Benzina, la (nuova) vita a 2 euro/litro. «Vacanze? Tagliate. E il bus è meglio dell'auto». Tornano le scorte con le taniche

Viaggio tra tassisti, pendolari e automobilisti alle prese con i rincari per la guerra in Ucraina

Benzina, la (nuova) vita a 2 euro/litro. «Vacanze? Tagliate. E il bus è meglio dell'auto». Tornano le scorte con le taniche
Benzina, la (nuova) vita a 2 euro/litro. «Vacanze? Tagliate. E il bus è meglio dell'auto». Tornano le scorte con le taniche
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Martedì 8 Marzo 2022, 15:33

I tassisti nelle loro auto a Piazza dei Carracci spiegano a una coppia di romani: «Ci vedete tutti qui, fermi, mentre prima non ci trovavate mai. Vi siete spiegati il perché? Perché prima giravamo a caccia di clienti, ora invece con la benzina anche oltre i 2 euro per evitare il salasso conviene stare bloccati e aspettare chi ti bussa sul finestrino dicendo: lei è libero, posso salire? E’ cambiata la nostra vita e il nostro modo di lavorare da quando c’è la guerra».

Benzina alla stelle, cosa succede?

La benzina e il diesel a costi stellari, il carburante insomma che è schizzato a prezzi da crisi petrolifera stile austerità anni ‘70, cambia la vita dei tassisti ma non soltanto la loro. C’è chi stava per compare un’auto nuova e si blocca prima di firmare l’acconto e fare lo schema delle rate: «Ma con la benzina che da due potrebbe arrivare a tre euro o anche peggio, meglio tenersi la macchina vecchia e aspettare tempi migliori». C’è addirittura chi, dopo tanti anni di non abbonamento agli autobus, ha deciso finalmente di farlo: «La benzina costa troppo, mannaggia a Putin!». Se non fosse che, a proposito di bus, stamattina ce n’era uno che s’è bloccato al Villaggio Olimpico, davanti al bar delle Nazioni, e dentro il locale s’è scatenata la discussione: «Avrà finito la benzina, neppure l’Atac a causa della guerra ha i soldi per pagare il rincaro record del carburante?».

E giù a fronteggiarsi tra due partiti: quello che vuole abbattere subito Putin (una parola!) a colpi di bombe Nato per riprendere subito a usare la macchina a prezzi di benzina normali (magari fosse tutto così semplice) e quelli che invece «non tocchiamo la Russia sennò la benzina arriva a 5 euro e restiamo appiedati». O costretti a restare chiusi in casa, per mancanza di soldi per muoversi, e in una casa fredda perché anche il gas dei riscaldamenti - maledetta guerra! - costa molto di più. I pendolari si stanno riorganizzando: non si viaggia più da soli o in due per venire a lavorare a Roma, ma in quattro e si divide la benzina per quattro. E a Tiburtina stamane chi è arrivato in treno e ha dovuto aspettare - come accade normalmente - qualche minuto in più per l’arrivo dell’autobus è sbottato: “Ci mancava pure questa, maledetta guerra!”. Ovvero il sospetto: “Non ci sono più soldi pubblici per la benzina rincarata”. “Macché - dice il compagno di sventura - i bus vanno a metano”. “Ma pure il prezzo del metano è impazzito!”. Anche i gestori delle pompe di benzina non vivono una situazione felice e, con questi aumenti diffusi, il carburante si vende sempre meno.

I benzinai stanno ancora soffrendo le perdite Covid del 2021 e le vendite sono drasticamente calate, rispetto al 2019: siamo a -14%. E le famiglie? Stanno attente ai conti. Non è un problema di poco conto. I consumatori “normali”, quelli delle brevi uscite, usano meno l’auto, fra smart working e rincari delle bollette che impongono di risparmiare. Chi era in partenza per la settimana bianca ha deciso di cambiare mezzo di trasporto: con due euro al litro, e magari la settimana prossima quando torniamo a Roma la benzina sarà già a tre euro, meglio prendere il treno. I due euro che possono presto diventare tre consigliano a molto l’accaparrento veloce, del tipo: riempio taniche di benzina adesso così risparmio per il dopo.

Ma le taniche non si possono più riempire come negli anni 70: a riprova che si stava meglio quando si stava peggio. Il fatto è che la corsa al rialzo dei prezzi dei carburanti non accenna a fermarsi, anzi continua a correre con la benzina che ha superato la quota psicologica di 2 euro al litro in modalità servito (2,111 euro al litro), mentre il gasolio ha superato 1,9 euro/litro. I listini dei carburanti raggiungono i livelli massimi da 14 anni. E la situazione sta peggiorando ora dopo ora sempre a causa della maledetta guerra. Nei garage e nelle stazioni di servizio - così come a livello politico e industriale - il discorso è uno solo e da tutti condiviso: da un giorno all’altro il prezzo del petrolio ha registrato pesanti aumenti e ha superato quota 100 dollari al barile, che presto potrebbe portare ad un nuovo aumento dei carburanti. Attualmente è quotato oltre 111 dollari.

Lo scenario peggiore potrebbe essere una situazione di austerity proprio come quella degli anni ’70, con i prezzi che potrebbero oscillare tra 2,5 e 3 euro al litro. Con la benzina e il gasolio che costano oltre 22% in più, la vita quotidiana degli italiani cambia pure al supermercato. Nel nostro Paese infatti l’85% della merce trasportata viaggia su gomma, e i costi di trasporto incidono sui prezzi finali praticati ai consumatori sugli scaffali degli store. E pensare che sono passati esattamente quaranta anni dalla grande crisi petrolifera che per effetto dell'embargo decretato dall'OPEC nell'ottobre 1973 fermò le auto private negli Stati Uniti e nei Paesi alleati in Europa, Italia compresa, dove presero il via le ''Domeniche a piedi''. Ci si chiede nelle famiglie: torneremo a quella situazione? Quello è stato il momento più critico nella storia della motorizzazione nel nostro Paese. E fu, nell'ottobre 1973, la guerra arabo-israeliana dello Yom Kippur (6-25 ottobre) che portò all'embargo decretato dall'OPEC. Ora tocca alla guerra russo-ucraina e il passato si riaffaccia prepotentemente nelle esistenze quotidiane di tutti noi. Non ancora le domeniche a piedi'l dei tempi del governo Rumor ma c’è chi vede lo spettro dell'abbassamento a 120 km/h della velocità consentita in autostrada. Ma davvero? Speriamo di no.

La reazione alla crisi dei carburanti può portare ad una progressiva disaffezione degli italiani nei confronti delle quattro ruote, determinando una situazione di crisi del mercato automobilistico. Il ‘73 fu uno spartiacque che oggi fa paura. Da 1,449 milioni di immatricolazioni (in linea con il 1971 e il 1972 e, incredibilmente, sopra al totale mercato del 2012) si scese a 1,281 milioni nel 1974 e a 1,051 nel 1975. Ormai trovare un distributore sotto l’euro e otto è una sorta di miraggio. E la differenza fra le pompe bianche e le «sette sorelle» si affievolisce. “Sembra che sia in corso, da parte dei clienti, una sorta di accaparramento del prodotto – riflette Moreno Parin, presidente del gruppo Gestori Carburanti Cs Tv -. Si comportano in modo diverso, fanno più spesso il pieno e talvolta arrivano di notte con le taniche per fare il rifornimento. Sembra che facciano incetta. Che temano la penuria di carburante nei prossimi tempi. E non arrivano con la tanica omologata da 5 litri, quella che serve per esempio per la macchina tagliaerba, no. Arrivano con quella, o quelle, da venti litri».

C’è il ritorno della tanica, appunto. Le portano a casa, le tengono di scorta molti romani. Questo crea anche problemi di sicurezza. Bene primario, la benzina diventa oggetto del desiderio: serve per andare al lavoro, a fare la spesa, per le commissioni, per le piccole e grandi attività personali e familiari. C’è uno sconvolgimento personale e collettivo di tutto questo. Ci sono i medici che devono correre per le emergenze e cercano di non prendere più la propria auto. I rappresentanti di commercio temono: “Le nostre aziende ci manderanno in giro molto meno causa prezzi alti della benzina e il nostro lavoro è a rischio”. Ci si organizza tra mamme per portare i figli a scuola a turno e a gruppi perché meglio fare economia e non farsi dissanguare dai prezzo della guerra. E chi col motorino va dal benzinaio sacramenta: “Prima con 5 euro riempivo mezzo serbatoio, ora con questa somma neppure si muove la lancetta della benza”. La benza: tipico soprannome anni ‘70. Il cui revival, quando si tratta dei pantaloni a zampa d’elegante piace a tutti ma quando significa far piangere il serbatoio della Vespa e doverla magari lasciare attaccata al palo diventa un ritorno al futuro che vi prego no e mai e poi mai.

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