Il Reddito frodato ora è davvero senza ritorno

Il Reddito frodato ora è davvero senza ritorno
di Mario Baroni
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Mercoledì 5 Ottobre 2022, 12:40 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 06:00

Prima di diventare un “caso” politico, è una questione amministrativa. Il fatto: con una decisione alquanto insolita, l’Inps ha stabilito di non costituirsi parte civile nei processi per le indebite erogazioni del Reddito di cittadinanza, se non nei casi giudicati di «oggettiva rilevanza quantitativa o mediatica»: così si legge nella circolare diffusa pochi giorni fa dalla coordinatrice dell’Avvocatura dell’Istituto, Mirella Mogavero. Insomma, una raccomandazione alla discrezionalità. In che cosa consista l’oggettiva rilevanza «quantitativa o mediatica» non è dato sapersi, visto che la circolare non ne fa menzione. C’è una soglia di recupero che giustifica la costituzione di parte civile? E qual è? Come e quando è stata individuata? E qual è la soglia della «rilevanza mediatica»? C’è un rischio televisivo, online o cartaceo che viene misurato in audience e in rischio reputazionale? Da una Pubblica Amministrazione – anzi, dall’Amministrazione Pubblica più grande del Paese – è lecito attendersi qualcosa di più oggettivo, formale, definito. L’amministrazione del denaro pubblico dovrebbe rendere uguali tutti, sia chi deve erogarlo sia chi deve dimostrare di aver diritto a percepirlo. Su quale soglia «quantitativa o mediatica» viene misurato il danno erariale da parte della Corte dei Conti?

PREMIO AI CRIMINALI

D’altronde, la gran parte delle truffe che riguardano l’indebita erogazione del Reddito di cittadinanza sarebbero da imputare direttamente agli uffici della Pubblica Amministrazione.

I mancati incroci con il ministero della Giustizia non hanno evitato che il provvedimento premiasse criminali, singoli od organizzati. La mancata consultazione degli archivi della Motorizzazione civile non ha impedito che il Reddito di cittadinanza venisse erogato a soggetti proprietari di macchine di lusso. E i mancati controlli preventivi – volutamente evitati - hanno finito per favorire, come sempre, i più scaltri a danno dei più onesti e poveri davvero. Poco male che si sia innescato uno stillicidio di indagini e di denunce, che stanno arrivando alla fase processuale. Anche l’avvocato Mogavero, nella sua nota interna all’Inps, ammette che si tratta di «processi penali sempre più numerosi». Processi che vengono dopo numerose indagini di polizia giudiziaria, che producono uno stillicidio di denunce per piccole o grandi truffe. Si passa dai cento boss della ‘ndrangheta che avevano incassato mezzo miliardo di sussidi, ai dati della Campania dove oltre il 30% dei controlli ha evidenziato un’erogazione indebita. Anche il ministro Orlando ha dovuto ammettere che «nei primi cinque mesi dell’anno, le revoche hanno riguardato 29mila nuclei e le decadenze sono state 178mila. Questi ultimi dati certamente riconducibili all’efficacia del nuovo sistema di verifica ex ante dei requisiti dei richiedenti». Peccato che le verifiche ex ante nei primi due anni di erogazione del Reddito di cittadinanza non ci siano state, con buona pace degli organi di controllo che non hanno notato la corsia protetta nella quale procedeva l’erogazione di quei 23 miliardi di euro che sono stati assegnati senza controllo. Non c’è dubbio che l’Inps a trazione Cinquestelle abbia fatto del Reddito di cittadinanza un punto di non ritorno. Del resto, il presidente dell’Istituto, Pasquale Tridico, ha sempre rivendicato la paternità dell’idea, difendendone la realizzazione a prescindere dai doveri di controllo in capo a un’amministrazione pubblica. Nè il direttore generale Vincenzo Caridi, anch’egli di nomina Cinquestelle, si è mai sbracciato per tentare di avviare procedure di controllo più efficaci. E qui il caso amministrativo può (o probabilmente dovrà) diventare politico. Ma questa è tutta un’altra storia.

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