Dl Sostegni approvato, Draghi: «È il momento di dare soldi». Cartelle, azzerate quelle dal 2000 al 2010 ma solo per i reddito sotto 30 mila euro

Decreto Sostegni, Draghi: «Obiettivo è dare più soldi a tutti e velocemente»
Decreto Sostegni, Draghi: «Obiettivo è dare più soldi a tutti e velocemente»
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Venerdì 19 Marzo 2021, 20:08 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 00:19

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha parlato, questa sera, in conferenza stampa, delle misure economiche previste dal decreto Sostegni, appena approvato. «Obiettivo è dare più soldi a tutti e velocemente», ha detto Draghi. E poi. «Questo decreto è una risposta significativa molto consistente alle povertà, al bisogno che hanno le imprese e ai lavoratori, è una risposta parziale ma il massimo che abbiamo potuto fare all'interno di questo stanziamento. Abbandono dei codici Ateco e velocità nei pagamenti. I pagamenti inizieranno l'8 aprile, per chi avrà fatto domanda. Se tutto va come previsto oggi, 11 miliardi entreranno nell'economia nel mese di aprile. Una operazione da 32 miliardi che è ancora parziale e sarà corretta con un nuovo scostamento ad aprile». 

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E poi. «Sulle imprese c'è una parte destinata al ristoro o indennizzo delle imprese che operano nella montagna, molte poste di questo decreto sono indirizzate al turismo e c'è un provvedimento molto importante per gli autonomi per tutti i lavoratori inclusi i lavoratori del settore agricolo, con decontribuzione da due miliardi e mezzo, abbiamo aggiunto un miliardo e mezzo. Il decreto è più o meno quello che sta già circolando. Tre quarti dell'importo sarà destinato alle imprese. Intervento significativo nei confronti dei meno abbienti, di coloro che hanno perso il lavoro e i sussidi di disoccupazione.

Quindi si pensa a un'estensione del reddito di emergenza sia della platea sia degli importi stanziati», ha proseguito Draghi.

Lo scostamento

Ora «è necessario accompagnare le imprese e i lavoratori nel percorso di uscita dalla pandemia, questo è un anno in cui non si chiedono soldi, si danno soldi, verrà il momento di guardare al debito ma non è questo il momento, di pensare al Patto di stabilità. Il nuovo scostamento non è stato quantificato, dobbiamo vedere come vanno l'economia e la campagna vaccinale. Alla fine al tavolo c'è stata la condivisione di un testo del decreto molto complesso, una esperienza molto soddisfacente. L'intervento fatto oggi è un primo passo. Verrà il momento di guardare al debito pubblico ma non è questo, in un'economia sostanzialmente in recessione. Non è questo il momento di pensarci. Le regole del patto di stabilità verranno discusse ed è difficile che restino uguali: in Germania è stata avanzata una richiesta di debito, in Spagna e Francia anche», ha spiegato il premier.

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Il condono

Lo 'stralcio' delle cartelle prevede un importo contenuto di 5.000 euro «che corrisponde ad un netto di circa 2.500 euro tra interessi e sanzioni varie». E questo «permette all'amministrazione di perseguire la lotta all'evasione anche in modo più efficiente», ha detto il premierdefinendo la norma un 'condono' che però sarà limitato ad una piccola platea, sotto un certo reddito «e forse con minore disponibilità economica. Avrà impatti molto molto limitati». 

«È chiaro che sulle cartelle lo Stato non ha più funzionato, uno Stato che ha permesso l'accumulo di milioni e milioni di cartelle che non si possono esigere: bisogna cambiare qualcosa». Non usa giri di parole il premier Mario Draghi per spiegare, in riferimento allo stralcio delle cartelle che è stato deciso, che nel decreto Sostegni ci sarà anche «una parte che prevede una modifica della riscossione, una piccola riforma della riscossione, del controllo e dello scarico» delle cartelle. «Senza - spiega - in un paio di anni avremmo avuto ancora milioni di cartelle da dover esigere».

«È difficilmente comprensibile che ci siano milioni e milioni di euro stanziati per lavori, con una lista che oramai abbia superato i 100 progetti e che ancora non si riesca a partire. Indubbiamente sono necessarie semplificazioni non credo cancellare il codice appalti».

La scuola

«Per quel che mi riguarda la scuola sarà la prima a riaprire quando la situazione dei contagi lo permetterà. Sarà la prima attività a essere riaperta, riprendendo perlomeno la frequenza scolastica fino alla prima media».

 

Il Mes

«Durante le consultazioni preliminari mi è stato chiesto da molti partiti cosa pensassi del Mes, ho risposto che occorre anche in questo essere pragmatici: al momento il livello dei tassi di interessi è tale che prendere il Mes non è prioritario», ha detto il premier in conferenza stampa al termine del Cdm. In più «è essenzialmente investito nella sanità, quando avremo un piano sanità condiviso dal parlamento e dall'opinione pubblica allora ci chiederemo se vale la pena, prenderlo senza avere un piano può significare buttare via i soldi».

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