Cartelle esattoriali, il Tesoro accelera: a luglio la riforma della riscossione. Verso la cancellazione dei debiti dopo 5 anni

Cartelle esattoriali, il Tesoro accelera: a luglio la riforma della riscossione. Verso la cancellazione dopo 5 anni
Cartelle esattoriali, il Tesoro accelera: a luglio la riforma della riscossione. Verso la cancellazione dopo 5 anni
di Michele Di Branco
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Lunedì 7 Giugno 2021, 22:22 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 06:29

Governo alla prova sulla riforma della riscossione. Il piano sul quale sta lavorando il ministero dell’Economia (cancellazione delle cartelle esattoriali trascorsi 5 anni dall’affidamento dei ruoli da parte dell’ente impositore all’agente che deve riscuotere) ha incassato una diffusa approvazione sul versante di centro-destra della maggioranza (Lega e Forza Italia in particolare) mentre Pd e LeU hanno mantenuto una linea di silenzio che non promette nulla di buono. I 5Stelle sembrano favorevoli ma, al momento, almeno ufficialmente, non si scoprono.

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La sintesi

Trovare una sintesi su questa delicata materia non sarà affatto facile. Ed è anche per questa ragione che l’esecutivo, per evitare incidenti, vuole muoversi con cautela. Entro il 31 luglio Palazzo Chigi, Pnrr alla mano, deve presentare un piano complessivo di riforma fiscale e, secondo quanto trapela, la riforma della riscossione potrebbe avere una propria corsia autonoma. Proprio oggi, durante la consueta riunione con i viceministri e i sottosegretari del Tesoro, il ministro Daniele Franco dovrebbe illustrare i contenuti della relazione sullo stato della Riscossione che il titolare del dicastero di Via XX Settembre renderà nota al Parlamento nei prossimi giorni. In quelle pagine, Franco traccerà un quadro severo della situazione, ricordando i quasi mille miliardi di tributi ancora da riscuotere, la maggior parte dei quali (circa l’80%) risalenti ad annualità ormai molto antiche. Crediti dello Stato in larga parte perduti ai quali però il fisco, per espresso obbligo di legge, deve ancora la caccia disperdendo energie. Occorre sterzare, questo il ragionamento che si fa in area governativa, chiudendo i conti con il passato, accelerando le procedure e, ovviamente, affidando all’Agenzia delle Entrate nuovi strumenti per farsi pagare. Tra l’altro proprio l’Agenzia è favorevole ad un cambiamento di rotta radicale. 
Fonti alle prese con il dossier spiegano che, con ogni probabilità, il governo indicherà i principi guida lasciando al Parlamento il compito di elaborare proposte.

Uno dei capisaldi indicati, però, sarà quello dei 5 anni. Il che vuol dire che dal 2022 (ipotetica data di partenza della riforma) una cartella esattoriale non potrà “vivere” più di 60 mesi senza essere incassata. «Ma non si parli di condono – spiega la fonte – in quanto resterebbe fermo il principio secondo il quale una misura cautelare come un fermo amministrativo o una rottamazione dei ruoli interromperebbe la decorrenza dei tempi».

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I progetti del Tesoro, come detto, sono stati ben accolti dal centro-destra. «I dati sul fallimento del sistema delle riscossioni, che negli ultimi ventuno anni è riuscito a incassare solo il 13 per cento del carico tributario – ha osservato la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini – confermano che la nostra proposta di allargare le maglie della rottamazione dei debiti col fisco era non solo equa e ragionevole, ma andava anche incontro all’esigenza di svuotare un magazzino di crediti ormai irrecuperabili. Bene dunque il piano del governo che prevede di cancellare dopo cinque anni i carichi fiscali risultati inesigibili». «L’ipotesi in discussione - spiega Alberto Bagnai, responsabile economico della Lega – prevede che dopo un congruo lasso di tempo, pari a cinque anni, i carichi fiscali che risultino inesigibili vengano stralciati. Il perimetro temporale del cosiddetto magazzino fiscale viene così ridotto, con l’obiettivo di incrementare l’efficienza finanziaria della riscossione e di liberare risorse amministrative da dedicare all’obiettivo centrale della lotta all’evasione». Favorevole alla riforma Unimpresa. «I risultati della riscossione – si legge in una analisi del Centro studi – sono in progressivo peggioramento. Gli esattori erano più efficaci all’inizio del millennio rispetto agli anni più recenti: dal 2000 al 2004, la percentuale di somme riscosse è rimasta sempre stabile sopra quota 20% (record nel 2000 col 28%), mentre l’annus horribilis, escludendo il 2020 in cui la riscossione è stata congelata per la pandemia da Covid, è stato il 2019 col 4,3% degli importi recuperati rispetto al carico complessivo”. 
 

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