Sistema di aggregazione in pezzi e valzer dei vertici in Confindustria: è il trionfo dei campanili

Sistema di aggregazione in pezzi e valzer dei vertici in Confindustria: è il trionfo dei campanili
Sistema di aggregazione in pezzi e valzer dei vertici in Confindustria: è il trionfo dei campanili
di Andrea Taffi
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Venerdì 2 Aprile 2021, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 15:59

ANCONA - Per chi pensava di aver toccato il fondo assistendo all’ingloriosa fine di Confindustria Marche Nord o allo scivolone personale del presidente della territoriale di Macerata, Guzzini abbiamo trovato di meglio. Gli stracci che volano e voleranno, a quanto pare fino alle denunce penali, in Confindustria Centro Adriatico sono degne del miglior romanzo di appendice.

E soprattutto forniscono quanto di meglio utile a scavare una buca ancor più larga nella quale le territoriali del sistema associativo marchigiano sembrano destinate a rimanere.

L’epurazione

I fatti sono noti: dopo l’epurazione da parte del consiglio di Confindustria Centro Adriatico dei due rappresentanti fermani (Santori e Luciani), il tentativo di parziale ricucitura del presidente Mariani sta riscuotendo consensi a corrente alternata.

Chi conosce le dinamiche associative non fa fatica a riconoscere i segnali di un divorzio imminente dopo la storica fusione che aveva riportato insieme Ascoli e Fermo. I prossimi giorni diranno fino a che punto il clima da resa dei conti inficierà la stabilità della giovane territoriale. Ma qualche ragionamento di massima si può fare già adesso: il sistema degli assetti accorpati nato azzoppato dalla marcia indietro di Macerata con Marche Nord è finito in mille pezzi. Troppo forti le diffidenze che sono state alimentate negli anni per essere cancellate con un colpo di spugna.

Le leadership deboli

E troppo deboli le leadership nelle territoriali - negli organi ma molto di più nelle retroguardie dei padri nobili - per poter esercitare le moral suasion che in altri tempi avrebbero condotto a comportamenti responsabili o a ravvedimenti tempestivi. Il punto di caduta è il naufragio della politica delle fusioni su tutta la linea da Pesaro ad Ascoli che condanna il sistema confindustriale a una profonda revisione del senso associativo. A nessuno sarà sfuggito che mentre nelle territoriali si impiegano tempo e risorse a denunciare il presidente rivale o a consultare gli avvocati, Intesa San Paolo quindici giorni fa ha chiuso un protocollo d’intesa con la Regione per l’attivazione di strumenti per facilitare l’accesso al credito, accompagnare le aziende nei processi di innovazione e internazionalizzazione, sostenere la nascita di nuove imprese. 

È un ruolo che in altri tempi avrebbe avuto Confindustria, saltata (forse evitata?) di netto nell’intermediazione. La fotografia documenta bene dove passa la corsia preferenziale (e chi è l’interlocutore) che il nuovo istituto di credito leader del territorio si è creato. 

Aspettando che la bufera su palazzo Alvitreti, la sede di Confindustria Centro Adriatico ad Ascoli, ci sarà bisogno di tempo per rimettere a posto le idee. Il calendario dice che le Marche sono attese da una sorta di semestre bianco in cui tre territoriali su quattro (cinque?) dovranno scegliere la nuova guida. Centro Adriatico va in scadenza a luglio e teoricamente la presidenza andrebbe un fermano. Con tutti i se e i ma che ora accompagnano la diatriba in corso. Con Mariani al passo d’addio sfuma con ogni probabilità la lungamente vagheggiata fusione con Ancona. Macerata è sempre in attesa di novità dopo la nomina a reggente di Sauro Grimaldi. E Pesaro avrà Papalini in uscita a settembre. Difficile capire se le Marche dell’economia possano concedere tutto questo tempo alla più prestigiosa delle categorie nella platea delle rappresentanza. Di sicuro non sarà concesso da Roma che oggi considera le Marche una terra incapace di sintesi politica associativa e soprattutto carente nel frenare dinamiche rovinosamente analoghe.

Avrà molto lavoro da fare il presidente di Confindustria Marche, Schiavoni: tenere insieme i pezzi di questa storia è sempre più cosa per trapezisti. Con due aree di crisi complessa aperte e ristrutturazioni industriali di un certo peso, un quadro che non si augura a nessuno.

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