Elica verso la saturazione: si parte con il piede giusto. Sui prodotti di punta nel 2021 ci si attende un aumento di produzione del 40%

La sede dell'Elica col tricolore
La sede dell'Elica col tricolore
di Aminto Camilli
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Martedì 26 Gennaio 2021, 05:10

FABRIANO  - Elica prevede un 2021 positivo, i sindacati ribadiscono la necessità di costruire insieme il futuro del gruppo. È quanto emerso dal confronto che Fim, Fiom e Uilm hanno avuto in questi giorni con il management aziendale e Confindustria. Si è trattato, beninteso, di un faccia a faccia interlocutorio (si attende il documento di bilancio), ma nel complesso assai confortante, poiché il presidente di Elica Francesco Casoli e l’amministratore delegato Mauro Sacchetto hanno rimarcato che l’anno appena iniziato si svilupperà nel solco del 2020, con un primo semestre probabilmente più carico di lavoro rispetto al secondo, e che comunque qualsiasi scelta aziendale sarà oggetto di confronto e metterà al primo posto l’interesse delle persone, principale valore di Elica. 


Gli stessi vertici dell’azienda hanno sottolineato che è stato possibile affrontare questo difficilissimo periodo caratterizzato anche dall’emergenza pandemica, conseguendo ottimi risultati (fra l’altro, dopo un decennio di ammortizzatori sociali, si è tornati alla saturazione degli impianti di Cerreto d’Esi, Mergo e Castelfidardo, dove lavorano, rispettivamente, 80, 500 e 230 persone), proprio grazie alla disponibilità dei dipendenti. Per i dati precisi occorrerà attendere almeno la metà di febbraio, ma sui prodotti di punta si sarebbe registrato un aumento della produzione addirittura del 40% rispetto al 2019.

Inoltre, non sono previsti progetti che possano modificare gli assetti produttivi e organizzativi dei siti italiani né investimenti in capacità produttiva in altri paesi europei, pertanto nessuna delocalizzazione, visto che nelle strategie di Elica resta un punto fermo la centralità dell’Italia e, quindi, della provincia di Ancona.

Gli stampi per la fornitura di semilavorati per l’impianto della Fime, usciti a dicembre dallo stabilimento di Mergo per la manutenzione, non rientreranno, poiché l’azienda ha deciso di esternalizzarli in una logica di riduzione dei costi, garantendo però che altre lavorazioni di valore equivalente come ore lavorabili saranno riportate all’interno del plant delle cappe per sopperire al lavoro perso. La rilevanza del sito di Mergo, tuttavia, è enorme, se solo si pensa che vi si producono 1,5 milioni di cappe all’anno. Il management di Elica ha ribadito pure che la riorganizzazione della Corporate si è conclusa con le operazioni condotte fino al 6 ottobre e che, da quella data, nessun’altra persona è stata posta in ammortizzatore sociale a zero ore.

Dal canto loro, le organizzazioni sindacali hanno chiesto con forza «di individuare delle soluzioni – osservano le segreterie territoriali di Fim, Fiom e Uilm e le Rsu di fabbrica – per coinvolgere le persone che in questo momento sono sospese dal lavoro, con percorsi di rotazione e di riqualificazione professionale». 

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