Superbonus senza cessione del credito, l’allarme delle imprese: «Agire subito o salta tutto»

«Impatto potenzialmente devastante». E la Cgil si mobilita: pronti alla piazza

Superbonus senza cessione del credito e sconto in fattura, l’allarme delle imprese: «Agire subito o salta tutto»
Superbonus senza cessione del credito e sconto in fattura, l’allarme delle imprese: «Agire subito o salta tutto»
di Jacopo Orsini
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Sabato 18 Febbraio 2023, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 18:15

Il decreto varato dal governo giovedì scorso per bloccare cessione del credito e sconto in fattura allarma le imprese e rischia di mettere in ginocchio il mercato delle ristrutturazioni edilizie. L’Ance, l’associazione dei costruttori, avverte: entro un mese è necessario trovare un sistema per rimettere in moto il mercato dei crediti fiscali altrimenti migliaia di imprese saranno costrette a chiudere e decine di migliaia di persone rischieranno di perdere il lavoro. Anche i sindacati sono spaventati. La Cgil teme il taglio di 100mila posti e annuncia di essere pronta alla piazza per protestare contro le misure dell’esecutivo. Ma il governo difende la scelta, considerata inevitabile. «Si doveva intervenire per arginare una situazione abnorme con 110 miliardi per il Superbonus che gravavano sulle casse dello Stato», ha spiegato il viceministro all’Economia Maurizio Leo, l’esperto di fisco più vicino alla premier Giorgia Meloni

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IL TAVOLO

L’esecutivo - mentre difende la norma - apre però al confronto e lavora per cercare di trovare un compromesso.

I presidenti delle categorie interessate dalle norme che bloccano la cessione dei crediti edilizi sono stati invitati domani pomeriggio a Palazzo Chigi. La convocazione, inviata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, è indirizzata ai presidenti dell’Ance Federica Brancaccio, di Confindustria Carlo Bonomi, di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, di Confapi Cristian Camisa e dell’alleanza delle Cooperative Italiane Maurizio Gardini. A cui si aggiungereanno i vertici di Cna e Confartigianato, associazioni particolarmente rappresentative nel settore edile. L’incontro sarà preceduto da un tavolo in cui il governo metterà di fronte l’Abi, l’associazione che riunisce le banche italiane, la Cassa depositi e prestiti e la Sace, la società assicurativa pubblica specializzata nel sostegno alle imprese e nelle garanzie per facilitare l’accesso al credito delle aziende.

Le ipotesi al vaglio sono diverse. Ance e Abi hanno già proposto al governo di sfruttare il flusso di cassa dei versamenti di imposte fatte dai contribuenti in banca con l’F24. Questo consentirebbe agli istituti di creare una capienza che consentirebbe di acquisire i crediti e fornire liquidità alle imprese. Le due organizzazioni sono da diversi giorni in pressing sul governo e chiedono una «misura tempestiva» che consenta «immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche». «I crediti sono nel cassetto fiscale delle aziende ma nessuno è in grado di trasformarli in moneta. Le imprese non hanno liquidità, non riescono a pagare i fornitori e rischiano di fallire», è l’allarme ripetuto più volte dall’Ance in questi giorni.

L’INTERVENTO

Sul tavolo però Fratelli d’Italia lancia anche l’ipotesi di cartolarizzare i crediti fiscali incagliati. In sostanza verrebbero impacchettati all’interno di titoli obbligazionari che poi dovrebbero essere venduti sul mercato per recuperare la liquidità da fornire alle aziende. L’Ance calcola uno stock di crediti fiscali incagliati per 15 miliardi: se si stima che ogni miliardo di produca il blocco di circa 6.000 interventi, con rischio di fallimento di almeno 1.700 imprese di costruzioni e la perdita di circa 9.000 occupati, si potrebbe arrivare a 25.000 imprese fallite, blocco per 90 mila cantieri e 130.000 disoccupati in più nelle costruzioni, senza contare i possibili fallimenti nelle imprese della filiera delle imprese fornitrici. Se non si trova rapidamente una soluzione ci saranno «impatti potenzialmente devastanti», è la previsione del numero uno di Confapi, l’associazione che riunisce le piccole e medie imprese italiane, Rocco Di Giuseppe.

LE DETRAZIONI

Intanto la Cgia di Mestre ha calcolato che l’importo medio delle detrazioni del superbonus alla fine dei lavori si attesta a 192.756 euro per ogni “asseverazione”. Ma la cifra astronomica spesa finora dallo Stato per l’agevolazione (circa 72 miliardi) è un beneficio riservato a pochi. Gli immobili interessati allo sconto del 110% sono finora 372mila e rappresentano solo il 3,1 per cento degli edifici residenziali italiani (oltre 12 milioni in totale). Il valore medio della detrazione è riferito a tutti gli immobili. Se si considerano solo i condomini l’importo è più elevato e si attesta a 654mila euro per richiesta, mentre per gli edifici unifamiliari si scende a 125mila euro.

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