Turismo, tassa Covid negli hotel: chi cancella perde tutto, inasprite penali per le disdette

Turismo, tassa Covid negli hotel: chi cancella perde tutto, penali inasprite per le disdette
Turismo, tassa Covid negli hotel: chi cancella perde tutto, penali inasprite per le disdette
di Francesco Bisozzi
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Lunedì 13 Luglio 2020, 00:29 - Ultimo aggiornamento: 13:45

ROMA Se cancelli, ti rovino. Penali più pesanti rispetto all’era pre-Covid per chi prenota un soggiorno in hotel ad agosto e poi ci ripensa. Oggi infatti sono sempre più numerose le strutture ricettive, dagli alberghi agli agriturismi, dai relais di lusso ai semplici camping, che in caso di disdetta tassano l’intero importo dovuto per la vacanza. Non parliamo solo delle disdette dell’ultimo minuto, ma anche di quelle con due settimane di anticipo sull’arrivo. È quanto emerso da una ricognizione condotta dal Messaggero: accade al mare come in montagna, in Trentino Alto Adige, Puglia, Abruzzo, Sardegna e Sicilia. Anche nel Lazio, sulla costiera Amalfitana, su quella ligure, a Rimini e dintorni.

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Ma l’inasprimento delle politiche di cancellazione messo in atto da molti hotel in questa fase per non finire in bancarotta ha il sapore di una Covid tax.  Ci sono alberghi e agriturismi che annunciano che ad agosto anche per le disdette entro 15 giorni dall’arrivo preleveranno l’intero costo del soggiorno, rifacendosi per esempio sulla carta di credito usata a garanzia dall’aspirante vacanziere. Per carità, succedeva pure un anno fa, quando il Covid-19 ancora non esisteva, ma solo in alcune (poche) strutture prestigiose o situate nelle località di villeggiatura più ambite, mentre adesso sembra essere diventata una vera e propria moda. Non conta la tipologia di hotel in cui si va o il luogo in cui si è scelto di riposare perché il settore ricettivo, già alle prese con un bonus vacanze non troppo gradito, in questo momento ha troppo fame di liquidità.

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I VOUCHER
Prima del coronavirus per le disdette con due settimane di anticipo la penale ammontava invece solitamente al 30 per cento circa del costo totale della prenotazione. Se però la struttura è costretta a chiudere a causa del virus o è il cliente a rinunciare per via del Covid allora gli albergatori proporranno un voucher spendibile in un anno. Le nuove maxi penali si sommano alle tante furberie messe in pratica in questo frangente da certi imprenditori del ricettivo, come le tariffe differenziate applicate nei confronti delle famiglie in possesso del famoso bonus vacanze, che può arrivare a 500 euro. E a proposito del bonus vacanze: dal primo luglio l’incentivo ha totalizzato circa 500 mila domande, per un controvalore di 228 milioni di euro (di cui però solo 26.720 spesi) in una quadro in cui solo una struttura su due accetta l’incentivo. Non proprio una partenza sprint, dunque. Così il presidente dell’Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona: «Dato deludente. Ci aspettavamo di raggiungere il milione di voucher erogati questo weekend, invece siamo a metà strada. Certo il bilancio finale si potrà fare solo il 31 dicembre, ultimo giorno utile per incassare lo sconto, ma se da qui ad agosto le domande non spiccheranno il volo allora il rischio flop sarà concreto». Diversa la posizione del ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo di Dario Franceschini che si dice soddisfatto del trend di crescita delle domande e conta sul fatto che la platea dei beneficiari si allarghi in poco tempo. Ma a conti fatti, spiega invece Federalberghi, nel serbatoio del bonus vacanze potrebbe restare un miliardo di euro. Che fine farà il tesoretto? Il governo ha garantito alle associazioni del settore che verrà utilizzato per finanziare nuovi provvedimenti per hotel e altre strutture.

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