Piazza Affari diventa gioco e Clementoni ci insegna come si lancia una start-up

Piazza Affari diventa gioco e Clementoni ci insegna come si lancia una start-up
di Alessandra Camilletti
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Mercoledì 4 Maggio 2022, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 16:36

Bio architetto, food innovator, storyteller, crypto developer, waste manager.

O magari astronauta, perché no. Ma con quali prospettive? Gettoni skill e via a provare. Già, perché diventare specialisti delle professioni del futuro e far decollare una start-up fino a portarla in Borsa è diventato un gioco (da tavolo) alla portata di tutti e dai 12 ai 99 anni si può scegliere il percorso da intraprendere. Lo stesso vale per la programmazione: dal cellulare al computer, dall’aspirapolvere allo spazzolino elettrico, tutti gli strumenti della nostra quotidianità hanno alla base una sequenza di comandi. E allora un robottino accompagna i più piccoli nell’apprendimento del coding.

L’EVOLUZIONE

 Il giocattolo evolve e resta per bambini, certo. Ma non solo. Lo dicono i dati. Sotto pandemia, nel biennio 2021/2019 (riclassificazione interna dati Panel E-pos NPD), il mercato dei giochi da tavolo è cresciuto del 27 per cento e il mondo dei puzzle del 17, guidato dal consumo da parte dei giovani, che hanno determinato una crescita del segmento puzzle adulti del 45 per cento. «Oggi il mercato sta prendendo per l’ennesima volta una piega nuova: da una parte il calo della natalità, dall’altra però la riscoperta del gioco da parte dei giovane adulti», spiega Enrico Santarelli, chief marketing officer e direttore commerciale Italia di Clementoni. Azienda produttrice di giocattoli, fondata da Matilde e Mario Clementoni (sessant’anni di storia nel 2023), che firma proprio St@rt con l’imprenditore Marco Montemagno e Doc, evoluzione di quel Sapientino (e della filosofia dell’imparare giocando) che proprio in questo 2022 compie 55 anni. «Durante la pandemia, famiglie, giovani adulti e ragazzini si sono riscoperti appassionati di gioco vedendolo come veicolo di socialità familiare. Mario Clementoni lo diceva sempre, “Mai smettere di giocare specie quando si diventa grandi”. Dovremmo imparare tutti a prenderci un po’ meno sul serio. Il gioco come attività e veicolo di socialità è una delle grandi conquiste degli ultimi due anni. La vera forza di Clementoni è stata rendersi sempre attuale e questo ci ha portato anche a fare alcuni esperimenti», aggiunge Santarelli. Il giocattolo al passo con i tempi, con l’era 4.0. Come si fa? «Interpretiamo il digitale come tecnologia a disposizione per veicolare i nostri contenuti, al pari di giochi realizzati in carta e cartone. E auspichiamo una generazione futura che sappia ben bilanciare analogico e digitale, uso consapevole dei social e del mondo digitale». Allora l’ulteriore evoluzione. «Siamo uno dei partner più importanti di Netflix al mondo, abbiamo brand come la Nasa.

Con Montemagno è nata l’idea di aiutare le famiglie a ragionare sulle professioni del futuro. C’è chi parla di nuova normalità, ma penso piuttosto che da una trasformazione si passerà a un’altra: con St@rt le persone possono familiarizzare con una storia tutta da scrivere. Come un nuovo inizio».

I NUMERI

Fatturato di 210 milioni di euro (aprile 2021-marzo 2022), il 68 per cento dall’export in 83 Paesi, 28 milioni di giochi venduti ogni anno, sette linee di prodotto, sede centrale nelle Marche, frazione Fontenoce di Recanati – la terra di Leopardi di poco più di ventimila abitanti – e nove filiali commerciali tra Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Portogallo, Belgio, Olanda, Turchia e Polonia, una filiale operativa a Hong Kong. Esempio di reshoring dall’Asia all’Italia. Anzi, di shoring, sottolinea Enrico Santarelli: «Una scelta anche più coraggiosa, perché si è deciso non di riportare in Italia produzioni prima trasferite all’estero ma di realizzare in Italia produzioni nate all’estero». Una scelta legata al territorio. «Clementoni ha 610 dipendenti, tutti a Recanati eccetto i settanta delle filiali europee e di quella di Hong Kong. Portare in Italia tutta la produzione, dal concept allo scaffale, significa aver dato lavoro sul territorio anche all’indotto».

A Recanati pure il team ricerca e sviluppo. «Sono i nostri professionisti del giocattolo, una settantina, che vengono formati qui – spiega Santarelli – Ragazzi dalle provenienze più disparate perché fare giocattoli è mestiere atipico. Chimici, ingegneri, economisti, umanisti, con tre caratteristiche: ambizione, creatività e passione per il bambino». Una storia di famiglia: «I quattro figli di Matilde e Mario sono tutti in azienda, Patrizia presidente e Giovanni ad. E stanno dando continuità, con la terza generazione, i nipoti». Aggiunge, il manager: «Siamo un’azienda fieramente italiana ma proiettata all’estero. L’Italia è il nostro mercato principale per fatturato (considerati i Paesi singolarmente, ndr), dal 2021 qui siamo il quarto player per quota di mercato. Se guardiamo al panorama europeo, siamo cresciuti in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Polonia e nei Paesi Bassi: abbiamo un posizionamento strategico molto definito, che stiamo disegnando anche fuori Europa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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