Pnrr, Ue cambia il piano per staccarsi da Mosca: raddoppio del fotovoltaico e calo dei consumi del 13%

Via libera agli investimenti su infrastrutture strategiche

Pnrr, Ue cambia il piano per staccarsi da Mosca: raddoppio del fotovoltaico e calo dei consumi del 13%
Pnrr, Ue cambia il piano per staccarsi da Mosca: raddoppio del fotovoltaico e calo dei consumi del 13%
di Gabriele Rosana
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Domenica 15 Maggio 2022, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 18:02

Arriva il maxi-piano Ue per accelerare sull’indipendenza dalle forniture energetiche di Mosca con più rigassificatori e pannelli solari. E, al tempo stesso, dare nuovi orientamenti ai governi dei Ventisette su come aggiornare i loro Recovery Plan per rispondere agli effetti prodotti dalla guerra in Ucraina, che - come Bruxelles rivelerà domani, presentando le previsioni economiche di primavera - hanno frenato l’attesa ripresa del continente dopo i due anni di pandemia. 

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Le tappe

Mercoledì la Commissione europea svelerà i dettagli di “RePowerEU”, la strategia con cui vuole raggiungere l’indipendenza dalle fonti russe entro il 2027, diversificando le importazioni di metano e petrolio e accelerando sulle rinnovabili.

Le linee guida per modificare i Piani nazionali di ripresa e resilienza, contenute in un allegato al documento, serviranno a indicare agli Stati membri come ritoccare in maniera puntuale alcuni progetti dei rispettivi Pnrr, tenendo conto in particolare dell’esigenza di staccarsi dall’energia russa. Per questo, ad esempio, Bruxelles si sarebbe decisa ad aprire agli investimenti in infrastrutture strategiche che contribuiscono a rafforzare la sicurezza energetica del continente, come i rigassificatori, in origine esclusi dagli interventi dei Pnrr in ragione dei criteri ambientali ispirati al Green Deal Ue. 

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Da una parte l’impennata dei prezzi del metano, e dall’altra la graduale interruzione dei flussi in arrivo da Mosca, insieme all’incertezza sulla modalità di pagamento attraverso il doppio conto in euro e rubli presso Gazprombank, hanno motivato la Commissione ad attenuare la portata delle regole, consapevole tuttavia che le infrastrutture oggi usate per il gas potranno poi essere riconvertite per l’idrogeno. 

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Una circostanza sottolineata a Bruxelles per conciliare sicurezza degli approvvigionamenti e transizione ecologica. Nonostante il pressing franco-italiano per creare un Recovery di guerra dedicato all’energia, la revisione delle linee guide non si accompagna per ora a nuovi fondi destinati ai Pnrr, anche perché tanti Paesi Ue - a differenza dell’Italia -, non hanno ancora utilizzato una quota consistente dei prestiti a cui hanno diritto nel piano pandemico, con circa 200 miliardi di euro tuttora in ballo.

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Non solo diversificazione: in parallelo, l’obiettivo dell’esecutivo Ue con “RePowerEU” è aumentare ulteriormente il target di rinnovabili nel mix energetico dell’Unione dal 40% al 45% entro il 2030, prevedendo tra le altre cose una semplificazione delle procedure di autorizzazione per l’installazione dei pannelli fotovoltaici. L’Europa punta infatti in particolare sul solare nel maxi-piano che sarà adottato la prossima settimana: lo scopo è raddoppiare rispetto ai valori di due anni fa la potenza dei pannelli fotovoltaici sui tetti dell’Unione, così da arrivare a 300 gigawatt entro il 2025 e quindi a 500 gigawatt nel 2030. Sullo sfondo, anche la necessità di ridurre i consumi del 13% entro la fine del decennio, a partire dall’appello alle famiglie a regolare i termostati, in modo da risparmiare quasi 100 miliardi di euro l’anno tra import di gas, petrolio e carbone.
Il piano “RePowerEU” rappresenterà poi l’ultimo passaggio della lunga serie per creare una piattaforma comune, benché su base volontaria, per gli acquisti congiunti di gas portata avanti con forza dall’Italia. E conterrà pure gli strumenti di reazione da mettere in campo in circostanze eccezionali, cioè in caso di interruzione improvvisa (totale o parziale) delle consegne da parte della Russia. È in questa ipotesi limite, infatti, che l’Ue attiverebbe il tetto al prezzo del gas finora sperimentato solo da Spagna e Portogallo (in virtù delle specificità della penisola iberica in termini di infrastruttura energetica) e che opererebbe un «razionamento coordinato», ispirato alla solidarietà, con una riduzione dei consumi negli Stati meno colpiti, in modo tale da alleviare la pressione su quelli che più accusano l’impatto dello stop alle forniture, con Italia e Germania in prima linea. 
“RePowerEU”, che secondo le stime di Bruxelles per diventare realtà richiederà almeno 195 miliardi di investimenti di varia provenienza, potrebbe essere anche l’attesa mossa per sbloccare lo stallo venutosi a creare sulle sanzioni al petrolio, ostaggio del veto dell’Ungheria che dipende dal greggio russo: nei giorni scorsi, in un’intervista con El País, il ministro degli Esteri di Budapest Péter Szijjártó aveva infatti indicato che al Paese servirebbero oltre 700 milioni di euro per rendersi autonomo dalle forniture di Mosca con interventi che vanno dalla riconversione industriale degli impianti di raffinazione all’espansione della capacità dell’oleodotto adriatico che dalla Croazia arriva in Ungheria.

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