Partite Iva, più tempo per pagare le tasse. Il governo studia un rinvio dei versamenti Irpef relativi al saldo 2019 e all’acconto 2020 che, norme alla mano, dovranno essere effettuati entro il 30 giugno, oppure entro il 30 luglio, maggiorando però gli importi da versare dello 0,40%. L’operazione riprodurrebbe il meccanismo messo in atto dal governo Conte I nell’estate del 2019 quando agli autonomi collegati agli Isa (i codici di affidabilità fiscale) fu concesso di posticipare i pagamenti al 30 settembre. I tecnici dell’esecutivo ragionano su due nuove scadenze per i versamenti: ancora il 30 settembre oppure il 20 agosto.
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Le date
La prima data, per la quale spinge un’ampia maggioranza parlamentare (Lega in testa, che in tal senso si prepara a presentare un emendamento al decreto Sostegni-bis), produrrebbe tuttavia un problema tecnico-finanziario piuttosto serio.
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Il dibattito
Il Parlamento, tra l’altro, durante il dibattito che è appena iniziato sulla conversione del decreto Sostegni-bis, sta ragionando anche su come ammorbidire le 16 rate delle rottamazioni (bloccate da oltre un anno, causa pandemia) che, senza un intervento, dovrebbero essere pagate in un’unica soluzione il 2 agosto. «Sono in corso valutazioni» ha ammesso il viceministro dell’Economia, Laura Castelli. La soluzione non è ancora stata definita ma si ragiona sulla possibilità di spalmare queste 16 rate in un arco temporale triennale. «L’obiettivo – ha detto Castelli – è evitare che un numero alto di rate» si vada ad accumulare mettendo in difficoltà i contribuenti in maggiore di liquidità». Nessuna sorpresa alle porte per quanto riguarda l’Imu. Il 16 giugno in calendario il versamento dell’imposta sugli immobili che, è bene ricordarlo, da qualche anno non è più dovuta sull’abitazione principale, mentre si paga sulle case di categoria catastale A1, A8 e A9. L’esenzione si applica anche alle pertinenze di categoria catastale C2, C6 e C7.
L'imu
In base alle novità del decreto Sostegni, quest’anno sono esenti dal pagamento della prima rata Imu (il 50% dell’importo totale) anche gli immobili posseduti dai soggetti che hanno i requisiti per beneficiare dei contributi a fondo perduto. Dunque con una attività con ricavi e compensi non superiori a 10 milioni di euro all’anno e una perdita di fatturato o corrispettivi di almeno il 30% nel 2020 rispetto al 2019 scatta l’esenzione. Dall’Imu si prevede un gettito di circa 8 miliardi. A questo proposito, la Lega sta cercando di raccogliere consenso parlamentare per cancellare o ristorare la prima rata dell’Imu per i proprietari di immobili colpiti dal blocco degli sfratti. «Costringerli a pagarla senza prevedere sostegni adeguati è un’autentica ingiustizia» spiega Massimo Bitonci, capogruppo Lega in commissione Bilancio e relatore del decreto Sostegni-bis. La misura, contenuta in un emendamento, riguarda circa 100 mila proprietari.