Pensioni, in arrivo quella "di garanzia" per giovani e donne. Come funziona il "bonus"

Pensioni, in arrivo quella "di garanzia" per giovani e donne. Come funziona il "bonus"
di Giusy Franzese
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Venerdì 4 Febbraio 2022, 15:26

I tavoli tecnici sono ancora al lavoro. Per cui le proposte restano per ora a livello di ipotesi. Saranno i calcoli sui costi di ognuna di loro e poi le successive scelte politiche a decidere se passeranno al livello successivo, quello dell’inserimento normativo nella nuova riforma delle pensioni. Di certo qualcosa cambierà per i giovani e per le donne, le due categorie di lavoratori più coinvolte nei contratti precari. E quindi più a rischio di buchi contributivi e pensioni molto basse, ai limiti della sussistenza. Ecco le ipotesi sul tavolo.

Un bonus contributivo per i giovani

Si ragiona sulla “pensione di garanzia”.

Ovvero un assegno pensionistico che, per il suo calcolo finale, comprenda anche un sorta di “bonus” con contributi figurativi a carico dello Stato per coprire i periodi di formazione una volta completato il ciclo di studi. Post diploma, se il giovane decide di non iscriversi all’università. Oppure post laurea. O anche nelle pause tra un contratto e l’altro. Tecnicamente il bonus verrebbe calcolato garantendo per ogni anno di lavoro effettivo sei mesi di più di versamenti a carico dello Stato, fino a coprire appunto la durata dei periodi di formazione e di pausa tra un contratto di lavoro e un altro. C’è anche una seconda ipotesi: un bonus di contribuzione figurativa una tantum. Il ministero dell’Economia sta quantificando il costo delle due ipotesi e quindi l’impatto finanziario si conti pubblici.

 

Donne

Le donne, come è noto, oltre a ritrovarsi le stesse difficoltà dei giovani uomini dal punto di vista dei contratti e del salario, hanno spesso anche un altro problema: è accollato a loro il compito di cura familiare. Detto in parole semplici: stare appresso ai bambini piccoli e, a volte, anche ai genitori anziani che hanno necessità di assistenza. E così per molte donne è difficile raggiungere il minimo contributivo previsto per andare in pensione con un assegno decente. La proposta dei sindacati - che il governo sta valutando - è quella di riconoscere un bonus di contributi virtuali oltre che per i periodi di formazione (come già detto), anche per periodi impegnati nel lavoro di cura della famiglia e di familiari con disabilità e per la disoccupazione involontaria. Per le donne, in particolare, la proposta sindacale è di riconoscere un anno di contributi figurativi per ogni figlio.

Tfr e silenzio-assenso

Per irrobustire l’assegno pensionistico i sindacati hanno anche proposto di aprire un nuovo periodo di sei mesi per consentire ai lavoratori di scegliere se destinare il proprio Tfr, il trattamento di fine rapporto, in una pensione aggiuntiva. Il meccanismo per la scelta è quello già rodato del silenzio-assenso e scatterebbe nel 2023. In pratica i lavoratori avranno un arco di tempo di sei mesi per comunicare ai propri datori se intendono mantenere il loro Tfr in azienda. In caso contrario la loro liquidazione sarà automaticamente trasferita nel fondo pensione di categoria o, in assenza,  al fondo Cometa, che ha inglobato il vecchio FondInps che accoglieva i lavoratori di quelle categorie sprovviste di un proprio fondo pensione.

La flessibilità

La flessibilità sui tempi di uscita dal lavoro - con il combinato disposto tra contributi e età anagrafica - è uno dei capitoli più caldi della riforma. Sarà affrontato per ultimo. L’intenzione comunque resta quella di arrivare alla riforma con una decisione condivisa tra parti sociali e governo entro aprile, in tempo per essere inserita nel prossimo Def (documento di economia e finanza) che fa da base alla legge di bilancio. Il tutto poi entrerà in vigore nel 2023. 

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