La parità di genere conviene, ma è ancora lontana, soprattutto nei salari. Ecco perchè servirebbero più donne "ai piani alti"

La parità di genere conviene, ma è ancora lontana, soprattutto nei salari. Ecco perchè servirebbero più donne "ai piani alti"
La parità di genere conviene, ma è ancora lontana, soprattutto nei salari. Ecco perchè servirebbero più donne "ai piani alti"
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Lunedì 7 Marzo 2022, 15:23

Parita di genere, soprattutto salariale, ancora lontana. È quanto emerge dalle eleborazioni del Centro Studi Orietta Guerra Uilca, che sottlinea come sarebbe, d'altro canto, conveniente un maggiore accesso femminile alle cariche più elevate tanto politico quanto econommiche. "Quello italiano - spiega il centro studi - è un settore bancario composto per il 46,9% da donne, di cui però solo lo 0,8% ha incarichi dirigenziali, il 31,5% ha il ruolo di quadro direttivo e il 67,7% di impiegate. I dati sulle assunzioni, nel 2019, evidenziano come il 53,1% delle donne abbia un contratto a tempo indeterminato e il 37,3% un contratto a termine contro, rispettivamente, il 62,3% e il 28,7% degli uomini. Nelle banche italiane aderenti all’Abi il 25% delle donne ha un contratto part time, mentre solo l’1,6% degli uomini ha la stessa tipologia di contratto. In un’area vasta come l’Europa la disparità salariale, che nel 2019 era mediamente del 14,1%, evidenzia valori diversi fra i vari settori economici, anche rapportato all’età delle persone. In Italia nel 2019 il gender gap medio era del 4,7%, con una punta del 22,7% per il settore finanziario e assicurativo. L’analisi sulla differenza salariale di genere, condotta dal Centro Studi Uilca Orietta Guerra in occasione della Giornata Internazionale della Donna, dimostra ancora una volta il livello di disparità in Italia, e nel mondo, rispetto a un corretto ed equo riconoscimento del valore e del merito delle donne. “Una situazione che, oltre a essere profondamente ingiusta, è del tutto priva di logica e prospettiva rispetto alla dimostrazione che il contributo delle donne nel mondo del lavoro, dal punto di vista lavorativo come da quello imprenditoriale, è superiore a quello maschile in termini di efficienza e di produttività. In questo contesto servono soluzioni concrete che invertano questa tendenza, a partire dai settori economici e finanziari in cui opera la Uilca, dove tali differenze sono ancora più accentuate”, commenta Fulvio Furlan, segretario generale Uilca. Uno degli aspetti che incide su queste percentuali è la presenza di bambini di età inferiore ai sei anni in famiglia. Ciò, secondo il rapporto Progress of the world’s women , riduce del 5,9% a livello mondiale il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, mentre lo incrementa del 3,4% per gli uomini.

La parità di genere è il quinto degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu , che ricorda come vi siano 10 milioni di giovani donne che rischiano di divenire “spose bambine”. Secondo queste statistiche, una donna su tre è stata oggetto di violenze psichiche e/o sessuali. La presenza femminile nella vita politica e amministrativa dei Paesi, così come nel mondo delle imprese, è relativamente bassa : solo il 25,6% di donne siede nei parlamenti nazionali, il 36,3% nei governi locali e il 28,2% ricopre il ruolo di manager aziendale.

Anche in Italia la presenza delle donne nella vita politica è ridotta: al 31 dicembre 2019 i sindaci donne erano il 14,4% mentre le consigliere comunali il 32,7%. La politica è tuttavia un’automobile cha ha bisogno di energia per muoversi e questo ruolo risiede nel denaro e nella ricchezza. Le donne nel 2019 possedevano solo il 32,5% della ricchezza mondiale, con una proiezione del 34,2% nel 2023 e un tasso di crescita del 7,2% contro il 5,2% per gli uomini . Sebbene le aree dove è maggiormente presente la ricchezza femminile siano quelle dei paesi sviluppati, si può notare che i tassi di maggiore crescita della ricchezza si registrano in Asia, America latina e in Africa. Da menzionare anche l’Est Europa dove, tuttavia, l’invasione della Russia in Ucraina sembra aprire scenari a oggi non prevedibili, non solo nei Paesi dell’ex Patto di Varsavia, ma nell’intera Unione Europea. La volontà delle donne di gestire la ricchezza si evince anche dall’aumento dell’apertura di conti correnti bancari a proprio nome: +45,7% dal 2011 al 2017. Oggi, il 67% delle donne nel mondo ha un rapporto finanziario con un istituto di credito, contro il 74% degli uomini. Il conto corrente, così come la rete bancaria nella sua forma fisica e digitale, può rappresentare in certi Paesi uno dei punti di contatto e di ascolto per fornire capitali e consigli imprenditoriali utili a migliorare le condizioni di vita delle donne. Il ruolo delle donne nell’economia diviene sempre più importante: uno studio di Boston Consulting Group12 ha rilevato che 1$ investito in una start up di proprietà di una donna genera entrate per 0,78$ contro i 0,31$ di quelle gestite da uomini. Per la Banca Europea degli investimenti con una maggior presenza di donne imprenditrici si prospetta un incremento del Pil globale del 26% annuo, oltre a 160 trilioni di dollari di maggior ricchezza e un 15% di probabilità di migliori risultati aziendali 14. Il World Economic Forum15 sul gender pay, prima della pandemia da Covid-19, aveva stimato che sarebbero stati necessari 257 anni prima che donne e uomini raggiungessero la parità salariale: un aumento di 55 anni rispetto alla previsione di 202 anni nel 2018. Sulla stessa linea anche una ricerca di Ubs, secondo cui un divario retributivo di genere del 10% può portare a una differenza di ricchezza del 40%, che sale all'85% per un divario retributivo di genere del 20%16. Il gender gap diventa quindi, senza esagerare, un problema di sviluppo economico e di salute pubblica, soprattutto in quegli Stati che stanno riducendo il ruolo del welfare per pensioni e sanità, a scapito di quello privato. 

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