Energia pulita, fonti alternative a intermittenza: gli Usa chiedono più petrolio

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di Flavio Pompetti
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Mercoledì 8 Settembre 2021, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 10 Settembre, 15:53

Si fa presto a dire: elettrico, energie alternative e rinnovabili, e biocombustibili. Un po’ più difficile è arrivarci, realizzare una transizione che gran parte della popolazione mondiale ritiene ormai inevitabile e vitale, ma che nel percorso pratico si rivela molto difficile da realizzare sulla base delle tecnologie esistenti. Quindici anni fa pensavamo che sarebbero stati i costi a facilitare la transizione. L’esaurimento delle riserve di petrolio, si diceva, porterà il prezzo dei carburanti a competere con quello delle fonti alternative. Il costo del greggio è invece sceso e le riserve sono lievitate con l’arrivo della idrofratturazione. Ci aspettavamo passi da sfondamento epocale sul fronte delle rinnovabili, invece il progresso di maggior peso è venuto dai fossili. In quanto al resto, la produzione di elettricità dall’idrogeno usa ancora troppa energia elettrica.

IL RISVOLTO

Il solare, l’eolico e l’acqua promettono enormi vantaggi, ma sono gravati dall’intermittenza della produzione. Le conseguenze sono davanti ai nostri occhi: il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, l’alfiere della transizione che in campagna elettorale aveva promesso l’avvento della green economy, il mese scorso ha chiesto all’Opec di aumentare la produzione di petrolio per calmierare una relativamente piccola impennata del costo di un barile di greggio alla Borsa mercantile. In Europa Angela Merkel, una delle prime promotrici dell’accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, sta puntando gli ultimi sforzi di una leadership durata 16 anni sulla conclusione dell’accordo con la Russia per il Nord Stream2, la tubatura che raddoppierà la fornitura di gas che scorre tra i due Paesi sotto le acque del Baltico (proprio di alcuni giorni fa la saldatura dell’ultimo tubo). Un accordo spinoso per la Germania, perché oltre a complicare i rapporti diplomatici con gli Usa e la Nato, sembra contraddire l’impegno preso dal Paese di bruciare i tempi di cinque anni rispetto al resto dell’Europa, e raggiungere il livello di emissioni zero entro il 2045. Nel resto della Ue si discute la possibilità di incrementare l’utilizzo degli impianti nucleari, sia pure in scala ridotta, e a supporto delle centrali elettriche alimentate da energia alternativa.

LA TABELLA DI MARCIA

Al momento il 64,2% dell’energia prodotta al mondo viene dai fossili; il 15,8% dalle centrali idroelettriche, il 10,1% dal nucleare, il 9,3% dalle rinnovabili. Bisogna spostare l’ago della bilancia, perché al ritmo attuale continuiamo a pompare CO2 nell’atmosfera come in un pallone: arriverà su questa strada il punto del non ritorno, o in senso figurato dello scoppio. Applicare la tabella di marcia che ci siamo prefissi a Parigi ha però un costo altissimo, per i governi che devono provvedere alle infrastrutture, e anche per i consumatori che si trovano già ad affrontare costi aggiuntivi fin dai primi gradini della transizione. Un costo ancora più grande è quello politico, e i politici in gran parte del mondo stanno dimostrando di non essere disposti a pagarlo, abituati come sono ai tempi brevi della verifica elettorale. La questione che però vale la pena di riproporre quando si fanno questi calcoli va riferita all’esempio del pallone, come ricorda Samantha Gross, direttrice della Energy security initiative della Brookings Institution di Washington: quanto ci costerà avvicinarci allo scoppio, e che costo avrebbe vedere le pareti del pallone disintegrarsi? Risparmiare oggi potrebbe voler dire spendere molto di più domani, e non solo in termini monetari. La scienziata chiede che si affrontino questi interrogativi senza pregiudizi ideologici, e senza una scaletta imperativa da seguire. Propone per l’immediato un approccio misto, con una spinta all’acceleratore della transizione per i consumi privati e una maggiore tolleranza per la produzione industriale, le cui emissioni di CO2 potrebbero essere assistite dalla promettente tecnologia della cattura e dello stoccaggio.

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