Reddito cittadinanza, costi alti e pochi controlli sulle truffe: il flop del sussidio che frena il lavoro

Reddito cittadinanza, costi alti e pochi controlli sulle truffe: il flop del sussidio che frena il lavoro
Reddito cittadinanza, costi alti e pochi controlli sulle truffe: il flop del sussidio che frena il lavoro
di Francesco Bisozzi
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Mercoledì 28 Settembre 2022, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 08:37

Se il reddito di cittadinanza fosse un aereo, allora sul suo pannello di comando adesso vedremmo accese tutte le spie di allarme possibili e immaginabili. Luce rossa per i costi della misura, sempre più esorbitanti e insostenibili. Per i mancati inserimenti lavorativi dei percettori dell'aiuto. Per i furbetti che dribblano i controlli troppo lenti e alla fine si portano via una bella fetta di soldi pubblici. Per i centri dell'impiego che non funzionano, i navigator che non hanno funzionato, gli strali degli imprenditori del turismo che quest'anno hanno faticato a trovare manodopera a sufficienza anche perché chi riceve il reddito di cittadinanza a volte preferisce il salotto all'occupazione. Insomma, non stupisce che le forze di centrodestra ora chiedano di riportare nell'hangar il reddito di cittadinanza per sottoporlo a un check up completo.


I COSTI
Finora la prestazione di sostegno è costata la bellezza di 25,2 miliardi di euro, una finanziaria.

In pista dal 2019, ha eroso quest'anno già 5,3 miliardi e, di questo passo, prosciugherà nel 2022 attorno agli 8 miliardi di euro. Nel 2020 l'asticella si era fermata a 7,1 miliardi di euro circa. In pratica rispetto a due anni fa il sussidio costa oltre il 10 per cento in più. Ad agosto i nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza o della pensione di cittadinanza sono stati 1,18 milioni in totale, corrispondenti a 2,5 milioni di persone coinvolte, per un importo medio erogato a livello nazionale di 549 euro (580 euro per il reddito e 275 euro per la pensione). Circa 465mila famiglie prendono più di 600 euro al mese e in 200mila superano la soglia degli 800 euro. Qui vanno cercati i percettori più allergici alle offerte di occupazione, quelli che voltano le spalle a un posto di lavoro perché riescono ad arrivare comunque a fine mese, magari arrotondando qualcosina in nero. Al 31 dicembre del 2021 i beneficiari del reddito di cittadinanza ritenuti attivabili erano più di un milione. Però appena uno su 5, il 20,1 per cento, risultava avere a quella data un contratto di lavoro attivo. Infine, tra i beneficiari non occupati e tenuti a stipulare il patto per il lavoro, erano 384.614, ovvero solo il 45,6 per cento, gli utenti presi in carico dai centri per l'impiego.


LAVORO DIFFICILE
Non proprio numeri che odorano di successo, anzi tutt'altro. Diversi fattori pesano sui mancati inserimenti lavorativi del reddito. La maggior parte dei percettori, per esempio, non ha mai lavorato e dunque risulta difficilmente occupabile. Nel 2021 l'Anpal ha rilevato che il 70 per cento dei beneficiari occupabili in realtà non aveva avuto nemmeno un contratto alle dipendenze o parasubordinato nei 36 mesi precedenti. Il 72,6 per cento delle persone che ricevono l'aiuto ha conseguito al massimo un titolo di istruzione secondaria inferiore. La quota percentuale di coloro che accedono al beneficio e sono in possesso di un titolo di istruzione terziaria era pari alla fine del 2021 al 2,6 per cento dell'utenza complessiva.


I navigator avrebbero dovuto contribuire a riqualificare questo esercito di persone attivabili solo sulla carta, ma il fallimento è stato fragoroso. In difficoltà fin dall'inizio i centri per l'impiego, dove questa estate mancava ancora la metà degli 11mila operatori che le Regioni sono state chiamate ad assumere per rinforzare queste strutture. Altro capitolo dolente: quello relativo ai furbetti del reddito di cittadinanza. I controlli sono stati inaspriti dal governo a dicembre. Tuttavia, le verifiche incrociate Inps-Giustizia per stanare i beneficiari che incassano l'aiuto pur avendo alle spalle condanne incompatibili con l'erogazione del sussidio, hanno preso il largo dopo Pasqua, giusto per dirne una. Il governo Draghi ha anche ridotto a una le proposte di lavoro che è possibile respingere senza perdere l'assegno, però poi è emerso che le offerte non vengono tracciate e quindi solo in rari casi è possibile tenere il conto dei rifiuti. 


CHI LO RICEVE
La platea dei percettori del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza è composta da 2,2 milioni di cittadini italiani, 221mila cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno Ue e 88mila cittadini europei. La distribuzione per aree geografiche vede 449mila beneficiari al Nord, 341mila al Centro e 1,72 milioni al Sud e nelle isole. Nel corso dei primi otto mesi dell'anno, le revoche hanno riguardato oltre 42mila nuclei e le decadenze sono state 221mila. I nuclei con presenza di minori all'interno della platea dei beneficiari sono quasi 368mila, mentre quelli con disabili superano quota 200mila.
 

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