Gas, in Puglia arriva il nuovo gasdotto Poseidon: correrà parallelo al Tap con il metano di Israele

Via libera degli Usa: riparte il progetto di Edison e della greca Depa nel Mediterraneo

Gas, via al gasdotto Poseidon: approdo in Puglia, correrà parallelo al Tap con il metano di Israele
Gas, via al gasdotto Poseidon: approdo in Puglia, correrà parallelo al Tap con il metano di Israele
di Francesco G. Gioffredi
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Martedì 29 Marzo 2022, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 12:09

LECCE - Riparte il progetto EastMed-Poseidon. L’obiettivo è noto, il percorso non facilissimo. La rotta conduce nuovamente nella Puglia, fianco sud-orientale degli equilibri energetici e porta d’accesso per le infrastrutture strategiche. “L’altro gasdotto” (rispetto al Tap) è autorizzato da un decennio, ma il cantiere non è stato mai avviato. Ma ora la fame di gas dell’Europa e dell’Italia, la necessità di diversificare le fonti d’approvvigionamento e i nuovi intrecci internazionali impongono di battere qualsiasi strada. A tal punto da far tornare in ballo il progetto: oltre 1.900 chilometri, gas pescato dal Bacino Levantino nel Mediterraneo orientale (tra Israele, Egitto e Cipro), 10-12 miliardi di metri cubi di gas all’anno con possibilità di raddoppiare la capacità, approdo italiano a Otranto. Cioè circa 20 chilometri più a sud del Tap, che nel 2021 ha trasportato in Italia 7,2 miliardi di metri cubi. Utili, preziosi, ma evidentemente non sufficienti. Poseidon consentirebbe di attutire il colpo dello choc energetico, sul medio periodo. Ecco, il punto però è anche nei tempi: tre-quattro anni per completare il cantiere, fanno sapere da Edison – una delle due gambe di Igi Poseidon (la società del tratto greco-italiano) insieme con l’ellenica Depa. E i lavori di costruzione devono cominciare entro l’ottobre 2023 e terminare due anni dopo, come scandisce l’ultima deroga all’autorizzazione, firmata dal ministro Roberto Cingolani. Un provvedimento che ha consentito al progetto di non evaporare nel nulla, stritolato da delicati equilibri internazionali. Pur senza mai uscire dall’elenco dei “Progetti di interesse comunitario”.

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LA VIRATA
Nel frattempo, attorno al gasdotto è decisamente cambiato il clima. La spia più evidente è stata la decisa virata degli Stati Uniti, in appena due mesi: prima ha velatamente espresso riserve, poi ha riaperto la partita. A gennaio, quando la polveriera russo-ucraina doveva ancora deflagrare, l’Ambasciata Usa in Grecia aveva fatto sapere tramite un comunicato ufficiale di «rimanere impegnati a collegare fisicamente l’energia del Mediterraneo orientale all’Europa», ma di voler «spostare l’attenzione sugli interconnettori elettrici in grado di supportare sia il gas che le fonti di energia rinnovabile». Una bocciatura, insomma. Da un lato perché gli Usa sono, e saranno, rilevanti esportatori di Gnl in Europa e in Grecia, Paese-cerniera del gasdotto. E dall’altro per non intaccare i delicati equilibri della regione mediterranea ed evitare di alimentare tensioni con la Turchia in acque contese. Poi, l’invasione russa in Ucraina ha scombinato gli equilibri e reso cruciale qualsiasi metro cubo di gas che non fosse russo. Inducendo così gli Usa a riposizionarsi: «Dopo gli ultimi sviluppi, daremo uno sguardo nuovo a tutto», ha riferito Andrew Light, Affari Esteri del Dipartimento per l’Energia. Che ha poi aggiunto: «Non si tratta soltanto della transizione verde, ma anche della transizione via dalla Russia». 
Israele intanto si ritaglia un ruolo cruciale e smussa i rapporti con la Turchia, per spianare la strada al progetto, nell’ambito di un sistema mediterraneo di gasdotti interconnessi.

Proprio nei giorni scorsi Mario Draghi ha analizzato: «L’Europa è ormai consapevole della necessità di accelerare sulla diversificazione delle fonti di gas naturale e sulla produzione di energia rinnovabile. La sponda Sud del Mediterraneo avrà un ruolo fondamentale in questo processo».

A che punto è il progetto? Da Edison fanno sapere che è stato confermato «tecnicamente ed economicamente fattibile». Entro la fine dell’anno saranno completate le attività di design e sviluppo, con successiva decisione finale d’investimento. E i contratti per la fase realizzativa sono stati negoziati e potrebbero essere assegnati a breve. L’area d’approdo sarà presto bonificata e caratterizzata, il sito non è distante da un elettrodotto. E fin qui niente barricate sul territorio o comitati del “No” pronti a ostacolare l’opera, come è accaduto con il Tap.
 

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