In Italia la pensione di reversibilità spetta al coniuge supersite (l'importo è pari al 60% della pensione) e ai figli se non hanno superato i 18 anni (26 se studiano all'Università). La pensione può essere erogata per intero nel caso di coniuge superstite con due o più figli. L'assegno può spettare anche ad altri familiari se a carico della persona che ha perso la vita. Ci sono percentuali di riduzione dell'assegno tra il 25% se il superstite ha un reddito superiore a tre volte il trattamento minimo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti e il 50% nel caso di reddito superiore a cinque volte il trattamento minimo.
Secondo il rapporto, l'Italia è il Paese con la maggiore spesa per pensioni di reversibilità rispetto al Pil: nel 2017 oltre il 2,5% del PIl a fronte di una media Ocse dell'1%.
Seguono l'Italia la Grecia e la Spagna. Il dato è legato anche alla bassa occupazione femminile. Spendono meno dello 0,5% del Pil, tra gli altri l'Australia, il Canada e il Regno Unito.
Al tempo stesso l'Italia, dopo la Turchia e l'Ungheria, è il Paese dove è più basso l'importo di pensione che si avrebbe in assenza di pensione ai superstiti. In pratica, poiché nel nostro Paese la percentuale di lavoro femminile è molto bassa la pensione di reversibilità è essenziale per il superstite (nella stragrande maggioranza donne). Il reddito da pensione di un superstite in Italia al momento è l'80% rispetto al reddito precedente la morte del partner ma in assenza di pensione ai superstiti scenderebbe sotto il 20% a fronte di una media Ocse intorno al 40% (Germania vicino all'80% mentre il Regno Unito lo supera).