Guerra, turismo in Italia a picco: a Roma persi 150 milioni senza big spender russi (e Pasqua sarà un flop)

Il conflitto ha già provocato uno stop agli arrivi mettendo in ulteriore seria crisi il settore turistico, già fortemente indebolito dai due anni di pandemia

Guerra, turismo in Italia a picco: a Roma persi 150 milioni senza big spender russi (e Pasqua sarà un flop)
Guerra, turismo in Italia a picco: a Roma persi 150 milioni senza big spender russi (e Pasqua sarà un flop)
di Mario Ajello
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Lunedì 7 Marzo 2022, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 19:33

Sembrava che stessero ripartendo la grande industria italiana del turismo . E invece, dopo il buio del
Covid, la guerra . Tutto il flusso di presenze e denaro derivante dai viaggi e dai soggiorni nel Belpaese viene messo in mora dal conflitto Mosca-Kiev e dalla chiusura dei cieli che dal 27 febbraio inibisce agli aerei russi di fare scalo anche in Italia. Questo ha già provocato uno stop agli arrivi mettendo in ulteriore serie crisi il settore turistico, già fortemente indebolito dai due anni di pandemia. 

Solo a Pasqua l'assenza dei visitatori provenienti da Mosca e dalle altre città della Federazione governata da Putin si tradurrà in alcune decine di milioni di euro di mancati incassi per le nostre strutture ricettive. I turisti russi sono considerati top spender, al pari di americani e cinesi. Grandi amanti degli hotel a cinque stelle e delle boutique di abbigliamento griffate, nel 2019 sono stati circa 1,7 milioni i russi che hanno soggiornato in Italia per turismo, con 5,8 milioni di presenze. 

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L'allarme turismo in tutta Italia

Ora Roma, il Lazio e tutti i luoghi di pregio della Penisola, dalla Costa Smeralda alla Versilia, dalla Sicilia dove il presidente Musumeci lancia l'allarme ("L'azzeramento del turismo russo non solo a Taormina sarà una mazzata pesante") alle altre isole, il settore turistico trema anche perché non si capisce quando la guerra potrà finire e se la diretta rischia di diventare un nuovo condito mondiale. Il problema è quello delle ricadute delle sanzioni contro Mosca che bloccano il turismo russo di base e anche quello assai ingente dei super ricchi. 

Per capire la portata della batosta, occorre fare un passo indietro al 2019, alla fiera Mitt Moscow. Gli stand italiani erano affollati, con una crescita del settore del 4,5 per cento e l’Italia considerata la meta turistica preferita dai russi in Europa e la terza nel mondo, dopo Turchia e Thailandia. Adesso, il vuoto. Già dalla Pasqua ortodossa (che nel 2022 cade il 24 aprile) erano attesi i primi arrivi – solitamente 175 mila di pernottamenti e quasi 20 milioni di ricavi – che proseguivano fino ad autunno inoltrato. Così ogni anno negli ultimi anni, ma stavolta no. Ed è un colpo alla nostra economia che dalla riviera  romagnola in giù sta provocando negli albergatori e in tutto l’indotto del turismo - per esempio le società di pullman e le aziende di taxi -  uno spavento terribile. Perché in Italia il turismo russo è considerato uno di quelli con la maggior capacità di spesa oltre che al top per numero di presenze. 

La storia del turismo russo

Viene meno un grande fetta di mercato e si interrompe un trend positivo ormai da decenni.

Il turismo russo in Italia è infatti un fenomeno iniziato dalla metà degli anni Ottanta. Già nel 1991, rispetto ai cinque anni precedenti, quadruplicarono gli arrivi da quella che era all'epoca ancora l’Unione Sovietica, arrivando a un milione di presenze. L’incremento è stato costante negli anni al punto che l'Enit, l'Ente nazionale per il Turismo, nel 1995 decise di aprire un ufficio direttamente a Mosca, per favorire e accompagnare il flusso crescente di turisti russi verso il nostro Paese. Dell'Italia, i russi amano l'arte, l'ambiente, la moda, lo stile, il cibo, i vini, veri e propri "ambasciatori" che nel tempo hanno contribuito a forgiare quell'immagine di Paese che attrae più di tutti anche i turisti e i visitatori dell’est.

Il vero salto di qualità del turismo russo in Italia lo si è avuto a partire dal 2003, quando Putin alla fine di agosto è stato ospite di Silvio Berlusconi nella stessa villa in cui nel 2002 avevano già potuto trascorrere qualche giorno in riva al mare le sue due figlie adolescenti: Maria e Katerina. Dal 2003, l'Italia si è spesa molto per facilitare gli ingressi dei russi nel Belpaese, a partire dalla semplificazione delle procedure burocratiche e dalle facilitazioni  nel rilascio dei visti. 

A cominciare dal 2009 e fino al 2014 i pernottamenti di turisti russi in Italia sono passati da poco meno di 3 milioni e 600mila a quasi 8 milioni, mentre la spesa è salita da 623 milioni a 1 miliardo e 328 milioni di euro, grazie anche alla capacità di offrire pacchetti differenziati per tutte le tasche: dal turismo deluxe alla formula del "tutto compreso".

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I big spender russi

Il turismo russo è fatto soprattutto di "big spender”. Non solo oligarchi e magnati, ma persone con un certo reddito e tenore di vita. Nel 2014 un'indagine sul turismo internazionale dell'Italia, realizzata dalla Banca d'Italia, stabilì che i russi sono un segmento molto ricco con una capacità di spesa giornaliera che nel solo 2013 è stata di 170 euro, superiore del 65% a quella degli altri  turisti stranieri che sono soliti soggiornare in Italia.

Contrariamente a quel che potrebbe accadere oggi, la prima crisi ucraina del 2014 non è riuscita a invertire la tendenza e a frenare il flusso dei turisti russi verso l’Italia. Nonostante la contrapposizione tra Russia e Occidente, la svalutazione del rublo e il rallentamento economico, il turismo russo verso l'Italia all'epoca ha tenuto con una certa efficacia ed è persino cresciuto del 3% rispetto al 2013. 

I timori per l'estate

Adesso, guardando ai mancati arrivi e a una Pasqua senza russi, l’Italia turistica è già una valle di lacrime. Si teme per l’estate, anche. Prendiamo il caso Ischia, per esempio. Nel 2019 l’isola del
golfo di Napoli era scelta dal 70 per cento dei russi che arrivavano in Campania. Anche in questo caso, terme, spa e fascia luxury cinque stelle erano le mete più ambite. Oggi in forte crisi: diversi hotel sono venduti all’asta e le strutture ricettive sono indebitate con le banche. E questo per causa del
Covid. La guerra sta cominciando a fare il raro. In un settore che nel 2022 vedeva la possibilità di un riscatto proprio grazie a quel trend pre-pandemia e almeno 10 anni di lavoro serrato con tour operator e destination manager volto a costruire una linea fidelizzata di  russi con forte capacità di spesa. Nemmeno il Garda è esente dalle ricadute della crisi ucraina. La mancanza dei russi, secondo stime Istat, porterebbe a 20 milioni di introiti in meno. Quanto alla Capitale, pessimismo assoluto.  

Il problema Roma

Il cielo su Roma, per i voli russi, è chiuso. Nessun aereo commerciale né privato.  Dal 2019, tra il Covid e Sputnik, il vaccino non riconosciuto, i turisti russi non arrivavano più qui. E la loro mancanza si fa sentire soprattutto negli alberghi e i negozi di lusso. Confcommercio e Confesercenti stimano che il giro d'affari perso si aggiri sui 150 milioni: tanto spendeva, prima della pandemia, il milione di persone che da Mosca veniva in vacanza a Roma. Introiti andati in fumo, ormai un lontano ricordo.

Secondo l'Enit, l'ente nazionale italiano pr il turismo, la fetta più grande del turismo russo in Italia riguardava proprio Roma: il 14,9% contro il 9% di Venezia e l'8,8% di Milano. «Ora l'impatto lo sentiremo non solo per l'annullamento dei voli dalla Russia, ma anche peerché altre rotte, per esempio dalla Corea e da Hong Kong, diventano più lunghe e costose - spiega il presidente di Asshotel - Confesercenti Francesco Gatti -. La guerra sposta in avanti il ritorno di flussi che attendiamo dal 2019».
Quando negli alberghi di Roma arrivava 1 milione di turisti russi. Spendevano molto e può circa 4 notti, il doppio rispetto alla media degli altri visitatori. Ora l'unico modo per arrivare nella Capitale è passare per la Turchia, Paese che non ha chiuso lo spazio aereo. Ma poco cambia rispetto a un quadro negativo. E fioccano ovunque, nella Capitale è nelle città d'arte, al Nord come al Sud, le sprenotazioni. Soprattutto quelle dei russi, ma non solo.

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