Materie prime, l'altra frontiera della Ue: nuovi partner e norme per il riciclo. Francia e Germania già chiedono fondi

Materie prime, l'altra frontiera della Ue: nuovi partner e norme per il riciclo. Francia e Germania già chiedono fondi
di Gabriele Rosana
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Mercoledì 5 Ottobre 2022, 14:37 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 15:05

BRUXELLES «Nell’economia europea, a breve il litio e le terre rare saranno più importanti del petrolio e del gas.

È un segnale positivo: che si parli di semiconduttori per la realtà virtuale o di celle fotovoltaiche, queste sono le materie prime che alimentano la duplice transizione verde e digitale. Entro il 2030 la nostra domanda sarà quintuplicata. Il problema, però, è che attualmente un solo Paese (la Cina, ndr) detiene quasi la totalità del mercato e noi dobbiamo evitare di ritrovarci nuovamente in una situazione di dipendenza, come è avvenuto con le energie fossili». La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha delineato così, durante l’annuale discorso programmatico sullo stato dell’Unione di metà settembre, le priorità per l’agenda industriale dell’esecutivo di Bruxelles nei prossimi mesi. Dopo l’Alleanza per le batterie, lanciata cinque anni fa, e il Chips Act, su cui si è messo in moto il treno legislativo Ue nei mesi scorsi, adesso l’Europa vuole dotarsi di una strategia coerente sulle materie prime critiche. Passa da nuovi partenariati globali al ruolo chiave dell’economia circolare, e si accompagna a un Fondo per la sovranità del Vecchio continente «per far sì che il futuro del nostro ecosistema industriale venga scritto in Europa».

L'INDUSTRIA

Dalle auto elettriche agli equipaggiamenti per la difesa, dai display degli smartphone alle tessere sanitarie, la disperata ricerca dei chip e dei suoi microcomponenti riguarda proprio tutti, e a ogni livello. Non ne fa mistero il commissario Ue all’Industria Thierry Breton: «La fornitura di materie prime è diventata un vero e proprio strumento geopolitico.

Pechino ha quasi un monopolio sulle terre rare, con i prezzi che sono aumentati del 50-90% solo nell'ultimo anno». E dipendere da un solo fornitore è rischioso: «Lo abbiamo visto nel 2010, quando la Cina ha completamente tagliato fuori il Giappone dal suo export per fare pressione su Tokyo affinché rilasciasse il capitano di un peschereccio cinese detenuto».

L'AUTONOMIA

La prima tappa nella lunga maratona per mettere l’Ue al riparo dalle dipendenze strategiche dal gigante asiatico (che oggi controlla la trasformazione di quasi il 90% delle terre rare e del 60% del litio) passa dalla politica commerciale, e ripropone sulle materie prime critiche il ragionamento che, in fretta e furia e per far fronte all’emergenza, quest’anno Bruxelles ha sperimentato sul gas: rendersi autonomi dai "fornitori inaffidabili" per costruire una nuova rete di alleanze globali, il più possibile improntate al rispetto dei principi di sostenibilità ambientale cui si ispira l’Ue, come ha già fatto ad esempio con il Canada. Per questa ragione von der Leyen guarda agli accordi con partner chiave come Cile, Messico e Nuova Zelanda, e ai negoziati con Australia e India, per tutelare la catena del valore Ue. Ma la diversificazione degli approvvigionamenti rischia di non bastare. Se l’Europa non è in grado di estrarre minerali strategici sul proprio territorio, «può tuttavia affidarsi all’economia circolare, riciclando e riutilizzando i componenti già presenti negli apparecchi elettrici, affidandosi al cosiddetto “urban mining”», come fa notare André Wolf, analista del Cep, il Centro per le politiche europee. Ad oggi i governi dei Ventisette hanno regole diverse sullo smaltimento e il reimpiego dei rifiuti da cui potrebbero essere recuperate le materie prime strategiche, e l’obiettivo di Bruxelles è proprio quello - con il provvedimento legislativo che proporrà nei propri mesi - di armonizzare le norme esistenti promuovendo «un efficiente mercato delle materie prime secondarie». Francia e Germania non hanno perso tempo per recapitare a Bruxelles la loro lista dei desideri, che include imponenti sussidi pubblici per finanziare maxi-investimenti industriali su scala europea, come accade già con i chip e l’idrogeno: «Sulle materie prime ci servono misure europee forti - hanno scritto Parigi e Berlino in un documento congiunto -. Per questo dobbiamo definire progetti strategici lungo tutta la filiera, dall’estrazione alla lavorazione, fino al riciclo, lavorare con i nostri partner internazionali e prestare particolare attenzione alle azioni improntate all’economia circolare». 

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