Alitalia, chiusa l'inchiesta per bancarotta: 21 indagati a Civitavecchia

Alitalia, chiusa l'inchiesta per bancarotta: 21 indagati a Civitavecchia
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Mercoledì 12 Febbraio 2020, 14:30 - Ultimo aggiornamento: 18:57
Avrebbero fatto galleggiare e rimanere in vita Alitalia grazie a delle false plusvalenze, facendo apparire il bilancio ben più ricco di quello che era in realtà. E avrebbero consentito che la situazione si aggravasse sempre di più permettendo ad Ethiad di spolpare Alitalia, obbligandola a sobbarcarsi rotte improduttive che hanno invece favorito le società della compagnia degli Emirati Arabi. 

La procura di Civitavecchia chiude l'indagine sul crack della compagnia di bandiera contestando, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza, falso in atto pubblico a 21 indagati eccellenti: vertici, componenti del cda, commissari e consulenti che nel corso di quasi tre anni, dal 2014 al febbraio del 2017, si sono alternati alla guida della società. A rischiare il processo, gli ex ad Silvano Cassano, Luca Cordero di Montezemolo e Mark Kramer Ball, l'ad di Ethiad James Hogan e diversi dirigenti e componenti del cda e del collegio sindacale. Ma anche soggetti di cui finora non si sapeva fossero indagati: tra gli altri, l'ad di Unicredit Jean Pierre Mustier e il vice presidente di Confindustria Antonella Mansi - in qualità di
membri del cda - ed Enrico Laghi, l'ex Commissario appena nominato liquidatore di Air Italy che risponde sia in qualità di consulente nonché in quella di amministratore di Midco, la società che deteneva il 51% del capitale di Alitalia Sai. Indagata in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, anche la stessa Alitalia. 

Secondo i magistrati e gli investigatori del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, i tre, assieme ad altri 16 indagati, sarebbero responsabili della bancarotta di Alitalia poiché «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso» avrebbero commesso tutta una serie di falsi nell'approvazione del bilancio. «In tal modo - si legge nell'avviso di chiusura indagine - fornendo indicazione di dati di segno positivo difformi dal vero e consentendo il progressivo aumento dell'esposizione debitoria, cagionavano o comunque concorrevano a cagionare il dissesto della società, anche aggravandolo».

Dall'avviso risulta che, per far sopravvivere la compagnia, nell'esercizio 2015 sono state registrate a bilancio false plusvalenze per 136 milioni e 700mila euro, per attestare le perdite a 199 milioni anziché a 335 milioni, facendo così «falsamente rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018». Nell'esercizio 2016, invece, le false plusvalenze ammontano a 83 milioni. Mustier, Laghi e Mansi sono anche accusati in concorso con altri di aver ostacolato la vigilanza da parte dell'Enac, esponendo «fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica patrimoniale o finanziaria della società» e «occultando con mezzi fraudolenti fatti che avrebbero dovuto comunicare». Laghi, infine, è anche indagato per falso in atto pubblico poiché accettando l'incarico di commissario straordinario ha «dichiarato falsamente» al Mise di non aver collaborato con Alitalia nonostante avesse «emesso parere su incarico della citata società» a settembre del 2015.

Ma nella voragine dei conti Alitalia, secondo i magistrati, non c'era solo questo. I tre Ad Cassano, Montezemolo e Cramer Ball, assieme al Cfo Duncan Naysmith, avrebbero infatti «distratto e dissipato» altri 600mila euro: 133mila circa per pagare i catering organizzati in occasioni delle riunioni del Cda, quasi 6mila per cene di gala e 458mila per eventi aziendali. Spese che sono state sostenute inizialmente da Ethiad ma che poi sono state «indebitamente riaddebitate» ad Alitalia.
 
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