Dalla cucina di Merate al boom in Borsa, la corsa di Technoprobe: il colosso tecno vale 4 miliardi

Dalla cucina di Merate al boom in Borsa, la corsa di Technoprobe: il colosso tecno vale 4 miliardi
di Rosario Dimito
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Mercoledì 2 Marzo 2022, 16:05 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 09:00

Da una modesta cucina di Merate alla quotazione miliardaria in Piazza Affari.

È la storia di Technoprobe, un gruppo con oltre 2.200 dipendenti distribuiti in 11 paesi e fondato nel 1996 da Giuseppe Crippa, con sede a Cernusco Lombardone, 4mila abitanti in provincia di Lecco che sotto il Ducato di Milano fu dominata dalle famiglie Cernuschi, Panigarola e infine Brivio. È attiva nella progettazione e distribuzione di “probe cards”, cioè schede-sonda posate sui chip per essere testati. Technoprobe è sbarcata il 15 febbraio sull’Euronext Growth, la piattaforma di negoziazione di imprese competitive facendo subito boom: balzo del 12% al debutto, seguito da un 14% il giorno dopo, con una valutazione di 3,5 miliardi che ora si è stabilizzata attorno a 4 miliardi. «È una realtà tecnologica importante, in Italia non abbiamo solo eccellenze nel design e nel lusso, questa è una eccellenza tecnologica», spiega Francesco Spila, head of equity capital market di Mediobanca che con Imi ha gestito il collocamento sul mercato attraverso un’Opvs sul 20% del capitale, per un valore di 713 milioni, di cui 140 milioni rivenienti da aumento di capitale e 570 milioni dalla vendita di azioni da parte dei soci. La società è controllata da T-Plus, finanziaria della famiglia Crippa, motore della crescita condotta dal fondatore e dai figli Cristiano e Roberto.

POCHI MA BUONI

 Oggi il gruppo vanta ricavi per 390 milioni, con un Ebitda di 175 milioni (45% di marginalità) e per il 2022 stima 460 milioni di giro d’affari e 210 milioni di margine. La caratteristica principale è che l’intera attività è destinata all’estero: i mercati di riferimento sono Taiwan, Stati Uniti e resto del mondo, con un numero ridottissimo di clienti (una ventina in tutto), come Intel, Stm, Tsmc. Technoprobe nasce nella testa del fondatore intorno agli anni 60’ quando Crippa, classe 1935, attuale presidente onorario, lavora alla Sgs di Agrate, in Brianza, che decide di mandarlo in missione negli Stati Uniti. «L’azienda mi ha dato all’epoca un’importante prova di fiducia - racconta a MoltoEconomia - La missione era di apprendere il processo di realizzazione dei transistor al silicio che erano i primi prodotti al mondo. All’inizio non è stato facile, molte porte chiuse e nessuno mi mostrava nulla, temendo probabilmente che io volessi rubare certe competenze».

A Crippa basta poco per carpire tutto ciò che serve e dopo un anno lascia l’America, dove si era trasferito con la neosposa Mariarosa Lavelli, e torna in Italia nel 1963. I vertici di Sgs, apprezzando l’esperienza da lui maturata Oltreoceano, gli affidano ruoli direttivi sempre più apicali, fino a diventare responsabile della qualità su scala mondiale. Poi arriva la pensione. Ma invece di godersi il meritato riposo, nel 1989 Crippa accarezza l’idea di una nuova avventura. Al suo fianco ci sono la moglie e il figlio Cristiano: insieme avviano una piccola attività per la produzione di sonde destinate al mercato delle probe cards. Prima nella cucina della casa di Merate, poi nel garage, quindi nella mansarda. Ma gli spazi non bastano, l’attività cresce e di lì a poco viene aperta una sede esterna per mettere a frutto le conoscenze nell’ambito della litografia e dell’elettronica acquisite durante l’arco di una vita e forte dell’esperienza maturata in America. Così è nata, trent’anni dopo, Technoprobe, prima azienda di probe cards in Italia e seconda nel mondo. La società si forma e si sviluppa in famiglia. A guidarla, tutt’oggi, l’amministratore delegato Stefano Felici, nipote di Giuseppe e cugino di Cristiano (presidente) e Roberto (general manager) che racconta: «Per avviare il laboratorio, mio padre ha usato quasi tutti i soldi della liquidazione. Ha cominciato con la realizzazione di schede elettroniche che vendeva all’unico cliente presente in Italia. Poi l’azienda è rimasta in una fase embrionale fino al 2012, anno in cui abbiamo lanciato dei nuovi prodotti basati su tecnologia proprietaria che hanno riscontrato un successo incredibile - spiega il manager - Tanto che tutti i principali produttori di semiconduttori al mondo oggi sono nostri clienti. Per alcuni di loro operiamo addirittura in esclusiva». La crescita è diventata subito inarrestabile ed è proseguita fino ai giorni nostri: più 60% nel 2020 e più 20% nel 2021.

LO SHOPPING

 «Noi siamo un fornitore di un prodotto che serve per testare i microchip, e qualunque chip di qualunque applicazione va testato. Più il chip è complesso più il test è complesso. Senza questi test, i nostri clienti non possono sapere se il loro prodotto funziona. Siamo di fatto una sorta di monopolio. In Italia facciamo il 2% del fatturato globale, il 98% è tutto estero». Nonostante ciò, l’azienda intende puntare molto sull’Italia. Spiega Felici: «I circa 700 milioni raccolti in Borsa serviranno per acquisire nuove tecnologie da poter integrare nei nostri processi produttivi. A breve – aggiunge – apriremo un nuovo stabilimento ad Osnago, mentre da poco abbiamo inaugurato quello ad Agrate». Technoprobe ha già messo gli occhi su qualche realtà che risponda alle sue esigenze di sviluppo tecnologico? Sul punto il riserbo è massimo. Anche se non è difficile intuire che la ricerca si è già estesa all’estero. L’obiettivo? Sviluppare probe cards di nuova generazione per soddisfare una clientela che mai avrebbe pensato di dover dipendere da un minuscolo aggeggio nato tra un fornello e il frigorifero in una cucina del profondo Nord lombardo. 

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