Reddito di cittadinanza, pronta la riforma: via i soldi a chi non studia

Reddito di cittadinanza, pronta la riforma: via i soldi a chi non studia
Reddito di cittadinanza, pronta la riforma: via i soldi a chi non studia
di Umberto Mancini
4 Minuti di Lettura
Sabato 19 Giugno 2021, 22:27

Se vuoi tenerti il Reddito devi studiare e prepararti per trovare un posto. Altrimenti rischi di perderlo. L’idea del ministro del Lavoro Andrea Orlando di collegare l’assegno di Stato a percorsi d’istruzione ben definiti prende piede. E, visto il consenso nel governo e le indicazioni di Mario Draghi su questo versante, sarà di certo inserita nella riforma complessiva del sistema che, salvo sorprese, prenderà corpo a luglio. Perché il punto vero - ha detto Orlando che sta preparando il G 20 sul lavoro in programma a Catania con al centro proprio il tema della formazione e dell’inclusione sociale - è quello di «migliorare la connessione tra il Reddito di cittadinanza e i vari sostegni con le politiche attive del lavoro e quindi con le politiche per l’istruzione». Sono infatti oltre 3 milioni i giovani che non studiano e non lavorano, oltre a quelli che galleggiano tra i vari sostegni pubblici.

Reddito, il meccanismo

Il meccanismo in via di definizione prevede l’introduzione di una clausola di «condizionalità» tra sussidio e percorso di istruzione. «Se prendi il Reddito - ragiona Orlando - e non hai un titolo di studio, usi quel tempo per prendere un titolo di studio se non trovi un lavoro».

Insomma, si tenta di cogliere l’occasione per acquisire conoscenze che possano poi rivelarsi utili. 

Il ministro, per rafforzare il concetto, ha ricordato che «quasi una terzo della platea dei percettori del Reddito non ha un titolo di studio oltre la terza media». L’obiettivo della riforma in cantiere, in definitiva, è anche quello di spingere verso l’istruzione degli adulti, senza tralasciare la formazione di tipo più generale. Tant’è che il piano verrà varato d’intesa e con il supporto del ministero dell’Istruzione. Uno sforzo sinergico che si allargherà alla ridefinizione del ruolo del navigator e ovviamente dei centri per l’impiego.

LE CAUSE
Del resto sono proprio la mancanza di competenze specifiche e di professionalità all’origine della mancato incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Il governo Draghi non poi ha mai visto di buon occhio i sussidi a fondo perduto. Anzi non è un mistero che voglia eliminare i cosiddetti “tempi morti” che attualmente caratterizzano proprio l’assegno di Stato, con gli utilizzatori lasciati a casa a non fare nulla o comunque, in assenza di una adeguata preparazione, snobbati da aziende e comparti produttivi. Meglio quindi, in attesa di un posto, spendere i mesi sotto il paracadute pubblico per studiare e ottenere una pur limitata specializzazione. Anche perché il costo per le casse pubblico è ingente. Nel solo mese di maggio sono stati spesi nel complesso 717,7 milioni di euro per il reddito. A fine anno il conto sarà miliardario. 

Una filosofia nuova che ovviamente non può che piacere ai datori di lavoro che faticano, in questo periodo estivo, a trovare manodopera scolarizzata. E da anni chiedono di puntare forte sulla formazione.

UN PIANO
Accanto al Reddito al ministero studiano anche un piano straordinario per i Neet, i giovani che non frequentano una scuola, né lavorano, incentrato su scuola e reinserimento lavorativo, che richiederà un importante lavoro di concerto con altri ministeri. Un programma in linea con le linee guida dell’Unione europea «NextGenerationEU» e di cui si discuterà, come accennato, al G 20 di Catania la settimana prossima. Prima poi bisognerà infatti uscire dall’emergenza. Emergenza ancora in atto visto che a maggio le famiglie che hanno ricevuto il reddito di cittadinanza sono state 1,3 milioni per 2,92 milioni di persone coinvolte. Sulla stessa linea il ministro dello Sviluppo Economico Ginacarlo Giorgetti: «Dopo una crisi così dura, in cui ci saranno inevitabilmente scompensi tra filiere, bisogna aiutare il ricollocamento dei lavoratori con una formazione e con una capacità di restyling molto veloce rispetto alla fase di crescita forte, in alcuni settori difficile da gestire».
 

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