Statali, Zangrillo: «Smart working, più controlli sul rendimento. Sui contratti troveremo le risorse»

Il ministro della Pa: «Bene il lavoro agile ma non a scapito dei servizi ai cittadini. Sui contratti impegno a trovare risorse anche per la prossima tornata di rinnovi»

Statali, Zangrillo: «Smart working, più controlli sul rendimento. Sui contratti troveremo le risorse»
Statali, Zangrillo: «Smart working, più controlli sul rendimento. Sui contratti troveremo le risorse»
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Lunedì 12 Dicembre 2022, 09:43

Ministro Zangrillo, il governo si appresta a prorogare nel settore privato la possibilità di smart working per “fragili” e genitori di minori di 14 anni. Qual è il ruolo del lavoro agile nel pubblico? Il lavoro in presenza deve essere necessariamente la modalità normale, come previsto attualmente?
«Lo smart working è ormai utilizzato in tutto il mondo e non vedo perché la pubblica amministrazione, che nel 2023 avrà 680mila lavoratori agili rispetto ai 570 mila di quest’anno, debba essere diversa dal privato. Serve però una vera rivoluzione culturale, oltre che organizzativa, finalizzata a rendere il lavoro agile pienamente efficace, così da non pregiudicare i servizi erogati agli utenti. La misurazione della performance non deve essere un tabù: occorre passare dalla logica di controllo a quella della responsabilità, ovvero definire gli obiettivi e misurare i risultati. Un compito che il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, approvato il primo dicembre dal Consiglio dei ministri in attuazione del decreto-legge Pnrr2, affida ai dirigenti».

Lei ha confermato l’impegno per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici per il triennio 2022-2024. Nella legge di Bilancio però non c’è uno stanziamento specifico.
«La mia prima preoccupazione, quando mi sono insediato, è stata quella di chiudere la tornata contrattuale 2019-2021 per recuperare un ritardo che nella attuale situazione economica sarebbe stato troppo pesante. A novembre abbiamo sbloccato i contratti di sanità, scuola ed enti locali, destinando quasi 5 miliardi di euro a 2,2 milioni di dipendenti, l’85% del personale. Ora bisogna guardare al futuro, ma con senso di responsabilità. Confermo quindi l’impegno a coltivare un dialogo costruttivo con le parti sociali, per avviare una nuova stagione contrattuale che tenga in considerazione il particolare momento in cui viviamo».

Ma può confermare che nei prossimi mesi arriveranno le risorse necessarie?
«Confermo l’impegno a cercare le risorse finanziarie, nell’ambito degli equilibri di bilancio, ai primi segnali di ripresa dell’economia, speriamo già nei prossimi mesi». 

Per ora c’è però un miliardo da distribuire come “emolumento una tantum”. Gli importi saranno distribuiti a tutti con la stessa percentuale?
«L’incremento dell’1,5% riguarda tutto il nostro personale e verrà distribuito su tredici mensilità. Non era scontato, ma mi sono battuto per dare un segnale di attenzione ai nostri 3,2 milioni di dipendenti. Un aiuto che si aggiunge alle importanti misure a favore di famiglie e imprese inserite nella Manovra per far fronte alla crisi energetica».

Il ministero della PA ha raggiunto finora i suoi obiettivi relativi al Pnrr. Qual è la parte di lavoro che vi attende ora, su questo fronte?
«La Funzione pubblica ha già realizzato in linea con il cronoprogramma cinque azioni - un target e quattro milestone - delle 15 concordate fino al 2026 a livello europeo, per un investimento complessivo alla fine del percorso di oltre 1,2 miliardi.

In materia di reclutamento, dal primo novembre è diventato obbligatorio per le assunzioni il portale inPA, che raccoglie oltre 6 milioni di profili professionali, con la possibilità di estendere la ricerca ai 16 milioni di iscritti a LinkedIn Italia. Questo significa selezionare in tempi rapidi personale in grado di soddisfare le esigenze degli utenti. La semplificazione è l’altra sfida del Pnrr: entro il 2026 digitalizzeremo 600 procedure, a cominciare da quelle gestite attraverso gli sportelli unici. L’obiettivo è facilitare la vita dei cittadini e vogliamo farlo partendo da anziani e disabili, con un primo pacchetto di semplificazioni per i contrassegni di sosta e circolazione, per le agevolazioni fiscali sui veicoli e il rinnovo della patente».

E proprio in tema di Pnrr, l’inadeguatezza numerica o anche qualitativa della PA (in particolare nelle amministrazioni locali) viene tuttora indicata tra i fattori che ne mettono a rischio la realizzazione. Condivide questa valutazione?
«La mia idea di pubblica amministrazione si ispira a una naturale interazione tra enti centrali e territoriali, che considero uno snodo essenziale del Paese. La vera sfida è quella di fornire loro risorse e competenze per assolvere alle proprie funzioni. Sono sei i concorsi per il Pnrr, per un totale di circa 14 mila posti messi a bando, a tempo indeterminato e determinato. In Manovra ho inoltre voluto una norma per sostenere i piccoli comuni nella spesa per i segretari comunali, una figura necessaria per consentire agli enti locali di cogliere appieno le opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

Lo Stato ha ricominciato ad assumere, dopo anni di blocco del turn-over e vincoli di bilancio. Qual è la strategia? Quali sono i prossimi passi?
«Negli ultimi vent’anni la Pa, che ora si attesta sui 3,2 milioni di dipendenti, si è ridotta di quasi 260 mila lavoratori. Quindi necessario potenziare gli organici: non a caso in questo e nel prossimo anno sono previste 35.900 assunzioni, oltre alle 314 mila destinate a soddisfare il fisiologico turn-over. I numeri però non sono tutto: dobbiamo recuperare l’immagine di una Pa viva e capace, in grado di motivare le persone che vi lavorano, puntando sull’orgoglio di appartenenza. E lo dobbiamo fare soprattutto agli occhi dei giovani, prevedendo un orientamento già dalle scuole secondarie, un moderno sistema di reclutamento, una formazione all’avanguardia. La buona amministrazione esiste: perché il lavoro per il bene comune entri a far parte delle scelte delle nuove generazioni la Pa deve saper valorizzare i propri talenti premiando il merito».

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