Poste, via libera alla privatizzazione
Letta: il controllo resterà allo Stato

Enrico Letta
Enrico Letta
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Venerdì 24 Gennaio 2014, 19:40 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 12:00
ROMA - Via libera alla provatizzazione di Poste ed Enav, l'Ente nazionale dell'aviazione civile, la societ che gestione il controllo del traffico aereo sui cieli italiani. Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi i due decreti che danno il via alla privatizzazione delle due aziende.



«In entrambi i casi si tratta della cessione di quote non di controllo», ha detto il premier Enrico Letta. «E' importante la rapidità e che il percorso di provatizzazione di Poste e Enav si compia entro il 2014», ha sottolineato ancora il presidente del Consiglio. Oltre a Poste ed Enav «quest'anno si faranno altre operazioni di privatizzazione che consentiranno all'Italia di presentare un percorso di riduzione del debito che sarà la prima del nostro Paese dopo 6 anni di crescita continuata», ha aggiunto il premier, confermando che l'incasso delle privatizzazioni andrà a riduzione del debito.



Una operazione da almeno 4 miliardi: obiettivo che per Saccomanni «potrebbe essere raggiunto. Spero di sì», dice il ministro, mentre il premier Enrico Letta si spinge ancora oltre: «possiamo arrivare a 6, 7, 8 miliardi» importanti per il bilancio dello Stato perché vanno a riduzione del debito.



«Si comincia con il 40% di Poste, poi vediamo», ha detto ieri al World Economic Forum di Davos in Svizzera il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, indicando la quota per un primo step del collocamento sul mercato della società guidata da Massimo Sarmi, fermo l'obiettivo di non rinunciare al

controllo dello Stato che non diluirà la sua partecipazione sotto il 51%.



Si conferma così l'intenzione del Governo di stringere sul dossier privatizzazioni, la dismissione parziale di nove società pubbliche annunciata a fine novembre. Anche per quanto riguarda Enav sul mercato dovrebbe finire il 40%. Il Governo può contare sull'interesse già riscosso tra fondi di investimento dei Paesi del Golfo ed in Nord Europa.



Per le Poste i tempi complessivi sono quelli indicati martedì dal viceministro dello Sviluppo economico, Antonio Catricalà: tra i 5 e i 6 mesi per definire i dettagli dell'operazione e concluderla. La strada scelta, salvo sorprese, è quella di portare il 40% del gruppo postale in Borsa, con una collocazione in parte riservata agli investitori istituzionali e per la quota restante aperta al mercato retail dei risparmiatori. C'è attesa anche per la definizione delle condizioni con cui parte della quota sul mercato, si ipotizza il 5%, verrà riservata ai 145mila dipendenti postali.



Il primo ministro ha però ricordato di voler aver un occhio di riguardo proprio per i dipendenti, con l'intenzione di «far partecipare i lavoratori al

destino della loro azienda». In particolare, «una parte delle azioni sono destinate ai dipendenti e spingerò»

perché una rappresentanza dei lavoratori «possa essere presente negli organi della società», sul «modello tedesco».