Secondo quanto denunciato dalla Consulta Floroivaistica della Coldiretti, in una lettera indirizzata ai principali gruppi della Grande distribuzione organizzata, a Federdistribuzione e alle Autorità istituzionali coinvolte, "alcune ordinanze locali hanno chiuso immotivatamente gli spazi dedicati a piante e fiori all'interno di molte strutture come centri commerciali, supermercati e ipermercati". Lo stop alle realtà commerciali che superano i 250 metri quadri ha inoltre – sottolinea la Coldiretti – interrotto l'attività di molti garden che superano facilmente queste dimensioni, inglobando spesso aree di produzione e di vendita, senza che a livello regionale o comunale ne sia stata riconosciuta l'eccezionalità. Molti provvedimenti a carattere locale hanno finito, inoltre, per impedire ad ambulanti di piante e fiori di operare all'interno dei mercati cittadini organizzati anche per la vendita di generi alimentari.
Rischiamo di andare buttati – sottolinea l'Associazione – anche ciclamini e altri tipologie di piante in vaso e di fiori recisi, che sono ormai pronti per la vendita, "con un danno gravissimo per un settore che ha già pagato un conto da oltre 1,5 miliardi di euro a causa della pandemia per i limiti a matrimoni, eventi e cerimonie, con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, dai vivai ai negozi".
Da qui l'appello della Coldiretti affinché venga tutelato "il futuro di un comparto chiave del Made in Italy agroalimentare, con il valore della produzione italiana di fiori e piante stimato in 2,57 miliardi di euro grazie a 27mila imprese con circa 200mila posti di lavoro che ora si trovano in gravissime difficoltà".
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