«Il canone è una risorsa incongrua rispetto agli obblighi e alle attività che la Rai svolge ed è tenuta a svolgere come certificato anche dalla Contabilità separata». Così l'ad Rai Carlo Fuortes in audizione in commissione Lavori Pubblici al Senato.
«Come noto - ha sottolineato -, in un sistema di finanziamento duplice, la risorsa di gran lunga prioritaria è il canone: tuttavia, il relativo valore unitario è strutturalmente, come ben noto, il più basso in tutta Europa: 90 euro».
«Se, in aggiunta - ha detto ancora l'ad -, si considerano le varie trattenute (tassa concessione governativa, IVA e Fondo per il pluralismo e l'innovazione, per effetto dell'ultima riforma, efficace dal 2021), dei 90 euro unitari Rai ne percepisce solo l'86 per cento, mentre negli altri Paesi (Regno Unito, Germania, Francia) i gestori del servizio pubblico percentuali comprese tra il 96 e il 98 per cento, quindi la quasi totalità». «Dal 2008 al 2020, inoltre, come anticipato - ha proseguito -, il canone ha avuto un andamento molto tormentato sull'onda dei frequenti interventi normativi che lo hanno interessato.
LA PRESIDENTE - «La necessità di garantire indipendenza e autonomia della governance Rai nell'ambito di un mandato bene definito e di durata maggiore rispetto a quella attualmente prevista» è stata rimarcata dalla presidente Rai Marinella Soldi in audizione in commissione Lavori pubblici al Senato sulla riforma della tv pubblica. «Tutti i disegni di legge presentati - ha sottolineato - hanno l'obiettivo di garantire la massima indipendenza di gestione, mettendo la Rai in condizioni di competere nello scenario futuro, recuperando quell'autonomia e indipendenza strutturali che rappresentano la condizione per realizzare una vera diversità di contenuti editoriali rispetto alla televisione commerciale e garantendo meglio il pluralismo e la qualità proprie del servizio pubblico».
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