Il Covid ha cambiato la tavola degli italiani: «Spendiamo di meno ma mangiamo di più»

A spiegarlo è Monica Germani, laurea in dietistica a Roma, nutrizionista con attività svolta in tre studi (due a Roma e uno a Milano) molto affermata ed esperta ormai in stili di vita legati al cibo

Il Covid ha cambiato la tavola degli italiani: «Spendiamo di meno ma mangiamo di più»
Il Covid ha cambiato la tavola degli italiani: «Spendiamo di meno ma mangiamo di più»
di Rosario Dimito
6 Minuti di Lettura
Giovedì 26 Gennaio 2023, 14:57

Dal lockdown al dopo, a tavola e nella vita quotidiana c’è stato un triplice salto mortale che sta lasciando il segno oggi, facendoci preferire hamburger, pizza e poke. «Lo stile di vita “residenziale” durante il primo lockdown Covid-19 ha inizialmente cambiato in modo sostanziale gli acquisti e la spesa alimentare degli italiani», spiega Monica Germani, laurea in dietistica a Roma, nutrizionista con attività svolta in tre studi (due a Roma e uno a Milano) molto affermata ed esperta ormai in stili di vita legati al cibo. «In quel periodo, infatti, la maggior parte degli italiani hanno avuto più tempo da dedicare alla cucina, riscoprendo piatti e sapori della cucina tradizionale. Si è riscoperto il piacere della tavola e della vera convivialità.

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La sperimentazione culinaria iniziale ha permesso di scegliere con cura le ricette, le materie prime, e gli insaporitori naturali come spezie e aromi.

Da qui anche un avvicinamento alla terra, alla coltivazione semplice di verdura o erbe aromatiche», spiega la professionista che ricostruisce la storia vissuta attraverso i contatti con i clienti, di estrazione molto varia. Attraverso una rappresentazione matematica, la Germani sintetizza che “durante il Covid-19 quantità > qualità” mentre ora “qualità è > quantità”. La Germani allarga la sua analisi dalla tavola alla vita esterna. «A questo, soprattutto nelle grandi città, si è aggiunta la riscoperta del piacere del tempo libero e l’esigenza di uno stile di vita attivo. Fase presto sostituita con un repentino cambio di tendenza, nella fase successiva al primo lockdown: ridotta attenzione alla qualità per dare priorità a quantità e cibo spazzatura». Possiamo analizzare le cause? «La riscoperta dell’arte della cucina e la sperimentazione di nuovi piatti si è trasformato in un hobby predominante o forse invadente che ha consolidato l’abitudine di assumere grandi quantità di cibo (prevalentemente carboidrati come pane, pizza etc)». L’esperta osserva che la «gestione delle quantità, l’aumento esponenziale del tasso di sovrappeso e obesità sono le dirette conseguenze alle quali dobbiamo far fronte oggi». E’ vita vissuta nei tre mesi di chiusura a casa che le «restrizioni sociali e la conseguente impossibilità di frequentare locali e ristoranti, ha portato la maggior parte degli italiani a trovare rifugio nei take away o nelle applicazioni con consegne a domicilio. La presenza iniziale, quasi esclusiva, di fast food e pizzerie, ha portato un incremento nel consumo di junk food e l’abitudine a quel tipo di cucina. Durante il Covid si è cucinato di più e si sprecato di meno per la difficoltà nel recarsi nei luoghi di approvvigionamento, la chiusura prolungata dei negozi di prodotti tradizionali e/o Km0». 

La Germani arriva all’attuale congiuntura temporale ed economica, con una “scoperta” rivoluzionaria che dovrebbe far ravvedere addirittura Christine Lagarde, presidente della Bce che sta aumentando i tassi di interesse per contrastare l’inflazione, anche se provoca un rallentamento dei consumi. «Sembrerebbe che il caro vita non preoccupi gli italiani», commenta la professionista romana -. Infatti, si mangia e consuma molto di più rispetto al 2019, come dimostrano i dati dei fatturati dei supermercati e delle società take away, ma con notevole riduzione dell’attenzione alla qualità e alla provenienza dei prodotti. Il discount è il canale scelto dal 22% delle famiglie italiane, perdono punti, invece, i negozi tradizionali, che passano dal 12% al 10%, e gli ipermercati, che passano dal 25% al 22%. Durante questo periodo c’è stato un accumulo di prodotti alimentari da dispensa come conserve rosse e animali, surgelati, (+37% rispetto al 10% dei cibi freschi), pasta, riso e farina il cui consumo è triplicato rispetto al 2019». 

Eppure ad oggi, osserva la Germani «il carrello della spesa degli italiani sembra essersi fatto più leggero, una misura adottata per fronteggiare il carovita. Gli alimenti che non hanno subito riduzioni delle quantità acquistate, nonostante i rincari, sono pasta e uova. In calo, invece, i cibi già pronti, quelli etnici, il pesce e il vino. Secondo i dati dell’Osservatorio, nel 2019 le famiglie che acquistano online sono passate da 10,3 milioni a 11,8 milioni. Il fenomeno degli acquisti online, si è consolidato negli ultimi due anni, prendendo le distanze dal trend che lo vedeva legato a questioni ”di emergenza” relative al periodo Covid».
Secondo l’esperta «fare la spesa non è mai stato così comodo grazie anche alla rete di oltre 115 magazzini urbani distribuiti nelle grandi città (di cui 15 solo in Italia). Glovo anche quest’anno, evidenzia come gli utenti siano sempre più propensi ad effettuare acquisti tramite l’app per ricevere i prodotti direttamente a casa e in pochi minuti».

Scopriamo che «i consumatori di tutto il mondo si affidano sempre di più al delivery, non solo per farsi consegnare a casa i piatti dai ristoranti più amati, ma anche per soddisfare qualsiasi esigenza nell’arco della giornata. Cresce la voglia di cucina healthy, cioè l’approccio all’alimentazione che ha come obiettivo primario fornire al corpo le sostanze nutritive di cui ha bisogno in ottica di benessere (+38% rispetto al 2021) con il poke che si conferma uno dei piatti più amati (+60%). Frutta e verdura immancabili nel carrello, seguiti da prodotti di macelleria rafforzando il messaggio di una cucina “sana” che prende sempre più piede». 
Guardando gli ordini nel corso del 2022, hamburger, pizza e poke sono stati i piatti più richiesti, secondo l’esperienza della Germani. «Tra i piatti, il poke ha sperimentato l’incremento maggiore, l’Italia è il primo Paese per consumo del poke, il 48% degli ordini di questo piatto a livello globale sono infatti eseguiti in Italia». Poi alcune spigolature riguardo le abitudini. «Gli italiani prediligono il sabato per ordinare la cena dai propri ristoranti preferiti, con il maggior picco di consumo che si registra tra le 19 e le 20. Glovo, ad esempio, ha aumentato le richieste di spesa online dal 177% dal 2021 al 2022 solo in Italia. Unico dato di speranza - conclude la Germani - è l’aumento di richiesta di healty food ai pasti e di ordinare frutta e verdura dai supermercati. Incrociamo le dita, confidando nella nostra tradizione culinaria».

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