Reddito di cittadinanza, si cambia: chi trova lavoro mantiene il diritto per altri sei mesi

Reddito di cittadinanza, si cambia: chi trova lavoro mantiene il diritto per altri sei mesi
Reddito di cittadinanza, si cambia: chi trova lavoro mantiene il diritto per altri sei mesi
di Francesco Bisozzi
5 Minuti di Lettura
Domenica 21 Marzo 2021, 14:50

Trovare un’occupazione a un beneficiario del Reddito di cittadinanza su due entro la fine dell’anno. Questo l’obiettivo del governo Draghi che con il decreto Sostegni ha introdotto un meccanismo premiante per i percettori del sussidio che accetteranno di lavorare. In pratica la soluzione escogitata dal ministero del Lavoro di Andrea Orlando è stata quella di ricorrere a una sorta di bonus, della durata non superiore a sei mesi ed entro un massimale di diecimila euro, per dare una spinta agli inserimenti lavorativi degli aventi diritto all’aiuto e stanare i fannulloni.

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Stanziato pure un miliardo extra per il reddito di cittadinanza, per far fronte al boom di richieste di accesso al beneficio che si è registrato dopo l’inizio dell’emergenza.

Ed è stato prorogato a fine anno il contratto dei navigator. Secondo gli ultimi dati dell’Anpal i beneficiari del sussidio ritenuti attivabili sono 1,3 milioni, di cui appena un terzo ha avuto almeno un rapporto di lavoro da quando ha ottenuto il beneficio. Quelli con un contratto attivo a novembre erano duecentomila. 

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IL MECCANISMO


Se da un lato il beneficio ha contribuito nell’ultimo anno ad arginare la povertà da Covid-19, dall’altro è evidente il suo fallimento sul fronte degli inserimenti nel mondo professionale. Dal momento che con la pandemia la platea dei percettori è cresciuta oltre le previsioni, l’esigenza di trovare un lavoro ai percettori si è fatta ancora più pressante. Con il decreto Sostegni il governo ha destinato alla misura risorse aggiuntive per un miliardo di euro, così adesso il Reddito di cittadinanza può contare quest’anno su circa 8,5 miliardi di euro, ma se i beneficiari attivabili non troveranno un lavoro il sussidio rischia comunque di diventare presto insostenibile sotto il profilo finanziario. Il meccanismo incentivante studiato dal ministero del Lavoro funziona in questo modo: chi accetterà un contratto a tempo determinato non dovrà comunicare all’Inps alcuna variazione reddituale a meno che il guadagno complessivo superi i diecimila euro e che il rapporto (o i rapporti) di lavoro coprano un periodo maggiore a sei mesi nell’arco dell’anno. Risultato, quando il contratto termina il soggetto interessato può tornare a ricevere il reddito di cittadinanza con lo stesso importo a cui aveva diritto precedentemente. Il bonus nei piani iniziali sarebbe dovuto durare solo tre mesi, poi il governo ha optato per un intervento più deciso proprio per cercare di sbloccare una situazione che mette a repentaglio l’esistenza stessa del beneficio per via dei costi che comporta.


Nel 2020 la misura ha raggiunto un milione mezzo di famiglie coinvolgendo nel complesso più di 3 milioni di persone. Quest’anno invece hanno beneficiato di almeno una mensilità del reddito o della pensione di cittadinanza 1,3 milioni di nuclei. Di questo passo le famiglie percettrici, complice il perdurare della crisi economica, potrebbero rasentare quota due milioni entro la fine del 2021 e il numero dei sussidiati occupabili in questo caso salirebbe sopra il milione e mezzo. La priorità del governo è far sì che per allora la quota di coloro che avranno sottoscritto uno o più contratti di lavoro a tempo determinato arrivi al 50% del totale. Per arrivare al traguardo dei settecentomila occupati non si farà leva solo sui bonus anti-fannulloni. 


IL TRAGUARDO


Si punta anche sul potenziamento dei centri per l’impiego, accelerando i bandi per l’assunzione degli oltre 11 mila operatori specializzati promessi in partenza (la proroga del contratto dei navigator che era in scadenza ad aprile servirà a colmare in questa fase i vuoti causati dai mancati rinforzi). Il piano allo studio prevede inoltre di stabilire una forte connessione tra politiche attive e percorsi di formazione, coinvolgendo sempre di più i soggetti privati. Oggi, per esempio, i percettori del reddito di cittadinanza possono rivolgersi ai privati per attivare un percorso personalizzato di ricerca intensiva di lavoro spendendo l’assegno di ricollocazione, a condizione che abbiano già sottoscritto il patto di servizio nei centri per l’impiego e che non abbiano misure di politiche attive in corso.

Questi percorsi, nelle intenzioni del neo ministro Orlando, dovranno essere resi più facilmente accessibili in futuro. Importanti novità anche per il Rem, il Reddito di emergenza nato in piena pandemia, che il decreto Sostegni ha rifinanziato per altre tre mensilità, da marzo a maggio. Previsto inoltre il riconoscimento automatico del Rem per chi ha cessato tra il primo luglio e il 28 febbraio le indennità Naspi e Discoll e non ha un lavoro subordinato o un contratto di collaborazione o una pensione. Il Rem, che può arrivare a 840 euro mensili, ha raggiunto nel 2020 più di 290 mila famiglie. 
 

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