Bollette, retromarcia Ue: ridurre ore di punta dal 10 al 7% mensili per il taglio dell'elettricità

I governi chiedono di coprire «almeno il 7% delle ore di punta» sull'intero periodo dicembre-marzo rispetto al 10% delle ore mensili previsto dalla Commissione

Bollette, retromarcia Ue: ridurre ore di punta per il taglio dell'elettricità
​Bollette, retromarcia Ue: ridurre ore di punta per il taglio dell'elettricità
3 Minuti di Lettura
Sabato 24 Settembre 2022, 15:22 - Ultimo aggiornamento: 16:11

Retromarcia Ue. Limiti meno stringenti sulle ore di punta da scegliere per il taglio obbligatorio dei consumi di elettricità e sul calcolo del contributo di solidarietà per le società energetiche. Emerge dall'ultima bozza di compromesso dei ministri Ue, visionata dall'ANSA, sulle misure contro il caro energia. I governi chiedono di coprire «almeno il 7% delle ore di punta» sull'intero periodo dicembre-marzo rispetto al 10% delle ore mensili previsto dalla Commissione. Nella bozza gli extra-profitti delle compagnie fossili sono invece calcolati sulla base degli utili di 4 anni a partire dal 2018, contro il periodo 2019-2021 proposto da Bruxelles.

Bollette, la bozza di compromesso Ue

Nella bozza di compromesso compilata dalla presidenza ceca agli Stati membri vengono date due modalità per l'individuazione delle ore di punti in cui tagliare i consumi.

Nella prima, contenuta nel paragrafo 1 dell'articolo 4 si prevede che «ogni Stato membro individua le ore di picco dei prezzi corrispondenti complessivamente ad almeno il 10% di tutte le ore del periodo compreso tra il 1ø dicembre 2022 e il 31 marzo 2023» e non più, quindi, su base mensile come era previsto nella proposta di regolamento della Commissione. Al paragrafo 3, inoltre, la bozza prevede che «gli Stati membri possono decidere di puntare su una percentuale di ore di punta diversa da quella di cui al paragrafo 1, purché sia coperto almeno il 7% delle ore di punta» e purché la riduzione dei consumi sia almeno invariata. Il tetto ai ricavi dell'elettricità per la tassa sugli extra-profitti alle compagnie che producono energia da fonti non fossili resta quello di 180 euro a megawattora ma alla Commissione, nella bozza, si chiede di provvedere «a delle linee guide» per l'applicazione del regolamento.

La tassa sugli extra profitti

Uno dei punti più discussi nelle ultime riunioni dei 27 sulla proposta di regolamento era quello delle distribuzione dei finanziamenti originati dalla tassa sugli extra-profitti e dal contributo di solidarietà chiesto alle compagnie oil&gas: diversi Paesi hanno infatti posto il problemi dei diversi costi che, tra i membri Ue, ha la crisi energetica. Nell'articolo 10 la proposta prevedeva che «nel caso in cui la dipendenza dalle importazioni nette di energia elettrica di uno Stato membro sia pari o superiore al 100%, un accordo per ripartire le entrate eccedentarie sarà concluso entro il 1ø dicembre 2022 tra lo Stato membro importatore e il principale paese esportatore. Tutti gli Stati membri possono, in uno spirito di solidarietà, concludere tali accordi». La bozza di compromesso aggiunge che tale ripartizione deve essere «adeguata» e che «la Commissione assiste gli Stati membri durante l'intero processo negoziale, incoraggia e facilita lo scambio di buone pratiche».

© RIPRODUZIONE RISERVATA