo», concludono.
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